Выбрать главу

— Sì. Insegno al Langmore College.

— Non l’ho mai sentito nominare.

— È un piccolo college del New England.

Il generale di brigata li chiamò. — Ecco qui due sedie accanto al fuoco. Io e il reverendo le abbiamo occupate anche troppo a lungo.

— Grazie, generale — disse Mary.

L’uomo che era rimasto seduto in silenzio di fronte al generale di brigata e al reverendo si alzò e toccò gentilmente il braccio di Lansing.

— Come può vedere — disse, — io non sono umano. Si offenderebbe se le dessi il mio benvenuto nel nostro piccolo gruppo?

— Ma no… — Disse Lansing, poi s’interruppe e fissò lo sconosciuto. — È un…

— Sono un robot, Mr. Lansing. Non ne aveva mai visti?

— No. Mai.

— Oh, certo, non siamo molti — disse il robot. — E non siamo su tutti i mondi. Mi chiamo Jurgens.

— Scusami se non ti avevo notato prima — disse Lansing. — Nonostante il fuoco acceso, qui è piuttosto buio, e poi sono successe tante cose.

— Mr. Lansing, per caso lei non è un eccentrico?

— Non credo, Jurgens. Non ci ho mai pensato. Perché me lo domandi?

— Ho un hobby — disse il robot. — Faccio collezione di eccentrici. Ne ho uno che crede d’essere Dio, tutte le volte che si ubriaca.

— Allora puoi escludermi — disse Lansing. — Sobrio o sbronzo, non mi credo mai Dio.

— Ah — disse Jurgens — ma quello è soltanto uno degli aspetti che può assumere l’eccentricità. Ce ne sono molti altri.

— Non ne ho il minimo dubbio — disse Lansing.

Il generale di brigata si addossò il compito di presentare tutti gli altri. — Io sono Everett Darnley — disse. — Generale di brigata del Settore Diciassette. Il signore accanto a me è il reverendo Ezra Hatfield, e la signora seduta al tavolo è la poetessa Sandra Carver. Quello in piedi a fianco di Mr. Lansing è il robot Jurgens. E ora che ci conosciamo tuti, sediamoci e beviamo un po’ della gradevole bevanda che ci è stata servita. Noi tre umani l’abbiamo assaggiata, ed è piuttosto buona.

Lansing girò intorno alla tavola e sedette accanto a Mary Owen. La tavola, notò, era di quercia massiccia e di lavorazione rustica. Sopra c’erano tre candele accese, tre bottiglie e un vassoio con i bicchieri. Per la prima volta si accorse che nella stanza c’erano altri. A un tavolo d’angolo, quattro uomini giocavano a carte.

Il generale di brigata prese due boccali e li riempì, versando da una bottiglia. Passò un boccale a Mary e fece scivolar l’altro verso Lansing, attraverso la tavola.

— Spero che la cena in preparazione — disse, — sia gradevole quanto le bevande.

Lansing assaggiò. Il liquido gli scese piacevolmente nello stomaco e irradiò un calore amabile. Si assestò meglio sulla sedia e bevve una sorsata più lunga.

— Prima del vostro arrivo — disse il generale di brigata a Mary e a Lansing, — ci stavamo domandando se quando fossero venuti gli altri due, cioè voi, avrebbero avuto un’idea di quello che sta succedendo. Da ciò che ha detto, Miss Owen, è evidente che non ce l’ha. E lei, Lansing?

— Assolutamente no — disse Lansing.

— Il nostro oste sostiene di non sapere nulla — disse il reverendo, in tono stizzito. — Dice che si limita a gestire la locanda e che non fa mai domande. Soprattutto, immagino, perché non c’è nessuno cui rivolgerle. Secondo me, mente.

— Lo giudica troppo in fretta e troppo duramente — disse la poetessa, Sandra Carver. — Ha una faccia aperta e onesta.

— Sembra un porco — disse il reverendo. — E permette che sotto il suo tetto avvengano cose abominevoli. Quegli uomini giocano a carte…

— Eppure lei ha bevuto allegramente — disse il generale di brigata. — Un boccale per ogni boccale che ho bevuto io.

— Bere non è un peccato — disse il reverendo. — La Bibbia afferma che un po’ di vino fa bene allo stomaco…

— Amico — disse il generale. — Questa roba non è vino.

— Forse, se ci calmassimo un po’ e confrontassimo quello che ognuno di noi sa della situazione — disse Mary, — potremmo arrivare a capire qualcosa. Chi siamo, esattamente, e come siamo arrivati qui, e che cosa pensiamo in proposito.

— È la prima frase sensata che sia stata detta qui dentro — dichiarò il reverendo. — Qualcuno ha obiezioni a dire chi è?

— Io no — disse Sandra Carver, a voce così bassa che gli altri furono costretti ad ascoltare con grande attenzione per afferrare le sue parole. — Io sono una poetessa riconosciuta dell’Accademia dell’Antica Atene e parlo quattordici lingue, anche se scrivo e canto in una sola… uno dei dialetti della Vecchia Gallia, la lingua più espressiva che esista al mondo. Non ho capito con precisione come sono finita qui. Stavo assistendo a un concerto, una composizione nuova di un’orchestra venuta dalla Terra Oltre il Mare Occidentale, e in tutta la mia vita non avevo mai ascoltato nulla di più poderoso e travolgente. Mi è parso che mi astraesse dal corpo fisico e slanciasse il mio spirito altrove, e quando sono ridiscesa nel mio corpo, io, il mio spirito e il mio corpo eravamo in un luogo diversi, un luogo pastorale di indicibile bellezza. C’era un sentiero, l’ho seguito e…

— In che anno? — chiese il reverendo. — In che anno, prego?

— Non capisco la sua domanda, reverendo.

— Che anno era? Secondo la sua misura del tempo.

— Il sessantotto del Terzo Rinascimento.

— No, no, non intendevo questo. Anno Domini… l’anno di Nostro Signore.

— Di quale Signore parla? Nel mio tempo ci sono moltissimi Signori.

— Quanti anni dopo la nascita di Gesù?

— Gesù?

— Sì, il Cristo.

— Mi scusi, ma non ho mai sentito parlare di Gesù o del Cristo.

Il reverendo sembrava sull’orlo di un colpo apoplettico. Diventò rosso in viso e si allentò il colletto, come se cercasse di respirare meglio. Tentò di parlare e non ci riuscì.

— Mi dispiace se l’ho sconvolta — disse la poetessa. — Non l’ho fatto apposta. Non volevo offenderla.

— Non importa, mia cara — disse il generale di brigata. — Il nostro amico reverendo è stato colpito da uno shock culturale. Può darsi che non sarà il solo, prima che finisca questa storia. Incomincio a farmi una vaga idea della situazione in cui ci troviamo. Per me è assolutamente incredibile, ma può darsi che via via che andremo avanti diventi credibile, anche se ho la sensazione che molti di noi se ne renderanno conto con grande fatica.

— Lei sta dicendo — fece Lansing, — che forse noi tutti veniamo da culture diverse e forse da mondi diversi… anche se non sono molto sicuro, per quel che riguarda i mondi. — Era stupito di ciò che diceva, e ripensava a quando, poche ore prima, Andy Spaulding, lanciato in una delle sue speculazioni oziose e senza molta convinzione, aveva discusso i mondi alternativi… anche se, questo lo ricordava, lui non aveva ascoltato.

— Ma parliamo tutti l’inglese — disse Mary Owen. — O almeno, siamo in grado di parlarlo. Quante lingue ha detto che conosce, Sandra?

— Quattordici — rispose la poetessa. — Ma alcune le parlo piuttosto male.

— Lansing ha espresso una buona nozione preliminare, a proposito di quello che può esserci accaduto. — Disse il generale. — Mi congratulo con lei signore, per l’acutezza della sua percezione. Forse le cose non stanno esattamente come dice, ma può darsi che si sia avvicinato molto alla verità. In quanto al fatto che parliamo inglese, continuiamo con qualche ipotesi. Siamo un piccolo gruppo, e tutti parliamo inglese. Non potrebbero esistere altri gruppi? Gruppi francesi, latini, greci spagnoli… piccoli gruppi di persone che possono andare d’accordo perché parlano la stessa lingua?

Il reverendo gridò: — Queste sono pure e semplici ipotesi! È una pazzia suggerire e persino immaginare un concetto come quello che a quanto pare state esponendo voi due. È contrario a tutto quello che si sa del Cielo e della Terra.