— Ma la loro cultura si è estinta. Nonostante tutto quello che facevano o potevano fare, è finita in niente. Loro non ci sono più, e la città è morta.
— Può darsi che siano andati altrove. In un altro mondo che hanno scoperto.
— O forse hanno ecceduto. Ci hai pensato? Hanno perduto l’anima… è così che diceva il reverendo?
— Parli come lui — disse Mary.
— E adesso, dimmi tu. Dove ti hanno mandata?
— L’ho appena intravvisto. Tu devi essere rimasto lontano più a lungo di me. È stata una visione passeggera. Un’altra cultura, credo. Non ho visto nessuno. Non ho parlato con nessuno. Ero come uno spettro che nessuno vedeva. Un’ombra che è entrata ed è uscita. Ma sentivo la gente, la vita che viveva, i pensieri che pensava. Era bellissimo.
«Erano divini. Veramente divini. Non c’è dubbio. Se rimanessi là abbastanza a lungo, a percepirli, a capire quanto ti sono superiori, ti sentiresti ridotto al livello di un verme. Sono divinità benevole, credo. Ma sofisticate. Civilizzate. Completamente civilizzate. Non hanno un governo. Non ne hanno bisogno. E non hanno il senso dell’economia, non hanno bisogno neppure di questo. È necessaria una vera civiltà, la concezione più alta della civiltà, per non aver bisogno d’un governo e di un sistema economico. Niente denaro, niente compravendite, niente prestiti, e quindi, niente tassi d’interesse, niente banchieri, niente avvocati. Forse non esiste neppure la legge.
— E come fai a sapere tutto questo?
— L’ho assimilato. Era tutto lì, disponibile. Per conoscerlo. Non per vederlo, naturalmente. Per conoscerlo.
— Al posto dei telescopi — disse Lansing.
— I telescopi?
— Stavo pensando a voce alta. Nel mio mondo, e suppongo anche nel tuo, gli uomini si servono dei telescopi per scoprire i segreti dello spazio. Ma questa gente… non si serviva dei telescopi. Anziché guardare lontano, ci andavano. Potevano andare a vedere personalmente. Dovunque volessero, immagino. Dopo aver costruito un’installazione come questa, avrebbero saputo indubbiamente come usarla e controllarla, per poter raggiungere obiettivi specifici. Ma adesso le macchine… in quale altro modo posso chiamarle?
— Macchine va bene.
— Adesso sono impazzite. Ci hanno mandati di qua e di là, a casaccio.
— In questa città — disse Mary, — da qualche parte, deve esserci la sala di comando per controllare questa installazione. Forse esistono cabine nelle quali entravano le persone che si sottoponevano al suo funzionamento… ma ne dubito. Deve essere un sistema molto più sottile.
— Anche se trovassimo quella sala — disse Lansing, — potremmo impiegare anni ed anni, prima d’imparare a farla funzionare.
— Può darsi. Ma forse varrebbe la pena di tentare.
— Forse è ciò che è accaduto alla gente della città. Forse trovarono un altro mondo, un mondo migliore, e vi andarono tutti.
— Fisicamente e non soltanto mentalmente? — chiese Mary. — Non doveva essere molto semplice.
— È vero. Non ci avevo pensato. Anche se avessero potuto riuscirci, non spiegherebbe perché è scomparso anche tutto il resto. A meno che avessero trasferito ciò che possedevano.
— Ne dubito — disse Mary. — A meno che usassero questa installazione per trovare un altro mondo e costruire un’altra porta che permettesse di accedervi. Potrebbe esserci una connessione tra queste macchine e le porte, anche se tendo piuttosto a credere che l’installazione fosse uno strumento di ricerca usato per apprendere di più sui mondi alieni. Immagina tutto quello che se ne potrebbe fare. Potresti ottenere tutti i dati adattabili alla tua cultura. Potresti modificare i sistemi politici ed economici, rubare procedimenti tecnologici che prima non conoscevi, perfezionare le strutture sociologiche, forse scoprire nuove metodologie scientifiche, o addirittura discipline ignote. Per una razza civile, sarebbe un’iniezione culturale ricostituente.
— Appunto — disse Lansing. — Una razza intelligente, hai detto. La razza che viveva qui era abbastanza intelligente? La tua cultura e la mia sarebbero abbastanza intelligenti per usare ciò che potremmo scoprire mediante lo sfruttamento di questa installazione? Oppure ci limiteremo a tener stretti i nostri vecchi sistemi, la vita su altri mondi… e magari l’useremo in modo disastroso?
— Non sta a me e a te decidere — disse Mary. — Almeno per il momento. Credo che dovremmo uscire, e vedere se è possibile trovare quell’ipotetica sala comando.
Lansing si alzò e tese la mano per aiutarla. Quando Mary fu in piedi, non lo lasciò.
— Edward — disse, — noi due ne abbiamo passate tante, insieme. Anche in un tempo così breve…
— A me non è sembrato breve — disse Lansing. — Non riesco a ricordare che ci sia stato un tempo senza di te.
Si chinò a baciarla, e Mary si tenne stretta a lui per un momento, poi si scostò.
Salirono la scala, ritornarono nel vicolo e incominciarono a cercare. Continuarono fino a quando scese l’imbrunire. Non trovarono la sala comando.
Quando ritornarono nell’edificio dov’erano accampati, trovarono Sandra e Jurgens indaffarati a preparare il pasto serale. Il generale di brigata non c’era.
— Se n’è andato per conto suo — spiegò Sandra. — Non l’abbiamo più visto.
— Non abbiamo trovato niente — disse Jurgens. — E voi?
— Non parliamo di lavoro, per piacere, prima di aver cenato — disse Mary. — Nel frattempo, il generale dovrebbe tornare.
Il generale di brigata arrivò mezz’ora dopo e sedette pesantemente sul suo sacco a pelo arrotolato. — Devo confessare che sono depresso — disse. — Ho esplorato gran parte del settore nord-orientale. Avevo la strana sensazione che, se dovevamo trovare qualcosa, l’avremmo trovato là. Ma non ho trovato niente.
Sandra gli passò un piatto. — Mangiamo — disse.
Il generale di brigata prese il piatto e incominciò a mangiare senza aspettare gli altri, riempiendosi avidamente la bocca. Sembrava stanco, pensò Lansing. Stanco e vecchio. Per la prima volta, il generale sembrava vecchio.
Quando ebbero finito di mangiare, il generale pescò una bottiglia nel suo zaino e la passò agli altri. Appena gliela restituirono, bevve una lunga sorsata, la tappò e se la mise sulle ginocchia.
— Sono passati qui giorni — disse. — Il tempo che mi avete promesso. Sono un uomo di parola. Non cercherò di trattenervi ancora. Mary, so che proseguirà con Lansing. E gli altri due?
— Credo che andremo con Mary e Lansing — disse Sandra. — Io, almeno, andrò con loro. La città mi fa paura.
— E tu? — chiese il generale di brigata a Jurgens.
— Con tutto il rispetto — rispose il robot, — mi sembra che non ci sia motivo di restare.
— In quanto a me — disse il generale di brigata, — mi fermerò per qualche tempo. Forse vi raggiungerò più tardi. Sono sicuro che qui si può trovare qualcosa.
— Generale — disse Lansing, — l’abbiamo trovato noi, questo pomeriggio. Ma devo avvertirla che…
Il generale di brigata si alzò di scatto e la bottiglia cadde. Urtò il pavimento ma non si ruppe. Rotolò via, e Lansing l’afferrò.
— L’avete trovato — gridò il generale di brigata. — Che cosa? Ditemi che cosa avete trovato.
— Si sieda, generale — disse Lansing, bruscamente, come se si rivolgesse a un bambino capriccioso.