Se intera e calda e risoluta guerra
far disponete, ah! siete a tempo: è questa
la miglior scelta ancora. Ei vi abbandona
Bergamo e Brescia; e non son vostre? L’armi
le han fatte vostre: ei non può tanto offrirvi 15
quanto sperar di torgli v’è concesso.
Ma, da un guerrier che vi giurò sua fede
voi non volete altro che il ver, se il modo
mutar di questa guerra a voi non piace,
accettate gli accordi.
IL DOGE
Il parlar vostro 20
accenna assai, ma poco spiega: un chiaro
parer vi si domanda.
IL CONTE
Uditel dunque.
Scegliete un duce, e confidate in lui:
tutto ei possa tentar; nulla si tenti
senza di lui: largo poter gli date; 25
stretto conto ei ne renda. Io non vi chiedo
ch’io sia l’eletto: dico sol che molto
sperar non lice da chi tal non sia.
MARINO
Non l’eravate voi quando i prigioni
sciolti voleste, e il furo? Eppur la guerra 30
più risoluta non si fea per questo,
né certa più. Duce e signor nel campo,
forse concesso non l’avreste.
IL CONTE
Avrei
fatto di più: sotto alle mie bandiere
venian quei prodi; e di Filippo il soglio 35
voto or sarebbe, o sederiavi un altro.
IL DOGE
Vasti disegni avete.
IL CONTE
E l’adempirli
sta in voi: se ancor nol son, n’è cagion sola
che la man che il dovea sciolta non era.
MARINO
A noi si disse altra cagion: che il Duca 40
vi commosse a pietà, che l’odio atroce
che già portaste al signor vostro antico,
sovra i presenti il rovesciaste intero.
IL CONTE
Questo vi fu riferto? Ella è sventura
di chi regge gli Stati udir con pace 45
l’impudente menzogna, i turpi sogni
d’un vil di cui non degneria privato
le parole ascoltar.
MARINO
Sventura è vostra
che a tal riferto il vostro oprar s’accordi,
che il rio linguaggio lo confermi, e il vinca. 50
IL CONTE
Il vostro grado io riverisco in voi,
e questi generosi in mezzo a cui
v’ha posto il caso: e mi conforta almeno
che il non mertato onor di che lor piacque
cingere il loro capitan, lo stesso 55
udirvi io qui, mostra ch’essi han di lui
altro pensiero.
IL DOGE
Uno è il pensier di tutti.
IL CONTE
E qual?
IL DOGE
L’udiste.
IL CONTE
È del Consiglio il voto
quello che udii?
IL DOGE
Sì: il crederete al Doge.
IL CONTE
Questo dubbio di me?...
IL DOGE
Già da gran tempo 60
non è più dubbio.
IL CONTE
E m’invitaste a questo?
E taceste finor?
IL DOGE
Sì, per punirvi
del tradimento, e non vi dar pretesti
per consumarlo.
IL CONTE
Io traditor! Comincio
a comprendervi alfin: pur troppo altrui 65
creder non volli. Io traditor! Ma questo
titolo infame infimo a me non giunge:
ei non è mio; chi l’ha mertato il tenga.
Ditemi stolto: il soffrirò, che il merto:
tale è il mio posto qui; ma con null’altro 70
lo cambierei, ch’egli è il più degno ancora.
Io guardo, io torno col pensier sul tempo
che fui vostro soldato: ella è una via
sparsa di fior. Segnate il giorno in cui
vi parvi un traditor! Ditemi un giorno 75
che di grazie e di lodi e di promesse
colmo non sia! Che più? Qui siedo; e quando
io venni a questo che alto onor parea,
quando più forte nel mio cor parlava
fiducia, amor, riconoscenza, e zelo... 80
Fiducia no: pensa a fidarsi forse
quei che invitato tra gli amici arriva?
Io veniva all’inganno! Ebben, ci caddi;
ella è così. Ma via; poiché gettato
è il finto volto del sorriso ormai, 85
sia lode al ciel; siamo in un campo almeno
che anch’io conosco. A voi parlare or tocca;
e difendermi a me: dite, quai sono
i tradimenti miei?
IL DOGE
Gli udrete or ora
dal Collegio segreto.
IL CONTE
Io lo ricuso. 90
Ciò che feci per voi, tutto lo feci
alla luce del sol; renderne conto
tra insidiose tenebre non voglio.
Giudice del guerrier, solo è il guerriero.
Voglio scolparmi a chi m’intenda; voglio 95
che il mondo ascolti le difese, e veda...
IL DOGE
Passato è il tempo di voler.
IL CONTE
Qui dunque
mi si fa forza? Le mie guardie!
(alzando la voce, si move per uscire)
IL DOGE
Sono
lunge di qui. Soldati!
(entrano genti armate)
Eccovi ormai
le vostre guardie.
IL CONTE
Io son tradito!
IL DOGE
Un saggio 100
pensier fu dunque il rimandarle: a torto
non si pensò che, in suo tramar sorpreso,
farsi ribelle un traditor potria.
IL CONTE
Anche un ribelle, sì: come v’aggrada
ormai potete favellar.
IL DOGE
Sia tratto 105
al Collegio segreto.
IL CONTE
Un breve istante
udite in pria. Voi risolveste, il vedo,
la morte mia; ma risolvete insieme
la vostra infamia eterna. Oltre l’antico
confin l’insegna del Leon si spiega 110
su quelle torri, ove all’Europa è noto
ch’io la piantai. Qui tacerassi, è vero;
ma intorno a voi, dove non giunge il muto
terror del vostro impero, ivi librato,
ivi in note indelebili fia scritto 115
il benefizio e la mercé. Pensate
ai vostri annali, all’avvenir. Tra poco
il dì verrà che d’un guerriero ancora
uopo vi sia: chi vorrà farsi il vostro?
Voi provocate la milizia. Or sono 120
in vostra forza, è ver; ma vi sovvenga
ch’io non ci nacqui, che tra gente io nacqui
belligera, concorde: usa gran tempo
a guardar come sua questa qualunque
gloria d’un suo concittadin, non fia 125
che straniera all’oltraggio ella si tenga.
Qui c’è un inganno: a ciò vi trasse un qualche
vostro nemico e mio: voi non credete
ch’io vi tradissi. È tempo ancora.
IL DOGE
È tardi.
Quando il delitto meditaste, e baldo 130
affrontavate chi dovea punirlo,
tempo era allor d’antiveggenza.
IL CONTE
Indegno!
Tu mi rendi a me stesso. Tu credesti
ch’io chiedessi pietà, ch’io ti pregassi:
tu forse osasti di pensar che un prode 135
pe’ giorni suoi tremava. Ah! tu vedrai