— Esattamente. Se ci pensate, vi renderete conto che la scissione dei mondi alternativi è un processo evolutivo.
— Per la selezione di mondi migliori, vuoi dire? Non è un po’ difficile definire un mondo migliore?
— Sì, è un po’ difficile. Ed è la ragione per cui siete qui. È la ragione per cui abbiamo portato qui molti altri. L’evoluzione, in quanto tale, non funziona. Opera in base allo sviluppo delle specie dominanti. In molti casi, i fattori di sopravvivenza che portano al predominio sono difettosi. Tutti hanno lacune, e molti contengono in sé il germe della propria distruzione.
— È vero — disse Lansing. — Nel mio mondo abbiamo creato un meccanismo che ci permette, se lo volessimo o se l’attivassimo per errore, di commettere un atto di suicidio razziale.
— La specie umana, con la sua intelligenza — disse B, — è una forma di vita troppo affinata perché le si possa permettere di sprecarsi… di commettere, come hai detto, un suicidio razziale. È vero, naturalmente, che se e quando la specie giunge all’estinzione, un’altra le succede, un’altra specie con un fattore di sopravvivenza più forte dell’intelligenza. Non sappiamo immaginare quale fattore possa essere. Non è detto che sia inevitabilmente superiore all’intelligenza. Il guaio della specie umana è che non ha mai dato alla propria intelligenza l’occasione di svilupparsi al massimo potenziale.
— E voi pensate di avere un modo per sviluppare questo massimo potenziale? — chiese Mary.
— E ciò che speriamo — disse D.
— Avete visto il mondo nel quale ora vi trovate — disse A. — Avete avuto la possibilità di intuire alcuni dei risultati ottenuti, e la direzione verso cui tendeva la sua tecnologia.
— Sì — disse Lansing. — Le porte che si aprono su altri mondi. Un concetto migliore di quello scoperto nel mio mondo. Da noi, sognamo le astronavi. Le sognamo soltanto, perché forse non saranno realizzabili. Però, ora che ci penso, nel mondo di Jurgens la Terra era deserta perché gli umani erano andati alle stelle.
— E sai se ci sono arrivati? — chiese C.
— Presumo di sì — disse Lansing. — Ma non lo so con certezza.
— E ci sono quelli che voi chiamate translatori — chiese Mary. — Un altro modo di viaggiare… di viaggiare e di apprendere. Immagino che si potrebbe utilizzare quel metodo per studiare l’intero universo, e riportarne idee e concetti che la razza umana forse non saprebbe mai immaginare. Io ed Edward abbiamo risentito soltanto gli effetti marginali. Il generale si è avventato alla carica e si è perduto. Potete dirci dov’è andato?
— No, non possiamo — disse A. — Usato impropriamente, il metodo può essere pericoloso.
— Eppure l’avete lasciato accessibile — disse Lansing. — L’avete lasciato accessibile, spietatamente, come una trappola per i visitatori imprudenti.
— Ecco — disse D, — hai centrato il problema. Gli imprudenti vengono esclusi. Nel nostro piano non sappiamo che farcene di quelli che agiscono da stolti.
— E il modo in cui avete eliminato Sandra alla torre che canta, e Jurgens sui pendii del Caos.
— Percepisco un senso d’ostilità — disse D.
— Hai maledettamente ragione di percepirla, l’ostilità. Sono ostile. Avete eliminato quattro dei nostri.
— Siete stati fortunati — disse A. — Molto spesso viene eliminato un gruppo intero. Ma non per un intervento da parte nostra. Vengono eliminati dai loro difetti innati.
— E quelli dell’accampamento? Quella specie di campo profughi nei pressi della torre che canta?
— Quelli sono i falliti. Si sono arresi. Hanno desistito e si sono arenati. Voi due non avete desistito. Perciò siete qui.
— Siamo qui — disse Lansing, — perché Mary ha sempre creduto che la soluzione si trovasse in questo cubo.
— E grazie alla forza della sua convinzione, avete risolto l’enigma — disse A.
— È vero — disse Lansing. — Ma se è vero, perché sono qui anch’io? Semplicemente perché mi sono accodato a Mary?
— Sei qui perché, lungo il cammino, hai preso le decisioni giuste.
— Al Caos ho preso una decisione sbagliata.
— Noi non la pensiamo così — disse C. — Una questione di sopravvivenza, per quanto importante, non sempre è una decisione giusta. Vi sono decisioni che possono trascurare la sopravvivenza.
Il Fiutatore, adagiato sui piedi di Mary, s’era addormentato.
— E voi prendete decisioni morali — disse Lansing, irosamente. — Le decisioni più grandi. E con tanta sicurezza. Ditemi, che cosa diavolo siete? Gli ultimi superstiti dell’umanità che viveva in questo mondo?
— No — disse A. — Non possiamo neppure affermare d’essere umani. La nostra patria è un pianeta dall’altra parte della galassia.
— E allora perché siete qui?
— Non so se possiamo dirvelo in modo comprensibile. Nella vostra lingua non esiste una parola che esprima adeguatamente ciò che siamo. In mancanza di un termine più preciso, potreste considerarci assistenti sociali.
— Assistenti sociali! — esclamò Lansing. — Per l’amor di Dio! Siamo arrivati a questo! La razza umana ha bisogno di assistenti sociali. Siamo discesi tanto in basso, nel ghetto galattico, da aver bisogno di assistenti sociali!
— Ti ho spiegato — disse A, — che non è un termine preciso. Ma considera questo: nella galassia vi sono poche intelligenze che abbiano la potenzialità promettente di voi umani. Eppure, a meno che sia possibile evitarlo, siete avviati verso l’estinzione… tutti. Persino la civiltà grandiosa che esisteva un tempo su questo mondo alternativo finì in nulla. La follia causò la sua rovina… la follia economica, la follia politica. Tu, Lansing, devi sapere che se qualcuno preme un pulsante, anche il tuo mondo finirà. Tu, Mary, vivevi in un mondo avviato verso una grande catastrofe. Un giorno, molto presto, gli imperi cadranno, e passeranno molti millenni prima che una nuova civiltà emerga da quello sfacelo, se mai emergerà, E anche se emergerà, forse sarà una civiltà peggiore di quella che conoscevi. Su tutti i i mondi alternativi, il disastro incombe in un modo o nell’altro. La specie umana ha incominciato male e non è migliorata. Era spacciata fin dall’inizio. La soluzione, come la vediamo noi, consiste nel reclutare una schiera di umani selezionati in tutti i vari mondi, e usarli per dare alla specie un nuovo inizio e una seconda occasione.
— Hai parlato di reclutamento — disse Lansing. — Io non lo chiamerei così. Ci avete strappato ai nostri mondi. Ci avete sequestrati. Ci portate qui e, senza dirci niente, ci lasciate andare, soli, in questa stupida area di collaudo, per vedere come ce la caviamo, e ci spiate di continuo per vedere come ci destreggiamo, e ci giudicate.
— Sareste venuti, se ve l’avessimo chiesto? Avreste accettato?
— No, io no — rispose Lansing. — E neppure Mary, credo.
— Su tutti i mondi — disse B, — abbiamo i nostri agenti e i nostri reclutatori. Scegliamo gli umani che vogliamo… quelli che secondo noi hanno una possibilità di superare le prove. Non prendiamo il primo che capita. Siamo molto schizzinosi. Nel corso degli anni abbiamo raccolto alcune migliaia di umani che hanno superato la prova, gli umani che riteniamo più adatti a costruire il tipo di società che la vostra specie dovrebbe costruire. E lo facciamo perché ci sembra che sarebbe un grave spreco, per la galassia, perdere ciò che voi siete. Con l’andare del tempo, collaborando con altre intelligenze, contribuirete a formare una società galattica… una società che trascende al momento ogni immaginazione. Noi riteniamo che l’intelligenza possa costituire il coronamento glorioso dell’evoluzione cieca, che non esista nulla di meglio. Ma se l’intelligenza crolla sotto il proprio peso, come sta avvenendo ora, non soltanto qui ma anche altrove, allora l’evoluzione, ciecamente, cercherà un altro corredo di valori di sopravvivenza, e forse il concetto d’intelligenza andrà perduto per sempre.