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Lansing uscì dal sacco a pelo e andò ad accosciarsi accanto al robot.

— Come sta il nostro uomo? — chiese?

— Ha riposato abbastanza tranquillamente — disse Jurgens. — In queste ultime ore mi è sembrato normale. Prima ha avuto una crisi; tremava. Era inutile chiamare uno di voi, tanto nessuno avrebbe potuto far niente per lui. L’ho tenuto d’occhio e mi sono assicurato che restasse coperto. Alla fine ha smesso di tremare convulsamente e si è assopito. Sa, Lansing, avremmo dovuto portare qualche medicina. Perché nessuno ci ha pensato?

— Abbiamo bende, analgesici e disinfettanti — disse Lansing. — Ma penso che non ci fosse nient’altro di disponibile. Se avessimo altri medicinali, non servirebbero a molto. Nessuno di noi ha la più vaga cognizione medica. Anche se avessimo i rimedi, non sapremmo come usarli.

— Mi è sembrato — disse Jurgens, — che il generale sia stato molto duro con lui.

— Il generale era spaventato — disse Lansing. — Anche lui hai suoi problemi.

— Non capisco quali problemi possa avere.

— Si è assunto la responsabilità di vegliare su di noi. Per uno come lui è naturale. Si preoccupa di tutto quello che facciamo, di ogni passo che muoviamo. Si comporta come una chioccia. Per lui non è facile.

— Lansing, noi possiamo badare a noi stessi.

— Lo so, ma lui non la pensa così. Probabilmente si ritiene responsabile di quanto è successo al reverendo.

— Ma non ha nessuna simpatia per lui.

— Lo so. Nessuno ha simpatia per il reverendo. È molto difficile andar d’accordo con lui.

— È per questo che l’ha accompagnato quando è uscito a passeggiare?

— Non lo so. Forse mi faceva un po’ pena. Mi sembra molto solo. Nessun uomo dovrebbe essere tanto solo.

— È lei quello che si prende cura di tutti noi — disse Jurgens. — Lo fa senza darlo a vedere. Non ha detto a nessuno di me. Non ha riferito quel che le ho confidato. Chi sono e da dove sono venuto.

— Quando Mary te l’ha chiesto, l’hai pregata di scusarti. Ho immaginato che non volessi farlo sapere a nessun altro.

— Ma l’ho detto a lei. Capisce che cosa significa? L’ho detto a lei. Mi sono fidato. Non sapevo perché, ma pensavo che fosse giusto. Volevo che lo sapesse.

— Forse perché ho l’immagine del padre confessore.

— Non si tratta soltanto di questo — disse Jurgens.

Lansing si alzò e andò all’entrata. Fuori, sulla scalinata, si fermò e girò lo sguardo sulla piazza. Era una scena pacifica. Sebbene l’oriente si andasse illuminando, il sole non s’era ancora levato. Nella luce rarefatta dell’alba, gli edifici intorno alla piazza apparivano rosati anziché rossi, come sarebbero diventati dopo il sorgere del sole. Nell’aria c’era un sentore di freddo e chissà dove, tra le rovine, cinguettava un uccello solitario.

Dietro di lui risuonò un passo. Lansing si voltò. Il generale di brigata stava scendendo i gradini.

— Sembra che il reverendo stia un po’ meglio — disse.

— Jurgens mi ha riferito — disse Lansing, — che ha avuto una crisi di tremito, ma poi si è calmato. Ha dormito, durante le ultime ore.

— Rappresenta un problema — disse il generale di brigata.

— E con questo?

— Dobbiamo continuare il nostro lavoro. Dobbiamo esplorare la città. Sono convinto che qui c’è qualcosa che dobbiamo trovare.

— Concediamoci qualche minuto — disse Lansing, — e cerchiamo di ragionare a fondo. Non abbiamo mai cercato veramente di considerare la situazione. Lei è convinto, suppongo, che da qualche parte esista una chiave che ci libererà da questo posto e ci farà ritornare là dove siamo venuti.

— No — disse il generale di brigata. — No, non lo credo affatto. Non credo che potremo mai ritornare là da dove siamo venuti. La strada del ritorno a casa ci è preclusa. Ma deve esserci una strada che conduce in qualche altro posto.

— Allora pensa che siamo qui, che siamo stati portati qui da qualche entità misteriosa per risolvere un rompicapo, per trovare la strada di un luogo dove l’entità vuole che arriviamo, pur pretendendo che lo troviamo da solo. Come i ratti in un labirinto?

Il generale di brigata lo fissò socchiudendo gli occhi. — Lansing, lei si è assunto la parte dell’avvocato del diavolo. Perché?

— Forse perché non so per quale ragione siamo qui, e non so che cosa dobbiamo fare, ammettendo che dobbiamo fare qualcosa.

— Dunque propone che ce ne stiamo in ozio e attendiamo che gli eventi seguano il loro corso?

— No, non è questo che propongo. Credo che dobbiamo trovare una via d’uscita, ma non ho la più vaga idea di quello che dovremmo cercare.

— Non l’ho neppure io — disse il generale di brigata. — Ma dobbiamo cercare comunque. Ecco perché dico che abbiamo un problema. Dovremmo impegnarci tutti nella ricerca, ma non possiamo lasciare solo il reverendo. Qualcuno deve restare con lui: e così le nostre forze si riducono. Perdiamo non una persona sola, ma due.

— Ha ragione — disse Lansing. — Non possiamo lasciar solo il reverendo. Credo che Jurgens sarebbe disposto a restare con lui. Fatica ancora a muoversi.

— No, Jurgens no. Abbiamo bisogno di lui. Ha la testa sulle spalle. Non parla molto, ma è capace di pensare. Ha l’occhio acuto. Nota molte cose.

— D’accordo. Lo porti con sé. Resterò io.

— Neppure lei. Ho bisogno di lei. Crede che Sandra accetterebbe di rimanere? Non è di grande utilità, in pratica. Anche nei momenti migliori, ha la la testa tra le nuvole.

— Può provare a chiederglielo — disse Lansing.

Sandra accettò di restare a vegliare il reverendo, e dopo colazione gli altri si avviarono. Il generale di brigata aveva fatto i piani per la spedizione.

— Lansing, vada con Mary lungo quella strada laggiù e la esplori. Se arriva fino in fondo, prosegua per la strada accanto e torni indietro. Io e Jurgens faremo lo stesso lungo questa via.

— Che cosa dobbiamo cercare? — chiese Mary.

— Qualunque cosa che appaia insolita. Qualunque cosa che attiri l’occhio. O un’intuizione. È utile, dare ascolto alle intuizioni. Vorrei che avessimo il tempo e un numero di persone sufficienti per esplorare casa per casa, ma è impossibile. Dovremo scegliere gli obiettivi.

— Mi sembra un sistema troppo casuale — disse Mary. — Da lei mi sarei aspettata un piano più logico.

Mary e Lansing si avviarono lungo la strada indicata. Spesso era parzialmente ostruita dai blocchi caduti. Non c’era niente di insolito. Le case erano di pietra consunta, e quasi sempre erano indistinguibili l’una dall’altra. Sembravano residenze, sebbene fosse impossibile averne la certezza.

Entrarono ad esplorare alcune case, benché non avessero niente di insolito; lo fecero perché avevano l’impressione che se non le avessero esplorate avrebbero trascurato il loro dovere. Non trovarono nulla. Le stanze erano nude e deprimenti, ammantate dalla polvere che non recava i segni di intrusioni recenti. Lansing cercò di immaginarle abitate da gente gaia e felice che parlava e rideva, ma era impossibile; finì per desistere. La città era morta, le case erano morte, le stanze morte. Erano morte da troppo tempo per ospitare fantasmi. Avevano perso ogni memoria. Non restava più nulla.

— Mi sembri senza speranza — disse Mary, — questa ricerca alla cieca di un fattore sconosciuto. Anche se ci fosse, e niente indica che ci sia, potremmo impiegare anni per trovarlo. Se lo chiedi a me, penso che il generale sia pazzo.

— Forse non lo è — disse Lansing. — È semplicemente un uomo ossessionato da uno scopo pazzesco. Anche quando eravamo vicini al cubo, era certo che quello che cercavamo l’avremmo trovato nella città. Allora, naturalmente, pensava alla città in termini diversi. Credeva che vi avrebbe trovato gente.