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Samwell Tarly non conservò alcuna memoria di quando aveva lasciato l’arsenale del Castello Nero. L’unica cosa che ricordava era il suo arrancare tra fanghiglia e chiazze di neve vecchia, mentre si dirigeva verso gli alloggi di maestro Aemon. "Potrei nascondermi. Potrei scendere giù nelle cripte insieme ai libri. Potrei vivere là sotto con quel topolino e strisciare fuori la notte a procurarmi del cibo." Pensieri folli, si rese conto, tanto futili quanto disperati. Le cripte sarebbero state il primo posto dove sarebbero andati a cercarlo. Invece, l’ultimo posto era oltre la Barriera, ma quello era un pensiero ancora più folle. "I bruti mi prenderebbero e mi ucciderebbero lentamente. Potrebbero bruciarmi vivo, come la Donna rossa intende fare con Mance Rayder."

Trovò maestro Aemon nell’uccelliera, gli consegnò la lettera che Jon aveva firmato e fece dilagare le proprie paure in un profluvio di parole.

«Il lord comandante non capisce!» A Sam pareva di essere sul punto di vomitare. «Se io portassi una catena al collo, il lord mio pa-pa-padre… lui…»

«Anche mio padre ebbe le medesime obiezioni quando scelsi una vita basata sul servizio» disse l’anziano saggio. «Fu suo padre a mandarmi alla Cittadella. Re Daeron aveva generato quattro figli, tre dei quali avevano a loro volta generato figli. "Troppi draghi sono altrettanto pericolosi quanto troppo pochi draghi" udii sua maestà dire al lord mio padre il giorno in cui mi inviarono a Vecchia Città.» Aemon portò una mano chiazzata dall’età alla catena di molti metalli che pendeva dal suo esile collo. «La catena è pesante, Sam, ma mio nonno aveva ragione. Lo stesso vale per lord Snow.»

«Snow» gracchiò uno dei corvi. «Snow» fece eco un altro. Poi tutti quanti ripeterono: «Snow, Snow, Snow, Snow». Era stato Sam a insegnare loro quel nome. Non avrebbe trovato alcun aiuto qui, si rese conto. Maestro Aemon era in trappola quanto lui.

"Morirà in mare" pensò Sam in preda alla disperazione. "È troppo vecchio per sopravvivere a un viaggio del genere. E anche il bimbo di Gilly potrebbe morire, non è grande e forte come il figlio di Dalla. Forse Jon ha intenzione di ucciderci tutti?"

Il mattino seguente, Sam si ritrovò a sellare il cavallo con il quale era arrivato alla Barriera dalla Collina del Corno e a condurlo verso il cimitero vicino alla strada orientale. Le sue bisacce erano gonfie di formaggio, salsicce, uova sode e metà del prosciutto cotto che Hobb Tre Dita gli aveva regalato per il suo compleanno. "Tu sì che sei un uomo che sa apprezzare il buon cibo, Distruttore" gli aveva detto il cuoco del Castello Nero. "C’è bisogno di gente come te." Il prosciutto avrebbe aiutato, nessun dubbio. Sarebbe stato un lungo, freddo viaggio, e non esistevano villaggi né locande all’ombra della Barriera.

L’ora prima dell’alba era buia e silenziosa. Il Castello Nero sembrava avvolto in una quiete innaturale. Nel cimitero erano in attesa un paio di carretti a due ruote, oltre a Black Jack Bulwer e a una dozzina di ranger veterani, duri come i destrieri che montavano. Kedge Occhiobianco imprecò ad alta voce quando il suo occhio buono scorse Sam.

«Non fargli caso, Distruttore» disse Black Jack. «Ha perso la scommessa: era certo che ti avremmo dovuto tirare fuori da sotto il letto, scalciante e urlante.»

Maestro Aemon era troppo debole per reggersi in sella, per cui c’era un carretto pronto per lui, carico di pellicce e con un tetto di cuoio per riparare l’anziano saggio dalla pioggia e dalla neve. Gilly e il bimbo avrebbero viaggiato con lui. Sul secondo carretto c’erano vestiti ed effetti personali, più un baule di antichi libri rari che maestro Aemon riteneva sarebbero stati utili alla Cittadella. Sam aveva trascorso metà della notte a cercarli, ma alla fine ne aveva trovato solamente uno su quattro. "E per fortuna, altrimenti avremmo avuto bisogno di un altro carretto."

Arrivò il maestro, avvolto da una pelle d’orso grossa il triplo di lui. Mentre Ciydas lo accompagnava verso il carretto, un’improvvisa raffica di vento fece barcollare il vecchio.

Sam corse al suo fianco, per sorreggerlo. "Un’altra ventata come questa e finirà dall’altra parte della Barriera." «Afferrati al mio braccio, maestro. Non dobbiamo fare molta strada.»

Il vecchio cieco annuì, mentre il vento abbassava i loro cappucci. «È sempre caldo a Vecchia Città. In un’isola nel fiume Vino di Miele c’è una locanda dov’ero solito fermarmi da giovane. Sarà piacevole tornare a sedere là, a sorseggiare sidro.»

Avevano appena sistemato il maestro sul carretto quando arrivò anche Gilly, con il bimbo tra le braccia, tutto infagottato. Sotto il cappuccio, gli occhi della ragazza erano rossi di pianto. Arrivò anche Jon assieme a Edd l’Addolorato.

«Lord Snow» chiamò maestro Aemon. «Ho lasciato un libro per te nel mio alloggio. Il compendio di Giada. È stato scritto da Colloquo Votar, un avventuriero della città libera di Volantis, che viaggiò in Oriente, visitando tutte le isole del mare di Giada. C’è un passaggio che potrai trovare interessante. Ho detto a Qydas di evidenziarlo.»

«Sarà mia cura leggerlo, maestro» rispose Jon.

Un pallido filo di muco colava dal naso di maestro Aemon. Lui lo ripulì con il dorso della mano inguantata. «La conoscenza è un’arma, Jon. Munisciti bene prima di andare in battaglia.»

«Lo farò.»

Una neve leggera, grandi fiocchi soffici, aveva cominciato a cadere pigramente dal cielo.

«Cerca di avanzare più in fretta possibile» disse Jon rivolgendosi a Black Jack Bulwer «ma non correre rischi inutili. Hai con te un vecchio e un infante. Fa’ in modo che stiano al caldo e che siano ben nutriti.»

«E anche tu, mio signore» disse Gilly. «Fa’ lo stesso con quell’altro bimbo. Trovagli una nutrice, come hai detto. Me l’hai promesso. Il piccolo… il piccolo di Dalla… il piccolo principe, voglio dire… trovagli una brava donna, in modo che cresca sano e forte.»

«Hai la mia parola» disse Jon Snow con solennità.

«Non dargli il nome. Non darglielo finché non ha due anni di età. È cattiva sorte dargli un nome quando stanno ancora al seno. Voi corvi neri questo magari non lo sapete, ma è così.»

«Come tu comandi, mia signora.»

«Non chiamarmi così.» Un’espressione d’ira apparve sul viso di Gilly. «Io sono una madre, non una signora. Io sono moglie di Craster e figlia di Craster, e una madre.»

Edd l’Addolorato prese il bimbo mentre Gilly montava sul carretto e si copriva le gambe con delle pellicce. A quel punto, il cielo a est stava virando dal nero al grigio. Lew il Mancino voleva mettersi in marcia. Edd riconsegnò il bimbo a Gilly, che iniziò ad allattarlo.

"Questa potrebbe essere l’ultima volta che vedo il Castello Nero" pensò Sam montando in sella al proprio cavallo. Una volta odiava quel posto, ma adesso andarsene lo dilaniava.

«Partenza» comandò Bulwer. Una frusta schioccò, i carretti cominciarono ad avanzare lentamente lungo la strada piena di solchi, mentre la neve calava su di loro. Sam si attardò con Clydas, Edd l’Addolorato e Jon Snow.

«Bene» disse. «Addio.»

«Addio a te, Sam» lo salutò Edd l’Addolorato. «Vedrai che la tua barca non affonda. Le barche affondano solo quando ci sto sopra io.»

Jon rimase a fissare i carretti. «La prima volta che ho visto Gilly» disse «era con le spalle al muro nel castello di Craster, una ragazzina con i capelli scuri e il pancione, che cercava di stare lontana da Spettro. Lui era andato a infilarsi tra i suoi conigli, e penso che Gilly avesse paura che divorasse il suo bimbo… Ma, alla fine, non era del lupo che doveva avere paura, o sbaglio?»

"No" pensò Sam. "Era Craster il vero pericolo, il suo stesso padre." «Ha più coraggio di quanto non dia a vedere.»