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Mentre ser Osfryd metteva un ginocchio a terra per infilarsi nel passaggio, si vide della luce provenire dall’interno. La regina udì dei rumori. Dal condotto emerse Jaime Lannister, curvo come una vecchia, gli stivali che sollevavano nuvole di caligine, residuo dell’ultimo fuoco di lord Tywin.

«Levatevi di mezzo» disse ai Kettleblack.

«Li hai trovati?» Cersei si precipitò verso di lui. «Hai trovato gli assassini? Quanti erano?» Perché dovevano essere più di uno. Un uomo da solo non poteva avere ucciso il Leone di Lannister.

Jaime appariva molto provato. «Il condotto scende fino a un punto dove converge una mezza dozzina di tunnel. Sono sbarrati da cancelli di ferro, con catene e lucchetti. Occorre trovare le chiavi.» Si guardò intorno nella stanza da letto. «Chiunque abbia commesso questo crimine, potrebbe essere ancora nascosto nei muri. Là dietro c’è un labirinto, immerso nell’oscurità.»

Cersei immaginò Tyrion strisciare nelle intercapedini come un ratto mostruoso. "No. Non essere sciocca. Il nano è rinchiuso nella sua cella." «Prendete delle mazze e abbattete i muri. Abbattete tutta la torre, se è necessario. Voglio che gli assassini vengano trovati. Chiunque siano. E voglio che vengano uccisi.»

Jaime la abbracciò, stringendola con la mano che gli restava. Lo Sterminatore di re sapeva di cenere, ma il sole del mattino si rifletteva nei suoi capelli, tramutandoli in un’aureola dorata. Cersei avrebbe voluto attirare a sé il suo viso e baciarlo. "Più tardi" si disse. "Più tardi verrà da me. In cerca di conforto."

«Noi siamo i suoi eredi, Jaime» gli sussurrò. «Spetta a noi portare a compimento la sua opera. Devi prendere il posto di nostro padre quale Primo Cavaliere. Ora lo devi accettare. Tommen ha bisogno dite…»

Jaime la respinse e alzò il braccio, avvicinando il moncherino verso il suo viso. «Un Primo Cavaliere mutilato? Pessima battuta, sorella. Non chiedermi di governare.»

Ser Kevan, loro zio, udì il secco rifiuto. Anche Qyburn, e anche i Kettleblack, alle prese con il loro fagotto fra la cenere. Perfino gli armigeri udirono, Puckens e Hoke Gamba di cavallo e Corto-orecchio. "Al tramonto, lo saprà l’intera fortezza." Cersei sentì il calore invaderle le guance.

«Governare? Non ho detto questo. Sarò io a farlo fino a quando mio figlio Tommen non avrà raggiunto l’età stabilita.»

«Non so davvero chi compatire di più» rispose il fratello. «Se Tommen o i Sette Regni.»

Cersei gli diede uno schiaffo. Jaime alzò il braccio per intercettare il colpo, rapido come un gatto… ma quel gatto aveva un moncone al posto della mano destra. Le dita di Cersei lasciarono tracce rosse sulla sua guancia.

Il suono dello schiaffo fece scattare in piedi ser Kevan. «Vostro padre giace qui… morto. Abbiate almeno la decenza di litigare fuori di qui.»

«Perdonaci, zio.» Jaime chinò il capo in segno di scuse. «Mia sorella è prostrata dal dolore. Non sa quello che fa.»

Cersei avrebbe voluto schiaffeggiarlo di nuovo per quelle parole. "Dovevo essere pazza a pensare che Jaime potesse essere Primo Cavaliere." Avrebbe dovuto abolire quella maledetta carica politica. Quando mai un Primo Cavaliere le aveva arrecato qualcosa di diverso dal dolore? Jon Arryn le aveva messo Robert Baratheon nel letto, e prima che lui morisse stava cominciando anche a sospettare di lei e di Jaime. Eddard Stark era partito esattamente da dove Arryn si era fermato: gli intrighi del Lupo del Nord l’avevano costretta a sbarazzarsi di Robert anzitempo, prima di poter chiudere la partita con Stannis e Renly, i suoi malefici fratelli. Tyrion aveva venduto Myrcella ai dorniani, aveva tramutato uno dei suoi figli in un ostaggio e aveva assassinato l’altro. E quando lord Tywin aveva fatto ritorno ad Approdo del Re…

"Il prossimo Primo Cavaliere dovrà stare al suo posto" si ripromise Cersei. Sarebbe stato ser Kevan. Suo zio era instancabile, prudente, assolutamente devoto. Cersei poteva contare su di lui, così come aveva fatto suo padre. "La mano non deve opporsi alla testa." Cersei aveva un regno da governare, ma per fare questo aveva bisogno di uomini. Pycelle era grottesco, uno sputo sulla faccia della Terra, Jaime con la mano che reggeva la spada aveva perso anche il coraggio, quanto a Mace Tyrell e ai suoi accoliti Redwyne e Rowan, non ci si poteva fidare di loro. Per quello che ne sapeva, potevano anche essere coinvolti nell’omicidio di suo padre. Lord Tyrell di Alto Giardino era consapevole che non avrebbe mai dominato i Sette Regni fino a quando Tywin Lannister fosse stato in vita.

"Dovrò fare attenzione con lui." La città brulicava dei suoi uomini, il lord di Alto Giardino era riuscito addirittura a piazzare uno dei suoi figli, l’avvenente ser Loras, nella Guardia reale e aveva intenzione di infilare sua figlia, la pur magnifica Margaery, nel letto di Tommen. "Una ragazza che ha il doppio dei suoi anni, due volte maritata e due volte vedova." Mace Tyrell spergiurava che Margaery era ancora vergine, ma Cersei aveva i suoi dubbi. Joffrey era stato assassinato prima che potesse defiorarla, ma prima di lui c’era stato Renly Baratheon… "Un uomo può anche preferire il gusto del membro virile, ma dopo qualche boccale di birra cambierà idea abbastanza in fretta." Doveva incaricare lord Varys di scoprire il più possibile.

Questo pensiero la lasciò senza fiato. Si era completamente dimenticata di Varys, il Ragno tessitore delle spie. "Dovrebbe essere qui. C’è sempre." Ogni volta che accadeva qualcosa di importante nella Fortezza Rossa, l’eunuco appariva come dal nulla. "Jaime è qui, zio Kevan è qui, Pycelle è venuto e se ne è andato, manca solo Varys." Un brivido le corse lungo la schiena. "È coinvolto. Forse temeva che mio padre volesse la sua testa, e ha colpito per primo." Lord Tywin non aveva mai provato simpatia per l’intrigante signore dei sussurri. E se c’era un uomo, o quanto ne rimaneva, che conosceva i segreti della Fortezza Rossa, quell’uomo era certamente lord Varys. "Deve essersi alleato con lord Stannis." Dopotutto, sotto Robert avevano fatto parte entrambi del consiglio ristretto del re…

Cersei si diresse verso la porta, dove stava ser Meryn Trant. «Trant, portami lord Varys. Berciante e scalciante, se necessario, ma illeso.»

«Come sua maestà comanda.»

Il cavaliere della Guardia reale se n’era appena andato che un altro cavaliere fece ritorno. Ser Boros Blount, rosso e affannato per la lunga corsa su per i gradini della torre. «Fuggito…» ansimò appena vide la regina. Crollò in ginocchio. «Il Folletto… la sua cella aperta, maestà… nessuna traccia di lui… da nessuna parte…»

"Il sogno diceva il vero." «Avevo dato ordini precisi» s’infuriò Cersei. «Doveva essere guardato a vista giorno e notte…»

Il petto di Blount si alzava e si abbassava. «Anche uno dei carcerieri è scomparso. Si chiama Rugen. Altri due uomini sono stati trovati addormentati.»

Cersei riuscì a trattenere a stento un grido di furore. «Spero che non li avrete svegliati, ser Boros. Lasciateli dormire.»

L’uomo la guardò, stupito. «Aye, maestà. Per quanto tempo?»

«Per sempre. Provvedi affinché il loro sonno duri per sempre, ser. Non tollererò che le mie guardie dormano nel loro turno di sorveglianza.»

"È nei muri. Ha ucciso mio padre, così come ha ucciso mia madre, e anche Joff." Il nano sarebbe venuto anche per lei, la regina lo sapeva, proprio come la vecchia le aveva profetizzato nella penombra di quella tenda. "Le risi in faccia, ma la vecchia aveva dei poteri. Vidi il mio futuro in una goccia di sangue. Vidi la mia fine." Cersei sentiva cederle le gambe come se fossero fatte d’acqua. Ser Boros cercò di sorreggerla per un braccio, ma la regina si ritrasse. Per quanto ne sapeva, anche lui poteva essere una delle creature di Tyrion.

«Stammi lontano» gli intimò. «Non mi toccare!» Barcollò fino a uno scanno.