«Generale...» tentò di dire Franken.
«Forse voi non ritenete che questi due funzionari debbano rientrare nell’amnistia. Ma indubbiamente non si possono considerare come criminali di guerra.»
«Ma non vedo...» disse Franken.
«È vostra intenzione portare questi due casi davanti a un tribunale?» C’era nella voce del generale un’ombra di minaccia.
«No, generale» disse Franken. «No di certo.»
«Molto bene. I due funzionari sono presenti?»
«Sì.» disse Franken con un sospiro, facendo segno a Janas e a Emmett di passare dall’altra parte del tavolo, per poter vedere sullo schermo a 3D la faccia del generale e per essere visti a loro volta.
«Buongiorno, signori» disse il generale. «Siete disposti a accettare l’incarico?»
«Molto volentieri, signore» rispose, per entrambi, Janas, fissando il generale, che gli ricordava il Mosè di Michelangelo.
«Vorreste venire a Ginevra, appena possibile?» chiese il generale Kantralas.
Mentre Franken balbettava la risposta affermativa per i due, e Milton Anchor li guardava furente, Janas scambiò con Emmett un’occhiata interrogativa. Poi entrambi annuirono. Non sapevano esattamente ciò che Kantralas conosceva sul loro conto; comunque ciò che sapeva era sufficiente. E gliene erano grati.
Mentre Franken terminava la conversazione, Janas si voltò a guardare oltre la finestra il cielo che si oscurava, il cielo dove, una per una, cominciavano a brillare le stelle, retaggio e avvenire dell’uomo.
Gli ultimi sussulti convulsi della vecchia civiltà, pensò Janas, non erano ancora finiti, e forse non sarebbero finiti per tutta la durata della sua vita. E lui non sarebbe vissuto tanto da assistere alle doglie del nuovo tempo che stava per venire alla luce.
Lassù, in quella cupola di stelle, l’umanità e la sua civiltà strana, a volte paradossale, avrebbero continuato il loro cammino. Verso che cosa?