Thissell si avvicinò al portico.
— Buon giorno, Ser Welibus.
Welibus annuì distrattamente e disse con voce piatta, pizzicando il suo krodatch:
— Buon giorno.
Thissell fu piuttosto sorpreso. Questo non era proprio lo strumento da usarsi con un amico e compagno extra-sirenese, anche se indossava il Faleno Lunare.
Thissell disse freddamente:
— Le posso chiedere da quanto tempo lei è seduto qui?
Welibus ci pensò mezzo minuto e, quando parlò, lo fece accompagnandosi sul più cordiale crebarin. Ma il ricordo delle note del krodatch risuonava ancora nella mente di Thissell.
— Sono qui da quindici o venti minuti. Perché me lo chiede?
— Mi domandavo se ha visto passare un Dimonio della Foresta.
Welibus annuì. — È andato verso la pianura… Credo che sia entrato nella prima bottega di maschere.
Thissell sibilò tra i denti. Questa era la prima mossa che doveva fare Angmark, naturalmente. — Non lo troverò mai più quando si sarà cambiata la maschera — mormorò.
— Chi è questo Dimonio della Foresta? — chiese Welibus, come se la cosa non lo interessasse più che tanto.
Thissell non vide ragioni per tenergli nascosto il nome. — Un noto criminale: Haxo Angmark.
— Haxo Angmark! — gracchiò Welibus, appoggiandosi alla sua sedia.
— Ma è sicuro che sia qui?
— Ragionevolmente sicuro.
Welibus si fregò le mani che tremavano. — Questa è una brutta notizia…
davvero brutta! Si tratta di un mascalzone senza scrupoli.
— Lei lo conosce bene?
— Bene come tutti. — Ora Welibus si accompagnava con il kiv. — Prima aveva il posto che adesso occupo io. Io ero venuto per un’ispezione e ho scoperto che truffava quattromila UMI al mese. Sono sicuro che egli non provi molta gratitudine verso di me. — Welibus guardò nervosamente verso la pianura. — Spero che lei lo acchiappi.
— Farò del mio meglio. Lei dice che è entrato nella bottega delle maschere?
— Ne sono sicuro.
Thissell si voltò. Ritornando sul sentiero si chiuse la pesante porta dietro le spalle.
Camminò lungo la passeggiata fino al negozio delle maschere e si fermò fuori come se ammirasse gli articoli: un centinaio di maschere miniate, ricavate da legni preziosi e minerali, adornate di fiocchi di smeraldo, seta di ragnatele, ali di vespa, squame di pesce pietrificato e cose del genere. La bottega era vuota, escluso il fabbricante di maschere, un uomo nodoso vestito di giallo, che indossava una maschera illusoriamente semplice: l’Esperto Universale, costruita con oltre duemila pezzettini di innesti di legno.
Thissell pensò a cosa dovesse dire, come doveva accompagnarsi, quindi entrò. Il fabbricante di maschere, vista la maschera da Faleno Lunare e notati i modi diffidenti di Thissell, continuò con il suo lavoro.
Thissell si buttò sul più facile dei suoi strumenti e diede un colpo allo strapan… forse non proprio la scelta più felice, perché questo strumento comportava un certo grado di condiscendenza. Thissell cercò di bilanciarne l’effetto cantando con un tono caldo, soffuso quasi, agitando lo strapan in maniera bizzarra, quando sbagliava una nota:
— Uno straniero è persona assai interessante; ha egli inconsuete abitudini, eccita egli la curiosità.
Non più di venti minuti fa, entrò uno straniero in questa affascinante bottega, scambiò egli il suo rosso Dimonio della Foresta con una delle notevoli e avventurose creazioni messe assieme in questo luogo.
Il fabbricante di maschere guardò Thissell di sghembo e, senza dire una parola, suonò una serie di accordi su uno strumento che Thissell non aveva mai visto: una sacca flessibile afferrata con il palmo della mano con tre corti tubicini che passavano tra le dita. Se i tubicini venivano strizzati, quasi fino a chiuderli, e l’aria veniva fatta passare nella fessura, si produceva un suono simile a quello di un oboe. All’orecchio non ancora abituato di Thissell lo strumento parve difficile, ma il fabbricante di maschere pareva abile e la musica diffondeva un profondo senso di disinteresse.
Thissell provò ancora, manovrando laboriosamente lo strapan. Cantò:
— Per un extra-sirenese su questo bel pianeta, la voce di chi vi abita è come acqua su di una pianta assetata. Una persona che possa unire due poveri extra-sirenesi fa un grande atto di pietà.
Il fabbricante di maschere passò distrattamente le dita sul suo strapan ed eseguì una serie di scale barocche, mentre le sue dita si muovevano più in fretta di quanto l’occhio potesse seguire. Cantò in stile formale:
— Per un artista sono preziosi i suoi momenti di concentrazione; a lui non interessa passare il tempo scambiando banalità con qualcuno che al massimo è di medio prestigio. — Thissell tentò di inserire una contro-melodia, ma il fabbricante di maschere suonò una nuova serie di accordi di tal portento da eludere le capacità di comprensione di Thissell, poi continuò:
— Nella bottega arriva una persona che evidentemente ha preso per la prima volta uno strumento di cui non aveva mai saggiato le difficoltà, poiché la sua esecuzione musicale è criticabile. Egli parla di nostalgia e desidera vedere un altro del suo paese. Egli dissimula il suo enorme strakh dietro un Faleno Lunare, poiché suona lo strapan a un Maestro Artigiano e canta con una voce di sprezzante dileggio. Il raffinato e creativo artista ignora la provocazione.
Egli suona un cortese strumento, rimane sul vago e confida che lo straniero si stanchi di prenderlo in giro e se ne vada subito.
Thissell tirò fuori il suo kiv. — Il nobile fabbricante di maschere ha completamente equivocato…
Fu interrotto dal grattare dello strapan del fabbricante di maschere. —
Allo straniero, adesso, pare divertente mettere in ridicolo le capacità di comprensione dell’artista.
Thissell grattò furiosamente sullo strapan:
— Per proteggermi dal caldo, sono entrato in un piccolo e poco appariscente negozio di maschere. L’artigiano, benché distratto dal fatto di conoscere poco i suoi nuovi strumenti, promette di migliorare. Lavora con pignoleria per perfezionarsi, a tal punto che dopo un po’egli rifiuta di conversare con gli stranieri, non importa di cosa essi abbiano bisogno.
Il fabbricante di maschere posò con attenzione i suoi strumenti per scolpire. Si alzò in piedi, andò dietro un paravento e ritornò indossando una maschera di acciaio e d’oro, che simulava delle fiamme che si alzavano dai capelli. In una mano teneva uno skaranyi e nell’altra una scimitarra. Suonò una brillante serie di note selvagge e cantò:
— Anche l’artista più realizzato può aumentare il proprio strakh uccidendo mostri marini, Uomini-notte e scocciatori. Ecco, ora c’è l’occasione. L’artista attenderà solo dieci secondi, perché chi l’ha offeso indossa un Faleno Lunare. — Ruotò la scimitarra, la fece girare in aria.
Thissell pestò disperatamente sullo strapan. — Entrò un Dimonio della Foresta in questa bottega? Se ne andò egli con una nuova maschera?
— Cinque secondi trascorsero — cantò il fabbricante di maschere in un ritmo veloce, di cattivo augurio.
Thissell si allontanò pieno di rabbia. Attraversò la piazza e guardò su e giù per la spianata. Centinaia di uomini e donne gironzolavano lungo i moli, oppure stavano sui ponti delle loro barche, ognuno con una maschera che doveva esprimere il relativo umore, il prestigio e gli attributi speciali, e dappertutto si sentiva il cicaleccio degli strumenti musicali.