Raccontavano che Catelyn Stark si fosse artigliata il volto, riducendolo a una maschera sanguinolenta, quando i Frey avevano macellato il suo prezioso primogenito Robb. "È questo che vuoi, padre?" avrebbe voluto chiedergli Cersei. "O invece vuoi che sia forte? Tu hai pianto, quando è morto tuo padre?" Suo nonno era morto quando lei aveva solamente un anno, ma Cersei conosceva la storia. Lord Tytos Lannister era diventato molto grasso e un giorno, mentre saliva i gradini che lo avrebbero portato dalla sua concubina, gli era scoppiato il cuore. Tywin allora era ad Approdo del Re, al servizio di Aerys Targaryen, il re Folle, in qualità di Primo Cavaliere. Quando Cersei e Jaime erano piccoli, lord Tywin era spesso ad Approdo del Re. Se anche aveva pianto nel ricevere la notizia della morte del proprio padre, lo aveva fatto dove nessuno poteva vederlo.
La regina sentì le unghie penetrarle nelle palme delle mani. «Come avete potuto lasciarlo in queste condizioni? Mio padre è stato Primo Cavaliere di tre diversi re, uno degli uomini più grandi che siano mai apparsi nei Sette Regni. Che le campane suonino per lui come suonarono per Robert Baratheon. Bisogna fargli un bagno e rivestirlo, come si addice al suo rango: ermellino, broccati d’oro e sete color porpora. Dov’è Pycelle? Dove è Pycelle?» Cersei si voltò verso gli armigeri. «Puckens, porta qui il gran maestro Pycelle. Deve occuparsi di lord Tywin.»
«È già venuto, maestà» rispose Puckens. «È arrivato, ha visto ed è andato ad avvertire le Sorelle del silenzio.»
"Sono stata l’ultima a sapere!" Una constatazione che la rese così furibonda da non riuscire a parlare. "E Pycelle che se ne va via per non sporcarsi quelle sue mani molli e rugose. Quell’uomo è inutile."
«Trovate il maestro Ballabar» comandò Cersei. «Trovate il maestro Frenken. Uno di loro.»
Puckens e Corto-orecchio si precipitarono a obbedire.
«Dov’è mio fratello?»
«Giù nel tunnel, maestà. C’è un cunicolo verticale, con scalini di ferro conficcati nella roccia. Ser Jaime si è calato per vedere quanto scende in profondità.»
"Jaime ha una mano sola" avrebbe voluto urlare Cersei. "Doveva andarci uno di voi. Lui non è in grado di scendere una scala di ferro. Gli uomini che hanno assassinato mio padre potrebbero essere là sotto, in agguato." Il suo fratello gemello, lo Sterminatore di re, ora lord comandante della Guardia reale, era sempre stato troppo impulsivo e nemmeno la perdita di una mano sembrava avergli insegnato la prudenza. Cersei stava per ordinare alle guardie di scendere a loro volta e di riportarlo indietro quando Puckens e Corto-orecchio tornarono, scortando un uomo dai capelli grigi.
«Maestà» disse Corto-orecchio «costui dice di essere stato un maestro.»
L’uomo fece un profondo inchino. «In quale modo posso servirti, maestà?»
Quella faccia le era vagamente familiare, per quanto Cersei non riuscisse a ricordare con chiarezza. Vecchio, ma non quanto Pycelle. "Questo è un uomo che ha ancora del vigore." Era alto, anche se leggermente incurvato, rughe attorno ai vividi occhi azzurri. "Il suo collo è nudo." «Tu non porti la catena di maestro della Cittadella.»
«Mi è stata tolta. Il mio nome è Qyburn, se compiace sua maestà. Fui io a occuparmi della mano di tuo fratello.»
«Del suo moncherino, vorrai dire.» Ora Cersei ricordava. Era venuto con Jaime da Harrenhal.
«Non ho potuto salvare la mano di ser Jaime, questo è vero. Tuttavia, le mie arti gli hanno salvato il braccio, forse la vita stessa. La Cittadella mi ha portato via la catena, ma non ha potuto portarmi via la conoscenza.»
«Tu sarai sufficiente» decise Cersei. «Deludimi e perderai ben più della catena, è una promessa. Rimuovi il dardo dal ventre di mio padre e prepara il corpo per le Sorelle del silenzio.»
«Come la mia regina comanda.» Qyburn si accostò al letto, si fermò, si voltò. «Che cosa devo fare della ragazza, maestà?»
«Quale ragazza?»
Cersei non si era nemmeno accorta del secondo cadavere. Si avvicinò al letto, scostò il mucchio di coperte insanguinate. Era lì: nuda, fredda, rosa… tranne il viso, diventato nero come la mano di Joffrey al suo banchetto di nozze. Una catena di mani dorate, la catena del Primo Cavaliere, era mezzo affondata nella carne della gola, così stretta da lacerare la pelle.
«E questa che cosa ci fa qui?» Cersei sibilò come una gatta furiosa.
«L’abbiamo trovata lì, maestà» disse Corto-orecchio. «È la puttana del Folletto.» Come se quelle parole spiegassero perché si trovava, anche lei morta, nel letto di lord Tywin Lannister.
"Il lord mio padre non frequentava le puttane. E dopo la morte di nostra madre, non ha toccato altra donna." Cersei fulminò l’armigero con lo sguardo. «Questo non è… quando il padre di lord Tywin morì, anche lui, tornato a Castel Granito, trovò… una donna di siffatta risma… addobbata con i gioielli di mia madre, con uno dei suoi vestiti. Lord Tywin glieli strappò di dosso, e non furono certo le uniche cose che le strappò. Per un mese intero la donna marciò nuda nelle strade di Lannisport, confessando a ogni uomo che incontrava di essere una ladra e una meretrice. Così lord Tywin trattava le puttane. Lui non ha mai… questa donna deve essersi trovata qui per qualche altro motivo, non per…»
«Forse il lord voleva interrogare la ragazza riguardo alla sua padrona» suggerì Qyburn. «Ho sentito che Sansa Stark è scomparsa la notte in cui il re è stato assassinato.»
«È così.» Cersei non si lasciò sfuggire l’opportunità. «Certo, la stava interrogando. Non ci sono dubbi.»
Poteva quasi vedere Tyrion che se la rideva, la bocca distorta in un sogghigno da scimmia sotto il naso devastato. "E quale modo migliore per interrogarla, se non averla nuda, nel letto, con le gambe bene aperte?" le sembrò di sentirlo sussurrare. "Anche a me piace interrogarla così."
La regina si voltò. "Non la voglio guardare." Di colpo, perfino trovarsi nella medesima stanza con il cadavere di quella donna fu troppo per lei. Cersei scostò bruscamente Qyburn e tornò nella sala.
Erano arrivati anche i fratelli di ser Osmund, Osney e Osfryd. «Nella camera del Primo Cavaliere c’è una donna morta» disse Cersei ai tre Kettleblack. «Non si dovrà mai sapere.»
«Aye, mia signora.» Ser Osney aveva pallidi segni di graffi su una guancia, ricordo di un’altra delle puttane di Tyrion. «E che cosa dobbiamo fare di lei?»
«Datela in pasto ai vostri cani. Tenetevela come compagna di letto. Che cosa volete che me ne importi? Non è mai stata qui. Farò mozzare la lingua a chiunque osi dire il contrario. Sono stata chiara?»
Osney e Osfryd si scambiarono un’occhiata.
«Aye, maestà.»
Rientrò con loro nella stanza da letto e rimase a osservare mentre avvolgevano il corpo della ragazza nelle coperte insanguinate di suo padre. "Si chiamava Shae." L’ultima volta che loro due avevano parlato era stato la notte prima del processo per duello del nano, dopo che quel sorridente serpente dormano si era offerto come campione per Tyrion. Shae era venuta a chiedere di certi gioielli che Tyrion le aveva dato, e di alcune promesse che forse Cersei le aveva fatto, più una magione in città e un cavaliere che la prendesse in sposa. La regina era stata chiara: quella puttana non avrebbe avuto nulla fino a quando non avesse rivelato dov’era finita Sansa Stark. "Eri la sua serva" le aveva detto. "Ti aspetti davvero che io creda che non sapevi nulla dei suoi piani?" Shae se ne era andata in lacrime.
Ser Osfryd si caricò in spalla il fagotto con dentro il cadavere. «Rivoglio quella catena» lo fermò Cersei. «Cercate di non graffiare l’oro.» Osfryd annuì e si diresse verso la porta. «No, non nel cortile.» Cersei indicò il passaggio segreto. «C’è un condotto che porta fino alle segrete. Da questa parte.»