«Ma potei distinguere la struttura di Torre di Babilonia di questo mondo, anche se, in quel momento, non capivo ciò che stavo vedendo. Era tutto troppo inatteso e sconosciuto perché riuscissi a trovarvi uno schema logico. Per me, era tutto incomprensibile.»
Finnegan fu in grado, comunque, di comprendere che si trovava in una situazione disperata. Non aveva alcun mezzo per lasciare la cima del mondo, tranne che tentare di ritornare sulla Terra tramite le mezzelune. A differenza dei fianchi degli altri monoliti, la faccia di questo era levigata come una palla da bigliardo. E lui non aveva intenzione di servirsi di nuovo delle mezzelune, soprattutto considerando che Vannax lo stava certamente aspettando.
Sebbene non corresse il rischio di morire di fame (c’erano acqua e cibo in quantità tale da bastare ampiamente per diversi anni) non poteva e non voleva restare lassù. Temeva il ritorno del proprietario, perché avrebbe potuto trattarsi di un individuo dal carattere piuttosto tempestoso. C’erano diverse cose, nel palazzo, che mettevano a disagio Kickaha.
«Ma vennero i gworl» disse Kickaha. «Penso… so… che vennero da un altro universo, attraverso un passaggio simile a quello che avevo attraversato. Allora, non avevo modo di immaginare come e perché si trovassero nel palazzo. Ma fui lieto di essere arrivato per primo. Se fossi caduto nelle loro mani…! Più tardi, immaginai che si trattasse di agenti di un altro Signore. Li aveva mandati a rubare il corno. Ora, avevo visto il corno durante le mie peregrinazioni attraverso il palazzo, e lo avevo perfino suonato. Ma non sapevo come schiacciare le combinazioni di tasti che lo facevano funzionare. Anzi, non conoscevo neppure la sua vera funzione.
«I gworl arrivarono nel palazzo. Cento, o giù di lì. Fortunatamente, li vidi per primo. Subito dopo, la loro smania di uccidere li mise nei pasticci. Cercarono di uccidere alcuni Occhi del Signore, i corvi grandi come aquile che popolavano il giardino. Non mi avevano dato fastidio, forse perché pensavano che io fossi un ospite, o forse perché non mi avevano considerato pericoloso.
«I gworl cercarono di tagliare la gola a un corvo, e i corvi li attaccarono. I gworl si ritirarono nel palazzo, dove i grandi uccelli li seguirono. Ci furono sangue e penne e grumi di pelo nero sanguinante e cadaveri da ambo le parti, in tutta quella sezione del palazzo. Durante la battaglia, notai che un gworl usciva da una stanza col corno. Attraversava i corridoi come se cercasse qualcosa.»
Finnegan aveva seguito il gworl in un’altra stanza, grande come due hangar. In essa si trovava una piscina, e una serie di apparecchi interessanti ma enigmatici. Su un piedistallo di marmo si trovava un grande modello dorato del pianeta. Su ogni piano si trovavano dei gioielli. Come Finnegan avrebbe poi scoperto, i diamanti, i rubini e gli zaffiri erano sistemati in modo da formare dei simboli. Questi indicavano diversi punti di risonanza.
«Punti di risonanza?»
«Sì. I simboli erano degli appunti codificati delle combinazioni di note richieste per aprire dei passaggi in certi punti. Alcuni passaggi si aprono su altri universi, ma altri sono semplici porte tra piano e piano di questo mondo. Queste permettevano al Signore di viaggiare istantaneamente da un piano all’altro. Associati ai simboli c’erano minuscoli modelli delle caratteristiche particolari dei punti di risonanza ai vari piani.»
Il gworl col corno doveva avere saputo dal Signore il modo in cui leggere i simboli. A quanto pareva, stava facendo una prova, per il suo Signore, per assicurarsi di avere il corno giusto. Soffiò sette note verso la piscina, e le acque si divisero per rivelare una lingua di terra asciutta con alberi scarlatti intorno e, al di là, un cielo verde.
«Era il passaggio di cui si serviva il Signore originario per entrare, attraverso la piscina, nel piano di Atlantide. Io non sapevo, in quel momento, dove conducesse il passaggio. Ma compresi che mi si offriva una possibilità unica di fuggire dalla trappola del palazzo, e l’afferrai al volo. Arrivai alle spalle del gworl, gli strappai il corno di mano, e lo spinsi di fianco nella piscina, non sul passaggio, ma nell’acqua.
«Non avevo mai sentito in vita mia un fracasso e delle urla di disperazione e di angoscia simili. Tutta la paura che non hanno per le altre cose, è concentrata per loro in poche gocce d’acqua. Quel gworl andò a fondo, risalì gridando e sputando, e poi riuscì ad afferrare l’orlo del passaggio. Un passaggio ha dei bordi definiti, capisci, tangibili, anche se in continuo mutamento.
«Udii urla e ruggiti alle mie spalle. Una dozzina di gworl, che stringevano coltelli grossi e sanguinanti, stavano entrando nella sala. Mi tuffai nel buco, che cominciava a rimpicciolirsi. Era così piccolo, che mi sbucciai le ginocchia, attraversandolo. Ma lo traversai, e il passaggio si chiuse. Tagliò netto le braccia del gworl che cercava di uscire dall’acqua e di seguirmi. Io avevo il corno in mano mia, e per il momento mi ero sottratto alla loro caccia.»
Kickaha sogghignò, come se il ricordo lo divertisse ancora. Wolff domandò:
«Il Signore che ha mandato avanti i gworl è l’attuale Signore, vero? Chi è?»
«Arwoor. Il Signore scomparso era noto come Jadawin. Deve trattarsi dell’uomo che aveva detto di chiamarsi Vannax. Arwoor arrivò su questo mondo, e da allora ha continuato a cercare me e il corno.»
Kickaha riassunse quello che gli era capitato, dopo essersi trovato sul piano atlantideo. Durante i venti anni passati su quel mondo (anni terrestri), aveva vissuto su un piano o sull’altro, sempre travestito. I gworl e i corvi, ora al servizio del nuovo Signore Arwoor, non avevano mai cessato di cercarlo. Ma c’erano dei lunghi periodi di tempo, a volte due o perfino tre anni, durante i quali Kickaha non era stato disturbato.
«Aspetta un istante» disse Wolff. «Se le porte tra i piani erano chiuse, come hanno fatto i gworl a discendere il monolito per darti la caccia?»
Neppure Kickaha era stato capace di comprenderlo. Comunque, quando era stato catturato dai gworl nel piano del Giardino, li aveva interrogati. Sebbene di malagrazia, gli avevano fornito alcune spiegazioni. Erano stati calati sul piano di Atlantide per mezzo di corde.
«Diecimila metri?» disse Wolff.
«Certo, perché no? Il palazzo è un meraviglioso magazzino dai mille depositi. Se avessi avuto la possibilità di cercarle io stesso, per un tempo sufficiente, avrei trovato le corde. Comunque, i gworl mi hanno detto che il Signore Arwoor aveva dato ordine di non uccidermi. Perfino se questo avesse significato la mia fuga, a un certo momento. Voleva che io godessi di una serie di squisite torture. Il gworl mi ha detto che lui ha lavorato su delle tecniche nuove e più sottili, oltre ad avere perfezionato quelle più solide e consacrate. Puoi immaginarti quanto mi sia divertito, durante il viaggio di ritorno.»
Dopo la sua cattura nel Giardino, Kickaha era stato portato, attraverso Okeanos, alla base del monolito. Mentre si stavano inerpicando, un Occhio li aveva fermati. Aveva portato al Signore la notizia della cattura di Kickaha, e il Signore aveva rimandato in missione il corvo, con gli ordini. I gworl dovevano dividersi in due gruppi. Uno doveva continuare, con Kickaha. L’altro doveva ritornare nel Giardino. Se l’uomo che ora possedeva il corno fosse tornato con esso attraverso il passaggio, doveva essere catturato. Il corno doveva essere riportato al Signore.
Kickaha disse:
«Immagino che Arwoor volesse anche te. Probabilmente si è dimenticato di impartire anche quest’ordine ai gworl, per mezzo del corvo. Oppure, ha immaginato che ti avrebbero portato da lui, dimenticando che i gworl sono creature prive d’immaginazione e pedisseque nelle esecuzioni.
«Non so perché i gworl abbiano catturato Chryseis. Forse intendono servirsene come di un regalo di pace al Signore. I gworl sanno che il Signore è sdegnato con loro perché io ho condotto una caccia così lunga e a volte sprezzante. Pensano forse di placarlo con il capolavoro più bello del Signore precedente.»