Thissell era a un punto morto. Il Dimonio della Foresta era scomparso.
Haxo Angmark camminava libero per Fan e Thissell aveva fallito le urgenti istruzioni di Castel Cromartin.
Dietro di lui suonarono le distratte note di un kiv. — Ser Faleno Lunare Thissell, la vedo assorbito dai pensieri.
Thissell si voltò e vide accanto a sé un Gufo delle Caverne, in un sobrio mantello grigio e nero. Thissell riconobbe la maschera che simbolizzava erudizione e paziente esplorazione di idee astratte; Mathew Kershaul l’aveva indossata quando si erano incontrati la settimana prima.
— Buon giorno, Ser Kershaul — borbottò Thissell.
— E come vanno gli studi? Ha imparato a eseguire la scala di do maggiore più con il gomapardo? Se ben ricordo, lei trovava questi intervalli risvoltati piuttosto imbarazzanti.
— Ci ho lavorato su — disse Thissell malinconicamente. — Tuttavia, poiché sarò con ogni probabilità richiamato a Polvpolis, sarà stato solo del tempo perso.
— Eh? Come mai?
Thissell raccontò la storia di Haxo Angmark. Kershaul annuì gravemente. — Ricordo Angmark. Non era un personaggio simpatico, ma un eccellente musicista, con delle dita veloci e un autentico talento per i nuovi strumenti. Si tirò pensosamente il pizzetto della sua maschera da Gufo delle Caverne. — Che cosa conta di fare?
— Non ne ho idea — disse Thissell, suonando un triste fraseggio sul kiv.
— Non so che razza di maschera indossi adesso, e se non so che aspetto abbia, come faccio a trovarlo?
Kershaul si tirò la barbetta. — Ai vecchi tempi egli prediligeva il Ciclo Exo Cambiano e credo che usasse un’intera serie di Creature degli Inferi.
Certo che adesso potrebbe aver cambiato gusti.
— Proprio così — si lamentò Thissell. — Potrebbe essere sei metri più in là e io non avrei modo di saperlo. — Lanciò uno sguardo amaro dall’altra parte della passeggiata, verso la bottega del fabbricante di maschere. —
Nessuno mi dirà niente; mi chiedo se gliene importi qualcosa del fatto che un assassino stia camminando per i loro moli.
— Assolutamente vero — convenne Kershaul. — Il modo di giudicare dei sirenesi è diverso dal nostro.
— Non hanno alcun senso della responsabilità — dichiarò Thissell. —
Mi chiedo se lancerebbero una corda a uno che sta affogando.
— È vero che a loro non piacciono le interferenze — convenne Kershaul. — Per loro è essenziale la responsabilità dell’individuo e l’autosufficienza.
— Interessante — disse Thissell — ma io brancolo ancora nel buio per quanto riguarda Angmark.
Kershaul lo osservò con gravità. — E se dovesse individuare Angmark, cosa farebbe dopo?
— Eseguirei gli ordini dei miei superiori — disse Thissell supinamente.
— Angmark è un uomo pericoloso — rimuginò Kershaul. — Ha un sacco di vantaggi su di lei.
— Non devo farci caso. Il mio dovere è quello di rimandarlo a Polypolis. Probabilmente è tranquillo, almeno finché continuerò a non avere la più pallida idea di dove egli sia.
Kershaul rifletté. — Un extra-sirenese non può nascondersi dietro una maschera; non tra quelli di Sirene, per lo meno. Siamo in quattro qui a Fan: Rolver, Welibus, lei e io. Se ci fosse un altro extra-sirenese che volesse metter su casa, la notizia arriverebbe in un batter d’occhio.
— E se si recasse a Zundar?
Kershaul alzò le spalle. — Dubito che osi tanto. D’altra parte… — Kershaul fece una pausa, poi, notando che Thissell non faceva attenzione, si volse a seguire il suo sguardo.
Un uomo con un Dimonio della Foresta camminava spavaldamente verso di loro, lungo la passeggiata. Kershaul mise una mano sul braccio di Thissell per trattenerlo, ma Thissell si incamminò alla volta del Dimonio della Foresta, con la pistola che gli era stata prestata pronta in mano. —
Haxo Angmark — berciò — non fare una mossa, o ti ammazzo. Sei in arresto.
— È sicuro che sia Angmark? — chiese Kershaul con voce preoccupata.
— Lo scoprirò — disse Thissell. — Voltati, Angmark, alza le mani.
Il Dimonio della Foresta si irrigidì, sorpreso e imbarazzato. Prese il suo zacinko, suonò un arpeggio di domanda e cantò:
— Perché mi molesti, Faleno Lunare?
Kershaul si fece avanti e suonò un fraseggio conciliante sul suo slobo.
— Temo che di un caso di confusa persona si tratti, Ser Dimonio della Foresta. Ser Faleno Lunare sta cercando un extra-sirenese che porta una maschera da Dimonio della Foresta.
La musica del Dimonio della Foresta divenne irritata e improvvisamente afferrò il suo stimic. — Dice egli che son io un extra-sirenese? Che mi provi ciò che dice, o avrà la mia vendetta sulla faccia.
Kershaul guardò imbarazzato la folla che si era radunata e si mise di nuovo a suonare una melodia ingraziante. — Son sicuro che Ser Faleno Lunare…
Il Dimonio della Foresta interruppe con una fanfara di note di skaranyi.
— Che dimostri ciò che dice, o si prepari a far scorrere il sangue.
Thissell disse:
— Molto bene, lo proverò. — Fece un passo in avanti e afferrò la maschera del Dimonio della Foresta. — Fammi vedere la tua faccia, così dimostreremo la tua identità!
Il Dimonio della Foresta fece un salto indietro, stupito. La folla rimase senza fiato, poi cominciò un concerto e uno strimpellio di vari strumenti, malaugurante.
Il Dimonio della Foresta portò la mano alla base del collo, tirò la corda del suo duello-gong e con l’altra mano afferrò la sua scimitarra.
Kershaul si fece avanti, suonando lo slobo in maniera esagitata. Thissell, ormai piuttosto sconcertato, si fece da parte, sentendo le urla della folla.
Kershaul cantava spiegazioni e scuse, il Dimonio della Foresta rispondeva; Kershaul parlò a Thissell da sopra la spalla:
— Se la dia a gambe se non vuole essere ammazzato! Presto!
Thissell esitava. Il Dimonio della Foresta alzò una mano per spingere via Kershaul. — Via! — urlò Kershaul. — Nell’ufficio di Welibus, si chiuda dentro!
Thissell se la diede a gambe. Il Dimonio della Foresta lo inseguì per pochi metri, poi batté i piedi e gli scaricò dietro una sequela di suoni derisori di tromba a mano, mentre la folla produceva uno sprezzante controcanto con i ticchettanti himerkin.
Non lo seguirono oltre. Invece di rifugiarsi nell’ufficio di import-export, Thissell svoltò di lato e, dopo attenta ricognizione, si avviò verso il molo dove era ormeggiata la sua casa galleggiante.
Era ormai quasi il crepuscolo quando finalmente raggiunse la casa, Toby e Rex se ne stavano accoccolati sul ponte anteriore, circondati dalle provviste che avevano portato a bordo: canestri di giunchi pieni di cereali e di frutta, vasi di vetro azzurrato che contenevano vino, olio e succhi saporiti, tre porcelli in un recinto di vimini. Stavano rompendo delle noci tra i denti, sputando i gusci fuori bordo. Guardarono su, verso Thissell, e a lui sembrò che adesso si alzassero in piedi con una certa indifferenza. Toby mormorò qualcosa a voce bassissima; Rex soffocò un risolino.
Thissell fece crepitare il suo himerkin rabbiosamente. Cantò:
— Portate fuori la nave; questa notte restiamo a Fan.
Nell’intimità della sua cabina, Thissell si tolse il Faleno Lunare e guardò nello specchio la sua faccia che gli era ormai quasi sconosciuta. Sollevò il Faleno Lunare e ne osservò i detestati lineamenti: la pelliccia grigia, le spine azzurre, i ridicoli ornamenti di merletto. Non era certo una figura degna del Rappresentante Consolare dei Pianeti Patria. Se pure ancora gli competeva questa carica, ora che Cromartin aveva sentito che Angmark se ne era andato per conto suo!