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I seguenti ordini devono essere eseguiti con urgenza assoluta! A bordo della Carina Cruzeiro, destinazione Fan, data di arrivo 10 gennaio T. U., c’è il noto assassino Haxo Angmark. Recarsi all’atterraggio con adeguata autorità, praticare l’arresto e l’incarcerazione di quest’uomo. Queste istruzioni devono essere portate a termine con successo. Non è ammesso sbagliare.

ATTENZIONE! Haxo Angmark è straordinariamente pericoloso. Che lo si uccida senza esitazione alla minima minaccia di resistenza.

Thissell considerò il messaggio con sgomento. Venendo a Fan come Rappresentante Consolare, non si sarebbe aspettato niente del genere; non si sentiva portato a trattare con pericolosi assassini, né ne aveva la competenza. Si lisciò pensosamente le grigie guance pelose della maschera. La situazione non era completamente nera; Esteban Rolver, Direttore dello Spazioporto, avrebbe indubbiamente collaborato, e magari avrebbe fornito un plotone di schiavi.

Un po’più risollevato, Thissell rilesse il messaggio: 10 gennaio, Tempo Universale. Consultò il calendario di conversione. Oggi era il 40 della Stagione del Nettare Amaro… Thissell fece scorrere il dito lungo le colonne, si fermò. 10 gennaio, oggi.

Un rombo lontano attirò la sua attenzione. Dalla nebbia vide scendere una sagoma indistinta: la navicella che ritornava dopo il contatto con la Carina Cruzeiro.

Thissell rilesse ancora una volta l’annotazione, sollevò il capo e fissò la navicella che scendeva. A bordo ci doveva essere Haxo Angmark. Di lì a cinque minuti avrebbe camminato sul suolo di Sirene. Le formalità di dogana gli avrebbero preso una ventina di minuti. Il campo di atterraggio si trovava a due chilometri di distanza, collegato a Fan tramite un tortuoso sentiero attraverso le colline.

Thissell si rivolse allo schiavo:

— Quando è arrivato questo messaggio?

Lo schiavo si piegò in avanti per dimostrare di non aver capito. Thissell ripeté la domanda, cantando con l’accompagnamento ticchettante dell’himerkin:

— Questo messaggio: da quanto tempo hai avuto il piacere di custodirlo?

Lo schiavo cantò:

— Lunghi giorni io ho atteso sul pontile, solo ritirandomi sulla zattera all’avvento del crepuscolo. Ora la mia veglia è premiata; ho scorto Ser Thissell.

Thissell volse le spalle e si avviò furiosamente lungo il molo. Balordi, inefficienti sirenesi! Perché non gli avevano mandato il messaggio alla casa galleggiante? Venticinque minuti… Non più di venticinque minuti…

Arrivato alla passeggiata, Thissell si fermò. Guardò di qua e di là, sperando in un miracolo: un qualche mezzo aereo che lo trasportasse velocemente all’aeroporto, dove, con l’aiuto di Rolver, Haxo Angmark poteva ancora essere trattenuto. Ancora meglio sarebbe stato un secondo messaggio che cancellasse il primo. Qualcosa, una cosa qualsiasi. Ma su Sirene non c’erano aerauto e non apparve nessun secondo messaggio.

Dall’altra parte della passeggiata sorgeva una piccola fila di strutture permanenti, fatte di pietra e acciaio, impenetrabili quindi agli Uomini-notte. Una di queste strutture era occupata da uno stalliere e da lì Thissell vide uscire un uomo con una splendida maschera di argento e perle, che emerse cavalcando un destriero sirenese, simile a una lucertola.

Thissell schizzò in avanti. C’era ancora un po’di tempo; se aveva fortuna poteva ancora intercettare Haxo Angmark. Si affrettò ad attraversare la passeggiata.

Lo stalliere era dall’altra parte dei box. Controllava i suoi animali con sollecitudine, ora lucidando una squama, ora spazzolando via un insetto.

C’erano cinque bestie di prima qualità: ognuna arrivava alla spalla di un uomo, ognuna aveva gambe massicce e una grande testa a cuneo.

Dalle zanne davanti, che erano state artificialmente allungate e curvate quasi a cerchio, penzolavano degli anelli d’oro; le squame di ogni bestia erano state colorate in modo da formare un disegno a rombi; porpora e verde, arancione e nero, rosso e blu, marrone e rosa, giallo e argento.

Thissell si fermò senza fiato di fronte allo stalliere. Prese il suo kiv [1], poi esitò. Questo poteva essere considerato un casuale incontro personale?

Magari era meglio lo zacinko? Ma il fatto che egli avesse una grande necessità non pareva consigliare l’approccio formale. Meglio il kiv, dopo tutto. Fece un accordo, ma per errore si ritrovò a suonare il ganga. Dietro la sua maschera, Thissell sorrise per scusarsi; la sua relazione con lo stalliere non poteva in alcun modo porsi su intime basi. Sperò che lo stalliere fosse un tipo spiritoso e, in ogni caso, l’urgenza non gli permetteva di scegliere lo strumento esatto. Fece un secondo accordo e, suonando al meglio che l’agitazione, la mancanza di fiato e la mancanza di pratica gli permettevano, cantò una richiesta:

— Ser Stalliere, io ho immediata necessità di un destriero veloce, mi permetta di scegliere tra la sua mandria.

Lo stalliere indossava una maschera di notevole complessità che Thissell non riuscì a identificare: una costruzione di tessuto scuro verniciato, cuoio grigio pieghettato e, in alto sulla fronte, due grandi globi verdi e scarlatti, minutamente segmentati come gli occhi degli insetti. Costui fissò Thissell per un lungo istante, poi scelse ostentatamente il suo stimic [2], eseguì una brillante progressione di trilli e rondò, di tale complessità che Thissell non riuscì ad afferrare. Lo stalliere cantò:

— Ser Faleno Lunare, temo che i miei destrieri non siano adatti a una persona della sua distinzione.

Thissell ci diede dentro con il ganga, in maniera convinta:

— Ma niente affatto; mi paion tutti valenti. Io ho gran fretta e volentieri ne accetterei uno del gruppo.

Lo stalliere suonò un fragile crescendo a cascata. — Ser Faleno Lunare

— cantò — tutti malati e sporchi sono i destrieri. Son lusingato che lei li consideri valenti. Non posso accettare il pregio che lei mi offre. E… — qui, cambiando strumento, trasse un freddo suono dal suo krodatch [3] —…a volte mi capita di non riconoscere i simpaticoni e gli amici artigiani che mi si rivolgono tanto familiarmente con il loro ganga.

L’insinuazione era chiara. Thissell non avrebbe avuto nessun destriero.

Voltò le spalle e si mise a correre verso il campo di atterraggio. Dietro di lui si levò il clamore dell’himerkin dello stalliere… Thissell non si fermò per vedere se si rivolgesse ai suoi schiavi o a lui.

Il precedente Rappresentante Consolare dei Pianeti Patria su Sirene era stato ucciso a Zundar. Mascherato da Bravo di Taverna, si era accostato a una ragazza ornata per le Pose Equinoziali, una sconvenienza per la quale venne immediatamente decapitato da un Demiurgo Rosso, un Elfo Solare e un Calabrone Magico. Edwer Thissell, recentemente laureato all’Istituto, era stato nominato suo successore e gli erano stati concessi tre giorni per prepararsi. Thissell era di solito di carattere contemplativo, addirittura cauto, ma aveva accettato la designazione come una sfida. Aveva imparato la lingua sirenese tramite le tecniche subcerebrali senza trovarla complicata.

Poi aveva letto sul «Giornale dell’Antropologia Universale»:

La popolazione del litorale titanico è assai individualista, forse a causa dell’ambiente generosissimo, che non premia in alcun modo l’attività di gruppo. La lingua, riflettendo questa caratteristica, esprime le emozioni individuali, gli atteggiamenti emotivi verso una certa situazione. La comunicazione è vista come un effetto secondario. Inoltre, la lingua è cantata, di solito con l’accompagnamento di piccoli strumenti. Per questa ragione risulta assai difficile ottenere informazioni da un nativo di Fan, o della città proibita di Zundar. Si potrà essere rallegrati con eleganti arie e dimostrazioni di straordinario virtuosismo, su uno dei tanti strumenti musicali.

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1

Kiv: cinque serie di strisce di metallo resiliente, quattordici per serie, suonate pizzicando, torcendo e strimpellando.

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2

Stimic: tre tubi simili a flauti, forniti di pistoni. Pollice e indice premono una sacca che insuffla aria attraverso il bocchino; il medio, l’anulare e il mignolo manovrano lo scorrevole. Lo stimic è uno strumento molto adatto per sentimenti di fredda riprovazione, o anche di disapprovazione.

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3

Krodatch: una piccola scatola musicale quadrata, munita di corde di budello resinato. Il musicista gratta le corde con l’indice, oppure le batte con la punta delle dita, in modo da produrre una gran quantità di suoni tranquillamente formali. Il krodatch è anche usato come strumento da insulto.