Выбрать главу

le potenze dell’alma sollevarsi                                         195

contro un consiglio... ah fu seguito!... Un solo

pensier non fu; fu della patria mia

l’onor ch’io vedo vilipeso, il grido

de’ nemici e de’ posteri; fu il primo

senso d’orror che un tradimento inspira                          200

all’uom che dee stornarlo, o starne a parte.

E se pietà d’un prode a tanti affetti

pur si mischiò, dovea, poteva io forse

farla tacer? Son reo d’aver creduto

che util puote a Venezia esser soltanto                            205

ciò che l’onora, e che si può salvarla

senza farsi...

MARINO

Non più: se tanto udii

fu perché ai Capi del Consiglio importa

di conoscervi appien. Piacque aspettarvi

ai secondi pensier; veder si volle                                     210

se un più maturo ponderar v’ avea

tratto a più saggio e più civil consiglio.

Or, poiché indarno si sperò, credete

voi che un decreto del Senato io voglia

difender ora innanzi a voi? Si tratta                                 215

la vostra causa qui. Pensate a voi,

non alla patria: ad altre, e forti, e pure

mani è commessa la sua sorte: e nulla

a cor le sta che il suo voler vi piaccia,

ma che s’adempia, e che non sia sofferto                        220

pure il pensier di porvi impedimento.

A questo vegliam noi. Quindi io non voglio

altro da voi che una risposta. Espresso

sovra quest’uomo è del Senato il voto;

compir si dee; voi, che farete intanto?                             225

MARCO

Quale inchiesta, signor!

MARINO

Voi siete a parte

d’un gran disegno; e in vostro cor bramate

che a voto ei vada: non è ver?

MARCO

Che importa

ciò ch’io brami, allo Stato? A prova ormai

sa che dell’opre mie non è misura                                   230

il desiderio, ma il dover.

MARINO

Qual pegno

abbiam da voi che lo farete? In nome

del Tribunale un ve ne chiedo: e questo,

se lo negate, un traditor vi tiene.

Quel che si serba ai traditor, v’è noto.                            235

MARCO

Io... Che si vuol da me?

MARINO

Riconoscete

che patria è questa a cui bastovvi il core

di preferire uno stranier. Sui figli

a stento e tardi essa la mano aggrava;

e a perderne soltanto ella consente                                 240

quei che salvar non puote. Ogni error vostro

è pronta ad obbliar; v’apre ella stessa

la strada al pentimento.

MARCO

Al pentimento!

Ebben, che strada?

MARINO

Il Mussulman disegna

d’assalir Tessalonica: voi siete                                        245

colà mandato. A quale ufizio, quivi

noto vi fia: pronta è la nave; ed oggi

voi partirete.

MARCO

Ubbidirò.

MARINO

Ma un’arra

si vuol di vostra fé: giurar dovete

per quanto è sacro, che in parole o in cenni                     250

nulla per voi traspirerà di quanto

oggi s’è fisso. Il giuramento è questo:

(gli presenta un foglio)

sottoscrivete.

MARCO

(legge)

E che, signor? Non basta?..

MARINO

E per ultimo, udite. Il messo è in via

che porta al Conte il suo richiamo. Ov’egli                      255

pronto ubbidisca, ed in Venezia arrivi,

giustizia troverà... forse clemenza.

Ma se ricusa, se sta in forse, e segno

dà di sospetto; un gran segreto udite,

e tenetelo in voi; l’ordine è dato                                      260

che dalle nostre man vivo ei non esca.

Il traditor che dargli un cenno ardisce,

quei l’uccide, e si perde. Io più non odo

nulla da voi: scrivete; ovvero...

(gli porge il foglio)

MARCO

Io scrivo.

(prende il foglio e lo sottoscrive)

MARINO

Tutto è posto in obblio. La vostra fede                           265

ha fatto il più; vinto ha il dover: l’impresa

compirsi or dee dalla prudenza: e questa

non può mancarvi, sol che in mente abbiate

che ormai due vite in vostra man son poste. (parte)

SCENA II

MARCO

Dunque è deciso!... un vil son io!... fui posto                   270

al cimento; e che feci?... Io prima d’oggi

non conoscea me stesso!... Oh che segreto

oggi ho scoperto! Abbandonar nel laccio

un amico io potea! Vedergli al tergo

l’assassino venir, veder lo stile                                        275

che su lui scende, e non gridar: ti guarda!

Io lo potea; l’ho fatto... io più nol devo

salvar; chiamato ho in testimonio il cielo

d’un’infame viltà... la sua sentenza

ho sottoscritta... ha la mia parte anch’io                          280

nel suo sangue! Oh che feci!... io mi lasciai

dunque atterrir?... La vita?... Ebben, talvolta

senza delitto non si può serbarla:

nol sapeva io? Perché promisi adunque?

Per chi tremai? per me? per me? per questo                   285

disonorato capo?... o per l’amico?

La mia ripulsa accelerava il colpo,

non lo stornava. O Dio, che tutto scerni,

rivelami il mio cor; ch’io veda almeno

in quale abisso son caduto, s’io                                      290

fui più stolto; o codardo, o sventurato.

O Carmagnola, tu verrai!... sì certo

egli verrà... se anche di queste volpi

stesse. in sospetto, ei penserà che Marco

è senator, che anch’io l’invito; e lunge                             295

ogni dubbiezza scaccerà; rimorso

avrà d’averla accolta... Io son che il perdo!

Ma... di clemenza non parlò quel vile?

Sì, la clemenza che il potente accorda

all’uom che ha tratto nell’agguato, a quello                      300

ch’egli medesmo accusa, e che gli preme

di trovar reo. Clemenza all’innocente!

Oh! il vil son io che gli credetti, o volli

credergli; ei la nomò perché comprese

che bastante a corrompermi non era                               305

il rio timor che a goccia a goccia ei fea

scender sull’alma mia: vide che d’uopo

m’era un nobil pretesto; e me lo diede.

Gli astuti! i traditor! Come le parti

distribuite hanno tra lor costoro!                                     310

Uno il sorriso, uno il pugnal, quest’altro

le minacce... e la mia?... voller che fosse

debolezza ed inganno... ed io l’ho presa!

Io li spregiava; e son da men di loro!

Ei non gli sono amici!... Io non doveva                            315

essergli amico: io la cercai; fui preso

dall’alta indole sua, dal suo gran nome.

Perché dapprima non pensai che incarco

è l’amistà d’un uom che agli altri è sopra?

Perché allor correr solo io nol lasciai                               320

la sua splendida via, s’io non potea

seguire i passi suoi? La man gli stesi;

il cortese la strinse; ed or ch’ei dorme,