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«C’è un’altra cosa che nessuno ha ancora osservato,» si intromise Yas Tin, di solito così riservato. «L’autore ha dato ai suoi personaggi nomi inglesi, anche se l’azione si svolgeva in un futuro così lontano. Credo che questo sia indicativo. Vedete, la linguistica è il mio passatempo preferito, ed ho compiuto uno studio sulla formazione della prima lingua comune mondiale. L’inglese, naturalmente, era una delle lingue più note e più diffuse; ma, presumendo che sarebbe sempre rimasto tale, l’autore rifletteva, in un certo senso, la convinzione assurda che l’ordinamento sociale del suo tempo fosse eterno. L’evoluzione lentissima dell’antica società schiavistica e del feudalesimo era accettata erroneamente come prova della stabilità di tutte le forme di rapporti sociali, compresa la lingua, la religione e l’ultima delle società anarchiche, il capitalismo. La pericolosa mancanza di equilibrio sociale nell’ultimo periodo del capitalismo era ritenuta tale da durare per sempre! In quanto all’inglese di quei tempi, era perfino arcaico, in quanto consisteva di due lingue, una scritta ed una parlata, entrambe assolutamente inadatte alle macchine traduttrici. Ma tanto più sono rapidi i cambiamenti dei rapporti fra gli uomini e la loro visione del mondo, quanto più sono i cambiamenti nella loro lingua. Così accadde che l’antico sanscrito, ormai semi-dimenticato, fu considerato il più logico per la sua struttura e di conseguenza fu usato come base per il linguaggio-intermediario per le macchine traduttrici. Più tardi finì per evolversi nella prima lingua comune del mondo, che da quei tempi è cambiata moltissimo. Le antiche lingue occidentali ebbero una breve durata: e ne restano ancora tracce nei nomi propri derivati da leggende religiose appartenenti a lingue morte.»

«Yas Tin non ha notato il particolare più importante,» intervenne Moot Ang. «L’ignoranza e l’errata metodologia sono errori abbastanza gravi, nella scienza, ma ancora peggio è l’immobilismo, l’insistenza nel difendere forme sociali che erano fallite perfino agli occhi dei contemporanei. Alla radice di questo conservativismo, a parte qualche raro esempio di ignoranza pura e semplice, c’era il desiderio egoistico di prolungare l’esistenza di un sistema sociale dei cui benefici godevano soltanto piccole minoranze. Di qui proveniva la mancanza di considerazione verso gli interessi dell’umanità, come risulta da simili proposte di stagnazione sociale, da un simile disinteresse verso il futuro del pianeta, dallo spreco delle risorse naturali, dalla scarsa cura per la salute degli abitanti. Lo spreco dissennato del combustibile minerale e delle foreste, l’esaurimento dei fiumi e del terreno, i pericolosi esperimenti per creare letali armi atomiche… queste erano le azioni di coloro che, a costo di indicibili miserie e sofferenze inflitte alla maggioranza si ostinavano a prolungare l’esistenza della società che aveva caratterizzato il loro tempo. E da questo pericoloso, velenoso terreno, si sviluppò un concetto che proclamava la superiorità di un gruppo, di una classe, di una razza su tutti gli altri, e ne traeva giustificazioni perfino per la violenza e la guerra. Qualsiasi gruppo privilegiato cercherà inevitabilmente di mettere un freno al progresso per mantenere i propri privilegi, mentre la parte oppressa della società è costretta a lottare per difendere i propri diritti. Più grande è la pressione esercitata dai pochi privilegiati, più grande è la resistenza che suscita, più feroce la lotta, più grande la crudeltà, più grande la degradazione morale degli uomini. Ricordate che, oltre le lotte di classe, a quei tempi c’erano le lotte fra i paesi privilegiati ed i paesi oppressi. Ricordate l’attrito fra il mondo socialista e il mondo capitalista, e capirete perché si era sviluppata una ideologia della guerra, perché si era giunti a credere che le guerre ci sarebbero state sempre, e che, un giorno, si sarebbero combattute perfino su scala cosmica. Ed io vedo in questo la quintessenza del male, un serpente che deve mordere, anche se è nascosto… perché non può fare a meno di mordere. Ricordate il sinistro splendore rosso-giallastro della stella che abbiamo superato nel nostro viaggio…»

«Il Cuore del Serpente!» esclamò Taina.

«Esatto. Ed anche negli scritti di coloro che si ostinavano a difendere la vecchia società proclamando l’inevitabilità dalla guerra, l’eterna esistenza del capitalismo, io vedo il cuore di un serpente.»

«In altre parole, le nostre paure sono dovute a reminiscenze ataviche dei tempi in cui questo serpente avvelenava l’esistenza degli uomini, non è così?» chiese Kari, con tristezza. «Ed io sono probabilmente il più serpentino di tutti, perché io provo queste paure… o dubbi, come preferite chiamarli.»

«Kari!» esclamò ancora Taina.

«Il comandante ci ha parlato delle tremende crisi attraversate dalla civiltà,» continuò Kart. «E noi sappiamo tutto sui pianeti privi di vita perché i loro abitanti furono annientati da una guerra atomica prima che avessero il tempo di creare una nuova società in conformità alle leggi della scienza, di porre fine alla smania di distruzione… in una parola, di strappare il cuore del serpente! Noi sappiamo che perfino il nostro pianeta è sfuggito per poco ad un simile destino. Se il primo stato socialista non fosse stato fondato in Russia e se questo non avesse dato l’avvio ad una catena di eventi che cambiarono il corso della storia, il fascismo avrebbe avuto il sopravvento ed avrebbe precipitato il mondo in una guerra nucleare. Ma supponiamo che quella gente…» e il giovane astronavigatore puntò la mano nella direzione dove avrebbe dovuto riapparire la nave straniera, «supponiamo che quella gente non abbia ancora passato quel pericoloso Rubicone della sua storia?»

«E’ impossibile,» rispose Moot Ang. «Deve esistere una certa analogia fra l’evoluzione della più alta forma di vita e quella della più alla forma di società. L’uomo può evolversi veramente soltanto in un ambiente sufficientemente stabile e favorevole. Naturalmente, questo non significa che non debbano avvenire cambiamenti. Al contrario, vi sono cambiamenti radicali… ma soltanto in rapporto all’Uomo stesso, non alla natura nella sua interezza. Cataclismi planetari avrebbero impedito agli esseri ragionevoli di evolversi. Lo stesso si può applicare alla più alta forma di società capace di conquistare lo spazio, di costruire astronavi e di addentrarsi nelle profondità dell’universo… tutte queste conquiste possono venir raggiunte soltanto dopo una stabilizzazione, su scala planetaria, delle condizioni di vita per l’intera umanità, e, naturalmente, dopo che le guerre sono state bandite. Ecco perché sono certo che gli uomini di un altro mondo che noi stiamo per incontrare debbono aver superato la fase critica. Anch’essi debbono avere costruito una società veramente razionale.»

«Secondo me, scopriremo qualcosa che può venir definita come una saggezza universale ed elementare, esistente nelle varie civiltà,» disse Tey Eron, con gli occhi che brillavano per l’eccitazione. «Gli esseri umani non possono conquistare lo spazio prima di aver conquistato un livello di vita più alto; e cioè, non prima della fine delle guerre, non prima che ogni individuo abbia raggiunto un alto senso di responsabilità verso tutti i suoi simili!»

«In altre parole, l’umanità è in grado di domare le forze della natura su scala cosmica solo dopo aver raggiunto lo stadio più alto di una società comunista,» osservò Kari. «E lo stesso principio si può applicare a qualsiasi altra razza umana, se indichiamo con questa definizione le forme più alte di vita organizzata e pensante?»

«Noi e le nostre navi siamo le mani che l’umanità della Terra protende verso le stelle,» disse Moot Ang. «E queste mani sono pulite! Ma questo non può essere vero soltanto per ciò che ci riguarda. Ben presto noi stringeremo altre mani pulite e forti quanto le nostre.»