— Edward — disse Mary, — forse c’è qualcosa di valido in ciò che dice, in ciò che hanno fatto.
— Può darsi — rispose Lansing. — Ma non mi piace il sistema che hanno adottato.
— Forse è l’unico sistema — disse Mary. — Come hanno detto loro, nessuno si arruolerebbe spontaneamente. E i pochi che magari accetterebbero sarebbero proprio quelli che a loro non servono.
— Sono lieto di constatare — disse A, — che vi state avvicinando al nostro punto di vista.
— E che altro ci resta da fare? — chiese Lansing in tono acido.
— Non molto — disse B. — Se volete, siete ancora liberi di uscire e di tornare nel mondo dal quale siete venuti.
— Non mi andrebbe — disse Lansing, pensando al campo profughi nella valle lungo il fiume. — E i nostri…?
S’interruppe bruscamente. Se fossero ritornati ai loro mondi, lui e Mary non avrebbero mai potuto restare insieme. Le cercò la mano, a tentoni, e la strinse.
— Volevi chiedere se potete tornare ai vostri mondi? — disse D. — Mi dispiace, ma non è possibile.
— Non ha importanza dove andiamo — disse Mary. — Purché io ed Edward restiamo insieme.
— Bene, allora — disse A, — è tutto risolto. Saremo lieti di avervi con noi. Quando sarete pronti, potete uscire dalla porta nell’angolo a sinistra. Non si apre sul mondo che avete appena lasciato, ma su un mondo nuovo.
— Un altro mondo alternativo? — chiese Mary.
— No. Si apre su un pianeta di tipo terrestre molto lontano da qui. Guardando il cielo, di notte, vedrete stelle e costellazioni sconosciute. Una seconda occasione, abbiamo detto… un pianeta nuovo per una seconda occasione. C’è una sola città… per l’esattezza, non è una città, ma un centro universitario. Là insegnerete le cose che sapete e imparerete ciò che non sapete. Forse anche moltissime discipline che non avete mai sentito nominare e che non avete mai immaginato. Continuerà così per molti anni, forse per tutta la durata delle vostre vite. E finalmente, fra un secolo o anche più, un gruppo altamente intellettualizzato e colto, armato di strumenti molto superiori a quelli posseduti prima d’ora da qualunque società terrestre, incomincerà naturalmente a formulare una società mondiale. È troppo presto per farlo ora. Vi sono ancora molte cose da apprendere, molte mentalità da assimilare e studiare, molti punti di vista da considerare, prima che sia possibile arrivare a questo. Durante il periodo di addestramento non sarete sottoposti a pressioni economiche, anche se con il tempo sarà necessario che la comunità crei un sistema economico. Per il momento sarà provveduto a tutto. Vi chiediamo soltanto di studiare e di dare a voi stessi il tempo di diventare completamente umani.
— In altre parole — disse Lansing, — continuerete a prendervi cura di noi.
— Te ne risenti?
— Credo di sì — disse Mary. — Ma gli passerà. Con l’andar del tempo, gli passerà.
Lansing si alzò dalla sedia e Mary si alzò con lui.
— Quale porta avete detto? — chiese Mary.
— Quella là — disse A, indicandola.
— Una domanda, prima che ce ne andiamo — disse Lansing. — Se non vi dispiace, spiegatemi che cos’è il Caos.
— Nel tuo mondo — disse D, — avete la Muraglia cinese.
— Sì, e credo che ci sia anche nel mondo di Mary.
— Il Caos è una specie di sofisticata Muraglia cinese — disse D. — Costruirla fu un’idea molto stupida. Fu l’ultima follia, e la più grande, compiuta dal popolo di questo pianeta. Contribuì alla sua caduta. È una storia troppo lunga per raccontarla.
— Capisco — disse Lansing, voltandosi verso la porta.
— Vi offendereste — chiese A, — se dicessimo che tutte le nostre benedizioni vi accompagnano?
— No, non ci offendiamo affatto — disse Mary. — Vi ringraziamo per la vostra bontà e per la seconda occasione.
Si avviarono alla porta ma, prima di aprirla, si voltarono a guardare. I quattro erano ancora seduti in fila sul divano, e le bianche facce, cieche e scheletrite, li seguivano.
Poi Lansing apri la porta, e uscirono insieme.
Erano in un prato e in distanza si scorgevano le guglie e le torri dell’università. Le campane della sera stavano suonando.
Tenendosi per mano, si avviarono incontro alla seconda occasione dell’umanità.