Le due creature irrigidirono i muscoli delle gambe non appena si accorsero di essere state scoperte. Riuscirono entrambe a compiere una complicata piroetta, e a cadere in posizione eretta. Quello di destra scalciò. Wolff si gettò da una parte, poi si rialzò, ma Kickaha aveva fallito il colpo col suo pugnale e il gworl invece aveva mirato giusto. La lama si affondò nel braccio di Kickaha.
L’altro lanciò il suo coltello al funem Laksfalk. Colpì il giudeo al plesso solare, con una violenza che lo fece barcollare. Pochi secondi dopo, il giudeo si rialzò, e così si vide perché il pugnale non lo aveva colpito: indossava la maglia di ferro sotto l’abito normale.
Ma ormai il gworl col corno era giunto sulla finestra. Gli altri non poterono inseguirlo, perché il gworl rimasto stava combattendo furiosamente. Riuscì ad abbattere nuovamente Wolff, ma stavolta con un pugno. Si gettò contro Kickaha come un ariete, coi piedi in avanti, e abbatté anche lui. Il giudeo, con il pugnale in mano, balzò su di lui e cercò di colpirlo allo stomaco, ma la creatura gli afferrò il polso e strinse fino a farlo urlare di dolore.
Kickaha, a terra, sollevò il piede e colpì con un calcio il gworl alla caviglia. La creatura barcollò, ma non cadde perché Wolff lo afferrò. Avvinghiati, girarono intorno, in una danza mortale. Ognuno cercava di spezzare la schiena dell’altro. Wolff riuscì ad avere il sopravvento. Urtarono contro la parete, e fu il gworl ad avere la peggio, perché colpì la parete con la nuca.
Per un millesimo di secondo il gworl rimase stordito. Questo bastò a Wolff. Lo strinse contro di lui, e pigiò con tutte le sue forze la spina dorsale della creatura malevola, puzzolente e bitorzoluta. Troppo muscoloso e troppo robusto, il gworl resistette alla stretta mortale. Ma gli altri due uomini erano già su di lui, con i pugnali sfoderati. Colpirono e colpirono e avrebbero continuato a cercare un punto vitale nella massa cartilaginea della coriacea creatura, se Wolff non avesse detto loro di fermarsi.
Fece un passo indietro, e mollò il gworl, che cadde sanguinante a terra. Wolff lo ignorò per un istante, e andò a guardare dalla finestra, dalla quale era fuggito il gworl che stringeva il corno. Un gruppo di cavalieri, che impugnavano delle torce, stava percorrendo il ponte levatoio, diretto verso la campagna. La luce mostrava solo le acque immobili del fossato; non c’erano gworl in vista. Wolff si voltò a guardare il gworl che era rimasto.
«Si chiama Diskibibol, e l’altro è Smeel» disse Kickaha.
«Smeel deve essere annegato disse Wolff.» Anche se fosse stato capace di nuotare, i draghi d’acqua lo avrebbero divorato. Ma lui non era capace di nuotare.
Wolff pensò al corno che giaceva tra la melma, sul fondo del fossato.
«A quanto sembra, nessuno ha visto cadere Smeel. Così per il momento il corno è al sicuro laggiù.»
Il gworl parlò. Sebbene usasse il tedesco, la sua voce riusciva a modulare con difficoltà i suoni.
«Morirete, uomini. Il Signore vincerà; Arwoor è il Signore; non può essere sconfitto da creature sudicie come voi. Ma prima di morire, soffrirete delle più… delle più…»
Cominciò a tossire, sputò sangue, e continuò a dibattersi, finché morì.
«Faremo meglio a sbarazzarci del cadavere» disse Wolff. «Potremmo trovare difficile spiegare il motivo della sua presenza qui. E Von Elgers potrebbe collegare alla loro presenza in questa stanza il corno mancante.»
Un’occhiata dalla finestra gli mostrò che i cavalieri erano già lungo la strada che conduceva al villaggio. Per il momento, almeno, non c’era nessuno sul ponte. Sollevò il pesante cadavere, e lo spinse fuori dalla finestra. Dopo avere fasciato la ferita di Kickaha, Wolff e il giudeo eliminarono le prove della lotta.
Il funem Laksfalk parlò solo quando ebbero terminato. Il suo volto era pallido e cupo.
«Quello era il corno del Signore. Vi chiedo di dirmi come è giunto qui e qual è la vostra parte in questa… in questa apparente empietà.»
«È giunto il momento della verità» disse Kickaha. «Parla tu, Bob. Per una volta, non mi sento in grado di sostenere la conversazione.»
Wolff era preoccupato per Kickaha, perché anche il suo viso era pallido, e il sangue stava uscendo dalla ferita, e macchiava la pesante fasciatura. Malgrado ciò, disse al giudeo quanto poteva, nel minor tempo possibile.
Il cavaliere ascoltò attento, sebbene non potesse fare a meno di porre delle domande di quando in quando, e di imprecare in qualche punto particolarmente sorprendente.
«Per Dio!» disse quando gli parve che Wolff avesse finito. «Questa storia di un altro mondo mi avrebbe indotto a chiamarti mentitore, se i rabbini non mi avessero già detto che i miei antenati, e quelli dei teutonici, sono giunti da un mondo simile. Poi c’è il Libro del Secondo Esodo, che dice la stessa cosa e afferma che anche il Signore è giunto da un mondo diverso.
«Malgrado ciò, ho sempre pensato che queste storie fossero il genere di fantasticherie preferito dai santi uomini, che sono sempre un po’ pazzi. Non avrei mai immaginato di dirlo forte, perché non avrei voluto venire lapidato per eresia. E poi, c’era sempre la possibilità che si trattasse della verità. E il Signore punisce coloro che lo negano; su questo non c’è dubbio.
«Ora, voi mi mettete in una situazione che nessuno potrebbe invidiare. Vi conosco per i due cavalieri più grandi e gloriosi che abbia mai avuto la fortuna d’incontrare. Siete uomini che non direbbero mai una menzogna, in questa situazione; su questo, potrei giurarci. E la vostra storia sa di verità come l’armatura del grande uccisore di draghi, il funem Zilberbergl. Eppure, non so.»
Scosse il capo:
«Cercare di entrare nella cittadella del Signore, cercar di colpire il Signore! Questo mi spaventa. Per la prima volta in vita mia, io, Leyb funem Laksfalk, ammetto di avere paura.»
Wolff disse:
«Tu ci hai dato la tua parola. Ti liberiamo da essa, ma ti chiediamo di restare fedele al tuo giuramento. Non devi dire nulla a nessuno della nostra impresa.»
Rabbioso, il giudeo disse:
«Non ho detto che vi avrei abbandonato! Non lo farò, almeno non ancora. C’è una cosa che mi fa credere che diciate la verità. Il Signore è onnipotente, eppure il suo corno sacro è stato prima nelle vostre mani, poi in quelle dei gworl, e il Signore non ha fatto nulla. Forse…»
Wolff rispose che non aveva tempo di aspettare che lui prendesse una decisione. Il corno doveva essere ritrovato ora, mentre ce n’era l’opportunità. E Chryseis doveva essere liberata appena possibile. Li portò fuori dalla stanza, in un’altra che, per il momento, non era occupata; là presero tre spade in sostituzione delle loro, che i gworl dovevano avere gettato fuori dalla finestra nel fossato. Dopo pochi minuti, erano fuori dal castello, fingendo di cercare i gworl tra gli alberi.
Ormai quasi tutti i teutonici che erano usciti erano ritornati nel castello. I tre attesero che i ricercatori decidessero che non c’era nessun gworl nei paraggi. Quando l’ultimo degli audaci fu passato oltre il ponte levatoio, Wolff e i suoi amici spensero le loro torce. Due sentinelle rimasero nella garitta alla fine del ponte levatoio. Costoro, comunque, si trovavano a cento metri di distanza, e non potevano vedere nell’ombra dove i tre si nascondevano. Inoltre, erano troppo occupati a discutere gli eventi della notte e a guardare nell’oscurità dei boschi. Non erano le sentinelle regolari, perché queste erano state uccise dai gworl quando essi si erano conquistati la libertà, passando dal ponte levatoio.
«Il corno deve trovarsi nel punto immediatamente sottostante la nostra finestra» disse Wolff. Solo che…
«I draghi d’acqua» disse Kickaha. «Avranno portato i corpi di Smeel e Diskibibol nelle loro tane, dovunque siano. Ma potrebbero essercene degli altri nei paraggi. Io andrei, ma la mia ferita li attirerebbe subito.»