«Solo un cavaliere può giurare sulla sua spada» ribatté ser Creighton.
«Giuralo sui Sette Dèi, allora» ammonì ser Illifer Tascavuota.
«E sia. Sui Sette Dèi. Non ho arrecato alcun male a re Renly. Lo giuro sulla Madre. Possa io non conoscere alcuna pietà se mento. Lo giuro sul Padre, e chiedo che egli mi giudichi con giustizia. Lo giuro sulla Vergine e sulla Vecchia, sul Fabbro e sul Guerriero. E lo giuro sullo Sconosciuto, possa egli prendermi adesso se la mia è una menzogna.»
«Giura bene, per essere una donna» concesse ser Creighton.
«Aye.» Ser Illifer Tascavuota scrollò le spalle. «Bene, se ha mentito, saranno gli dèi a punirla.» Mise via la daga. «Il primo turno di guardia tocca a te.»
Mentre i cavalieri erranti dormivano, Brienne passeggiò nervosamente avanti e indietro per il piccolo accampamento, ascoltando lo scoppiettio del fuoco. "Dovrei rimettermi in marcia, finché ne ho la possibilità." Non conosceva quegli uomini, e al tempo stesso non riusciva a risolversi ad abbandonarli senza difesa. Perfino nel buio della notte c’erano viandanti sulla strada, e i suoni provenienti dalla foresta forse erano gufi e volpi in cerca di preda, e forse no. Così Brienne continuò a passeggiare avanti e indietro, pronta a estrarre la lama della spada dal fodero.
Tutto considerato, il suo turno di guardia fu facile. La parte difficile venne dopo, quando ser Illifer si svegliò dicendo che le avrebbe dato il cambio. Brienne stese una coperta sul terreno, si raggomitolò e chiuse gli occhi. "Non dormirò" per quanto fosse stremata. Non dormiva mai tranquilla se erano presenti degli uomini. Perfino nell’accampamento di lord Renly esisteva il rischio dello stupro. Una lezione che aveva imparato tra le mura di Alto Giardino, e poi di nuovo quando lei e ser Jaime erano caduti tra le grinfie dei Guitti Sanguinari comandati dal demente Vargo Hoat.
Il freddo del terreno filtrò attraverso la coperta, penetrandole nelle ossa. In breve, dagli alluci alla mandibola, ogni muscolo divenne rigido e attanagliato da crampi. Si domandò se anche Sansa Stark, dovunque fosse in quel momento, stesse soffrendo il freddo. Lady Catelyn le aveva detto che Sansa aveva un animo delicato. Quella fanciulla, che amava le torte al limone, gli abiti di seta e le canzoni cavalleresche, aveva visto tagliare la testa a suo padre, per poi essere costretta a sposare uno dei suoi assassini. Se anche solo la metà di tutto questo era vero, il nano era il più crudele dei Lannister. "Se è stata davvero lei ad avvelenare re Joffrey, di certo è stato il Folletto a forzarle la mano." In quella corte Sansa era sola e senza amici. Ad Approdo del Re, Brienne aveva rintracciato una certa Brella, che era stata una delle servette di Sansa. Brella le aveva confermato che c’era ben poco affetto tra Sansa e Tyrion Lannister. Forse, oltre che dall’assassinio di Joffrey, Sansa aveva deciso di fuggire anche dal nano.
Qualsiasi sogno avesse fatto, era svanito quando Brienne si risvegliò all’alba. Sentiva le gambe rigide come pezzi di legno a causa del freddo, ma nessuno l’aveva molestata, e la sua roba non era stata toccata. I due cavalieri erranti erano in piedi e attivi. Ser Illifer stava scuoiando uno scoiattolo da mangiare a colazione. Ser Creighton, rivolto verso un tronco, stava facendo una lunga pisciata. "Cavalieri erranti" pensò Brienne "vecchi e vanesi, grassi e miopi, e pur con tutto questo uomini decenti." La rallegrò sapere che al mondo esistevano ancora uomini decenti.
Fecero colazione con carne di scoiattolo alla brace, pasta di granturco e cetrioli, mentre ser Creighton la allietava con la cronistoria di come si era coperto di gloria sul fiume delle Acque Nere, dove aveva abbattuto una dozzina di temibili cavalieri che Brienne non aveva mai sentito nominare. «Oh, mia signora, è stato un combattimento grandioso» disse «grandioso e sanguinoso.» Né dimenticò che anche ser Illifer Tascavuota si era battuto nobilmente. Da parte sua, ser Illifer disse ben poco.
Quando fu il momento di riprendere il viaggio, i cavalieri si misero ai suoi fianchi, come guardie intente a proteggere una grande lady, che peraltro faceva apparire i due protettori dei nanerottoli ed era meglio armata e corazzata di loro.
«È passato qualcuno durante i vostri turni di guardia?» chiese loro Brienne.
«Qualcuno come una fanciulla di tredici anni, dai capelli fulvi?» ribatté ser Illifer Tascavuota. «No, mia signora. Nessuno.»
«Io qualcuno l’ho visto» intervenne ser Creighton. «Un ragazzo di fattoria su un cavallo pezzato e una mezz’ora dopo una dozzina di uomini a piedi con falci e picche. Hanno visto il nostro fuoco e si sono fermati a dare una lunga occhiata ai nostri cavalli, ma io gli ho mostrato un assaggio del mio acciaio e gli ho detto di continuare per la loro strada. Soggetti rozzi, a giudicare dall’aspetto, e anche disperati, ma non al punto di fare baruffa con ser Creighton Longbough.»
"No, di certo non disperati fino a quel punto." Brienne si voltò, nascondendo un sorriso. Fortunatamente, ser Creighton era troppo occupato a narrare la sua epica battaglia contro il cavaliere del Pollo rosso per notare il sogghigno della Vergine di Tarth. In fondo, era piacevole avere dei compagni di viaggio, perfino come quei due.
Era mezzogiorno quando Brienne udì una sorta di coro echeggiare tra gli scuri alberi spogli.
«Che cos’è questo suono?» chiese ser Creighton.
«Voci, levate in preghiera.» Brienne conosceva quel coro. "Implorano la protezione del Guerriero, chiedendo alla Vecchia di illuminare loro la via."
Ser Illifer Tascavuota snudò la sua lama malridotta e tirò le briglie, restando in attesa. «Stanno arrivando.»
Il coro scosse la foresta come un tuono sacro. E improvvisamente, sulla strada davanti a loro, apparve la fonte di quel suono. Un gruppo di fratelli questuanti formavano l’avanguardia, ispidi uomini barbuti con tonache di stoffa grezza, alcuni a piedi nudi, altri con sandali. Dietro di loro, su tre file, venivano uomini anziani, donne e bambini coperti di stracci, una scrofa maculata e parecchie pecore. Alcuni reggevano asce, altri impugnavano rozzi bastoni e mazze di legno. In mezzo a loro c’era un carretto di legno a due ruote, grigio e scheggiato, su cui erano ammucchiati teschi e ossa spezzate. Quando videro i cavalieri, i fratelli questuanti si fermarono e il coro si ammutolì.
«Bravi cavalieri» disse uno dei fratelli. «La Madre vi ama.»
«E ama anche te, fratello» rispose ser Illifer. «Chi siete?»
«Poveri uomini» disse un tipo massiccio, armato di ascia. A dispetto del freddo della foresta autunnale, era a torso nudo, e sul petto aveva tatuata una stella a sette punte. Gli antichi guerrieri andali avevano impresso stelle simili nelle loro carni quando avevano varcato per la prima volta il mare Stretto, invadendo e rovesciando i regni dei Primi Uomini.
«Stiamo marciando verso la città» disse una donna alta dietro il carretto «per portare queste sacre ossa al Tempio di Baelor, e per cercare l’aiuto e la protezione del re.»
«Unitevi a noi, amici» invocò un uomo di piccola statura con addosso una malconcia tonaca da septon, con una collana di cristalli attorno al collo. «Il continente occidentale ha bisogno delle spade di tutti.»
«Siamo diretti a Duskendale» dichiarò ser Creighton «ma forse vi possiamo scortare fino ad Approdo del Re.»
«Se avete il conio per pagare la nostra scorta» aggiunse ser Illifer, che sembrava tanto pratico quanto vuote erano le sue tasche.
«I passeri non hanno bisogno di oro» rispose il septon.
«Quali passeri?» Ser Creighton era perso.
«Il passero è il più umile e comune tra gli uccelli, così come noi siamo i più umili e comuni tra gli uomini.» Il septon aveva un volto affilato, contornato da una barba sale e pepe, corta e arruffata. I capelli sottili erano tirati indietro e annodati sulla nuca, i piedi erano scalzi e anneriti, duri e nodosi come le radici di un albero. «Queste sono le ossa di uomini sacri, assassinati per la loro fede. Hanno servito i Sette Dèi fino alla morte. Alcuni sono morti di fame, altri sono stati torturati. I templi sono stati spogliati, le fanciulle e le madri stuprate da uomini senza dio e da adoratori dei demoni. Perfino le Sorelle del silenzio sono state molestate. La Nostra Madre nei Cieli grida la sua angoscia. È tempo che tutti i cavalieri investiti voltino le spalle ai loro padroni terreni e difendano il nostro Sacro Credo. Venite con noi fino alla città, se amate i Sette Dèi.»