assegnerò sul campo. Andiam, compagni; 315
si resista al prim’urto: il resto è certo.
CORO
S’ode a destra uno squillo di tromba;
a sinistra risponde uno squillo:
d’ambo i lati calpesto rimbomba
da cavalli e da fanti il terren.
Quinci spunta per l’aria un vessillo; 5
quindi un altro s’avanza spiegato:
ecco appare un drappello schierato;
ecco un altro che incontro gli vien.
Già di mezzo sparito è il terreno;
già le spade rispingon le spade; 10
l’un dell’altro le immerge nel seno;
gronda il sangue; raddoppia il ferir.
— Chi son essi? Alle belle contrade
qual ne venne straniero a far guerra?
Qual è quei che ha giurato la terra 15
dove nacque far salva, o morir?
— D’una terra son tutti: un linguaggio
parlan tutti: fratelli li dice
lo straniero: il comune lignaggio
a ognun d’essi dal volto traspar. 20
Questa terra fu a tutti nudrice,
questa terra di sangue ora intrisa,
che natura dall’altre ha divisa,
e ricinta con l’alpe e col mar.
— Ahi! Qual d’essi il sacrilego brando 25
trasse il primo il fratello a ferire?
Oh terror! Del conflitto esecrando
la cagione esecranda qual è?
— Non la sanno: a dar morte, a morire
qui senz’ira ognun d’essi è venuto; 30
e venduto ad un duce venduto,
con lui pugna, e non chiede il perché.
— Ahi sventura! Ma spose non hanno,
non han madri gli stolti guerrieri?
Perché tutte i lor cari non vanno 35
dall’ignobile campo a strappar?
E i vegliardi che ai casti pensieri
della tomba già schiudon la mente,
ché non tentan la turba furente
con prudenti parole placar? 40
— Come assiso talvolta il villano
sulla porta del cheto abituro,
segna il nembo che scende lontano
sopra i campi che arati ei non ha;
così udresti ciascun che sicuro 45
vede lungi le armate coorti,
raccontar le migliaia de’ morti,
e la pieta dell’arse città.
Là, pendenti dal labbro materno
vedi i figli che imparano intenti 50
a distinguer con nomi di scherno
quei che andranno ad uccidere un dì;
qui le donne alle veglie lucenti
de’ monili far pompa e de’ cinti,
che alle donne diserte de’ vinti 55
il marito o l’amante rapì.
— Ahi sventura! sventura! sventura!
Già la terra è coperta d’uccisi;
tutta è sangue la vasta pianura;
cresce il grido, raddoppia il furor. 60
Ma negli ordini manchi e divisi
mal si regge, già cede una schiera;
già nel volgo che vincer dispera,
della vita rinasce l’amor.
Come il grano lanciato dal pieno 65
ventilabro nell’aria si spande;
tale intorno per l’ampio terreno
si sparpagliano i vinti guerrier.
Ma improvvise terribili bande
ai fuggenti s’affaccian sul calle; 70
ma si senton più presso alle spalle
anelare il temuto destrier.
Cadon trepidi a pié de’ nemici,
gettan l’arme, si danno prigioni:
il clamor delle turbe vittrici 75
copre i lai del tapino che mor.
Un corriero è salito in arcioni;
prende un foglio, il ripone, s’avvia,
sferza, sprona, divora la via;
ogni villa si desta al rumor. 80
Perché tutti sul pesto cammino
dalle case, dai campi accorrete?
Ognun chiede con ansia al vicino,
che gioconda novella recò?
Donde ei venga, infelici, il sapete, 85
e sperate che gioia favelli?
I fratelli hanno ucciso i fratelli:
questa orrenda novella vi do.
Odo intorno festevoli gridi;
s orna il tempio, e risona del canto; 90
già s’innalzan dai cori omicidi
grazie ed inni che abbomina il ciel.
Giù dal cerchio dell’alpi frattanto
lo straniero gli sguardi rivolve;
vede i forti che mordon la polve, 95
e li conta con gioia crudel.
Affrettatevi, empite le schiere,
sospendete i trionfi ed i giochi,
ritornate alle vostre bandiere:
lo straniero discende; egli è qui. 100
Vincitor! Siete deboli e pochi?
Ma per questo a sfidarvi ei discende;
e voglioso a quei campi v’attende
dove il vostro fratello perì.
Tu che angusta a’ tuoi figli parevi, 105
tu che in pace nutrirli non sai,
fatal terra, gli estrani ricevi:
tal giudizio comincia per te.
Un nemico che offeso non hai,
a tue mense insultando s’asside; 110
degli stolti le spoglie divide;
toglie il brando di mano a’ tuoi re.
Stolto anch’esso! Beata fu mai
gente alcuna per sangue ed oltraggio?
Solo al vinto non toccano i guai; 115
torna in pianto dell’empio il gioir.
Ben talor nel superbo viaggio
non l’abbatte l’eterna vendetta;
ma lo segna; ma veglia ed aspetta;
ma lo coglie all’estremo sospir. 120
Tutti fatti a sembianza d’un Solo,
figli tutti d’un solo Riscatto,
in qual ora, in qual parte del suolo,
trascorriamo quest’aura vital,
siam fratelli; siam stretti ad un patto: 125
maledetto colui che l’infrange,
che s’innalza sul fiacco che piange,
che contrista uno spirto immortal!
FINE DELL’ATTO SECONDO
ATTO TERZO
SCENA I
Tenda del Conte.
IL CONTE e IL PRIMO COMMISSARIO
IL CONTE
Siete contenti?
PRIMO COMMISSARIO
Udir l’alto trionfo
della patria; vederlo; essere i primi
a salutarla vincitrice; a lei
darne l’annunzio; assistere alla fuga
de’ suoi nemici; e mentre al nostro orecchio 5
rimbomba il suon della minaccia ancora,
veder la gloria sua fuor del periglio
uscir raggiante e più che mai serena,
come un sol dalle nubi; è gioia questa
forse, o signor, cui la parola arrivi? 10
Voi la vedete: essa vi sia misura
della riconoscenza; e ben ci tarda
di rendervi tai grazie in altro nome