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e spingerci a Maclodio. Voi, Torello,

e voi, Pergola, a cui sì dubbia sembra

questa giornata, io pongo in vostra mano

l’assicurarla: voi, discosti alquanto,

il retroguardo avrete. O la fortuna,                                  205

pur come suol, seconda i valorosi,

e rompiamo il nemico; e voi piombate

sopra i dispersi. Ma s’ei dura incontro

l’impeto nostro, e ci vedete entrati

donde uscir soli non possiam; venite                               210

a noi, reggete i periglianti amici;

ché, per cosa che avvenga, io vi prometto,

retrocedere a voi non ci vedrete.

FORTEBRACCIO

Non ci vedrete, no.

SFORZA

Siatene certi.

FORTEBRACCIO

Sia lode al ciel, combatteremo alfine:                              215

mai non accadde a capitan, ch’io sappia,

per fare il suo mestier contender tanto.

PERGOLA

O Carmagnola, tu pensasti che oggi

il giovenil corruccio alla prudenza

prevarrebbe dei vecchi; e ti apponesti.                            220

FORTEBRACCIO

Sì, la prudenza è la virtù dei vecchi:

ella cresce con gli anni, e tanto cresce

che alfin diventa...

PERGOLA

Ebben, dite.

FORTEBRACCIO

Paura;

poi che volete ad ogni modo udirlo.

MALATESTI

Fortebraccio!

PERGOLA

L’hai detto. Ad un soldato                      225

che già più volte avea pugnato e vinto

prima che tu vedessi una bandiera,

oggi tu il primo hai detto...

MALATESTI

Da quel lato,

presso Maclodio è posto il Carmagnola.

Quegli fra noi che avere oggi pensasse                            230

altro nemico che costui, sarebbe

un traditor: pensatamente il dico.

PERGOLA

Ritratto il voto che dapprima io diedi;

e il do per la battaglia: ella fia quale

predissi allor; ma non importa. Allora                              235

potea schifarsi; or la domando io primo:

io son per la battaglia.

MALATESTI

Accetto il voto

ma non l’augurio: lo distorni il cielo

sul capo del nemico.

PERGOLA

O Fortebraccio,

tu m’hai offeso.

MALATESTI

Or via...

FORTEBRACCIO

Se così credi,                    240

sia pur così: perché a te spiaccia, o a quale

altro pur sia, non crederai ch’io voglia

una parola ritirar che uscita

dalle labbra mi sia.

MALATESTI

(in atto di partire)

Chi resta fido

a Filippo, mi segua.

PERGOLA

Io vi prometto                               245

che oggi darem battaglia, e che di noi

non mancheravvi alcuno. O Fortebraccio,

non giunger onta ad onta; io ti ripeto,

tu m’hai offeso. Ascolta, io t’offro il modo

che tu mi renda l’onor mio, serbando                              250

intatto il tuo.

FORTEBRACCIO

Che vuoi?

PERGOLA

Dammi il tuo posto.

Ovunque tu combatta, a tutti è noto

che tu volesti la battaglia, ed io,

io devo ad ogni modo essere in luogo

che l’amico e il nemico aperto veda                                255

ch’io non ho... tu m’intendi.

FORTEBRACCIO

Io son contento.

Prendi quel posto; poi che il brami, è tuo.

O forte, or m’odi: ora m’è dolce il dirti

ch’io non t’offesi, no: per la fortuna

del signor nostro tu soverchio temi:                                 260

questo dir volli. Ma il timor che nasce

in cor di quel che ama la vita, e l’ama

più dell’onor, ma che nel cor del prode

muore al primo periglio ch’egli affronta,

e mai più non risorge, o valoroso,                                   265

pensavi tu?...

PERGOLA

Nulla pensai: tu parli

da generoso qual tu sei.

(a Malatesti)

Signore,

voi consentite al cambio?...

MALATESTI

Io ci consento;

e son ben lieto di veder tant’ira

tutta cader sovra il nemico.

TORELLO

(allo Sforza)

Io stava                            270

col Pergola da prima; ingiusto, io spero,

non vi parrà...

SFORZA

V’intendo; e con lui state

alla vanguardia: ultimi e primi, tutti

combatterem; poco m’importa il dove.

MALATESTI

Non più ritardi. Iddio sarà coi prodi.                               275

(partono)

IL CONTE DI CARMAGNOLA

SCENA IV

Campo veneziano. Tenda del Conte.

IL CONTE, un SOLDATO

SOLDATO

Signor, l’oste nemica è in movimento:

la vanguardia è sull’argine, e s’avanza.

IL CONTE

I condottieri dove son?

SOLDATO

Qui tutti

fuor della tenda i principali; e stanno

gli ordin vostri aspettando.

IL CONTE

Entrino tosto.                    280

(parte il Soldato)

IL CONTE DI CARMAGNOLA

SCENA V

IL CONTE

Eccolo il dì ch’io bramai tanto. — Il giorno

ch’ei non mi volle udir, che invan pregai,

che ogni adito era chiuso, e che deriso,

solo, io partiva, e non sapea per dove,

oggi con gioia io lo rammento alfine.                               285

Ti pentirai, dicea, mi rivedrai,

ma condottier de’ tuoi nemici, ingrato!

Io lo dicea; ma allor pareva un sogno,

un sogno della rabbia; ed ora è vero.

Gli sono a fronte: ecco mi balza il core:                           290

io sento il dì della battaglia... E s’io...

No: la vittoria è mia.

IL CONTE DI CARMAGNOLA

SCENA VI

IL CONTE, GONZAGA, ORSINI, TOLENTINO,

altri CONDOTTIERI

IL CONTE

Compagni, udiste

la lieta nova: l’inimico ha fatto

ciò ch’io volea; così voi pur farete.

E il sol che sorge, a ognun di noi, lo giuro,                       295

il più bel dì di nostra vita apporta.

Non è tra voi chi una battaglia aspetti

per farsi un nome, il so; ma questa sera

l’avrem più glorioso; e la parola

che al nostro orecchio sonerà più grata,                          300

omai fia quella di Maclodio. Orsini,

son pronti i tuoi?

ORSINI

Sì.

IL CONTE

Corri all’imboscate

sulla destra dell’argine; raggiungi

quei che vi stanno, e prendine il comando.

E tu a sinistra, o Tolentino. E quindi                                305

non vi movete, che non sia lo scontro

incominciato; quando ei fia, correte

alle spalle al nemico. Udite entrambi.

Se dell’insidie egli s’avvede, e tenta

ritrarsi, appena avrà voltato il dorso,                               310

siategli addosso uniti: io son con voi.

Provochi, o fugga, oggi dev’esser vinto.

ORSINI

E lo sarà.

(parte)

TOLENTINO

T’ubbidirem, vedrai.

(parte)

IL CONTE

(agli altri)

Tu, Gonzaga, al mio fianco. I posti a voi