Lei si strinse nelle spalle, e disse:
«Credo che il Signore me lo abbia spiegato, molti anni fa. Ma l’ho dimenticato. Avevo perfino dimenticato che lui mi aveva detto che la Terra è rotonda.»
Wolff si tolse la cintura di cuoio, ne staccò le fondine, e raccolse una pietra ovale nera che pesava circa cinque chili. Infilò nel passante l’estremità della cintura, e poi sistemò la pietra all’interno del cappio. Praticò un foro nella cintura, poi la strinse. La fermò, e fu armato di uno staffile alla cui estremità si trovava una solida pietra.
«Tu seguimi, di fianco» disse lui. «Se ne manco uno, se uno riesce a superarmi, tu spingi mentre lui è sbilanciato. Ma non seguirlo per troppa foga. Pensi di potercela fare?»
Lei annuì, ma evidentemente non aveva il coraggio di parlare.
«Ti chiedo molto, lo so. Capirei, anche se tu cedessi completamente. Ma, in fondo, tu sei dell’antica e ferrea tempra achea. A quei tempi, non si facevano certo complimenti; non puoi avere perduto la tua forza, neppure in questo debilitante pseudo-Paradiso.»
«Io non ero achea» disse lei. «Ero smintea. Ma, in un certo senso, hai ragione. Non provo il terrore che temevo. Solo…»
«Solo, bisogna abituarsi» disse lui. Si sentiva rincuorato, perché si era aspettato una reazione diversa. Se lei riusciva a farcela, avrebbero potuto cavarsela insieme. Ma se lei perdeva il controllo dei suoi nervi, e lui avesse dovuto anche preoccuparsi di una donna isterica, sarebbero entrambi caduti sotto gli attacchi dei gworl.
«Quando si parla del diavolo…» brontolò, quando vide delle dita nere, pelose e adunche profilarsi sul bordo della caverna. Fece roteare la cinghia con forza, in modo che la pietra colpisse la mano. Si udì un grido di sorpresa e di dolore, poi un lungo ululato, mentre il gworl cadeva. Wolff non aspettò che apparisse il secondo. Si avvicinò al bordo della caverna, e fece roteare la cinghia, che colpì qualcosa di soffice, all’esterno. Si udì un altro grido di dolore, e anche questo svanì in un ululato che si allontanava nel vuoto.
«Tre fuori combattimento, sette da affrontare! Sperando che non abbiano ricevuto dei rinforzi.»
Disse a Chryseis:
«Può darsi che qui non ci possano raggiungere.Ma possono prenderci per fame.»
«Il corno?»
Lui rise.
«Adesso non ci farebbero scappare, neppure se andassi a offrire loro il corno. E non voglio che se ne impadroniscano. Piuttosto che darglielo, lo getterò nello spazio.»
Una figura apparve nell’apertura della caverna, mentre piombava dall’alto. Il gworl. con un balzo prodigioso, cadde in piedi e barcollò per un istante. Ma si lanciò in avanti, rotolò come una palla pelosa, e fu di nuovo in piedi. Wolff rimase tanto sorpreso da non reagire immediatamente. Non aveva pensato che essi potessero essere capaci di arrivare fin sopra la caverna, e poi di lasciarsi cadere, perché la roccia al di sopra della caverna gli era sembrata levigata. Ma, chissà come, uno di loro ce l’aveva fatta, e adesso si trovava in piedi, all’interno, con un coltello stretto in pugno.
Wolff lanciò il sasso attaccato alla cintura verso il gworl; questi gli lanciò contro il coltello. Wolff lo scansò ma mancò il bersaglio. Il sasso sfiorò la testa bitorzoluta e pelosa della creatura; il coltello colpì di striscio Wolff alla spalla. Cercò di prendere il suo coltello, che era a terra, e vide una seconda figura pelosa cadere dall’alto all’interno della caverna; una terza creatura girò l’angolo ed entrò.
Qualcosa lo colpì al capo. La vista gli si annebbiò, i sensi si affievolirono, le ginocchia gli si piegarono.
Quando si svegliò, con un forte dolore alla tempia, provò una sensazione spaventevole. Gli sembrò di essere a testa in giù, e di galleggiare al di sopra di un grosso disco nero levigato. Un cappio era stretto intorno al collo, e le mani erano legate. Era appeso a piedi in su nell’aria vuota, eppure, dal nodo scorsoio che aveva intorno al collo, avvertiva soltanto una lieve tensione.
Piegando il capo, riuscì a vedere che la corda scompariva in un’apertura del disco, e che all’estremità opposta del pozzo si vedeva una debole luce.
Grugnì, e chiuse gli occhi, ma li riaprì subito. Il mondo sembrava girare. Subito, riacquistò il senso dell’orientamento. Ora sapeva di non essere sospeso a testa in giù contro tutte le leggi della gravità. Era appeso a una corda che doveva essere assicurata a un punto che si trovava sul fondo del pianeta. Il verde sotto di lui era il cielo.
Pensò: Avrei già dovuto soffocare. Ma non c’è la gravità ad attirarmi verso il basso.
Scalciò, e la reazione lo portò verso l’alto. La bocca del pozzo si avvicinò. La sua testa entrò in essa, ma qualcosa oppose resistenza. Il suo moto rallentò, si fermò, e, come se ci fosse una molla invisibile compressa contro il suo capo, cominciò a muoversi verso il basso. Si fermò solo quando la corda tornò a tendersi.
Erano stati i gworl a fargli questo. Dopo averlo messo fuori combattimento, lo avevano calato nel pozzo, o, molto più probabilmente, lo avevano portato giù. Il pozzo era stretto, un uomo avrebbe potuto appoggiare la schiena a una parete e puntare i piedi contro l’altra. La discesa avrebbe strappato la pelle a un uomo, ma la pelle pelosa dei gworl era parsa abbastanza coriacea, ed essi avrebbero potuto sopportare senza danni la discesa e la risalita. Poi era stata calata una corda, era stata messa intorno al suo collo, ed egli era stato calato attraverso il foro sul fondo del mondo.
Non c’era alcun modo di risalire. Sarebbe morto di fame. Il suo corpo avrebbe galleggiato sui gorghi dello spazio, finché la corda non fosse marcita. E neppure allora sarebbe caduto, ma avrebbe continuato a galleggiare nell’ombra del disco. I gworl che lui aveva fatto cadere dal costone erano precipitati, ma era stata la loro accelerazione a farli proseguire verso il basso.
Sebbene la sua situazione fosse disperata, non poté fare a meno di ipotizzare sulle caratteristiche gravitazionali del pianeta piatto. Il centro doveva trovarsi sul fondo; tutta l’attrazione era rivolta verso l’alto, nella massa del pianeta. Da questo lato, l’attrazione non esisteva.
Cosa avevano fatto a Chryseis, i gworl? L’avevano uccisa, come avevano ucciso la sua amica?
Si rese conto allora che, qualunque cosa le avessero fatto, avevano di proposito evitato di appenderla vicino a lui. Avevano escogitato, come ultimo tocco della loro raffinata tortura, un modo perché lui si tormentasse per il suo destino. Fino a quando fosse sopravvissuto, alla estremità della corda, avrebbe pensato a quanto poteva esserle accaduto. Avrebbe immaginato una moltitudine di possibilità, tutte orribili.
Per un lungo periodo, rimase sospeso con una lieve inclinazione nei confronti della perpendicolare, in posizione costante. Laggiù, dove non esisteva gravità, non poteva oscillare come un pendolo.
Sebbene restasse nell’ombra del disco nero, poté rendersi conto dei movimenti del sole. Il sole era invisibile, nascosto dal disco, ma la luce di esso cadeva sul bordo della grande curva e lentamente avanzava su di essa. Il cielo verde, sotto il sole, splendeva vivido, mentre le parti non illuminate, davanti e dietro, diventavano oscure. Poi una luce più fioca, lungo il bordo del disco, apparve, ed egli capì che la luna stava seguendo il sole.
Deve essere mezzanotte, pensò. Se i gworl la stanno portando da qualche parte, può darsi che siano già in mare. Se l’hanno torturata, forse è morta. Se le hanno fatto del male, spero che sia morta.
Bruscamente, mentre pendeva nell’oscurità sotto il fondo del mondo, sentì uno strattone al collo. Il nodo si strinse, anche se non tanto da soffocarlo, e lui fu trascinato verso l’apertura del pozzo. Poi la sua testa attraversò la rete della gravità (come la tensione di superficie dell’acqua, pensò) ed egli fu libero dall’abisso. Delle braccia forti e vigorose lo circondarono e lo strinsero contro un petto forte, caldo e peloso. Un alito alcoolico gli sfiorò il volto. Una bocca cuoiosa gli scalfì la guancia, mentre la creatura lo stringeva di più e cominciava a risalire il pozzo con Wolff tra le braccia. Quando la cosa fece forza con le gambe, si udì il fruscio del pelo sulla roccia. Ci fu uno strattone, quando le gambe si sollevarono di colpo, e le mani strinsero un nuovo appiglio, poi un altro.