Выбрать главу

Andai alla finestra e guardai la pioggia mista a neve; poi mi misi a letto e lessi da cima a fondo Sotto la guida del fato. Non era poi una grande impresa: il libro contava solo 94 pagine ed era talmente mal scritto che sarebbe diventato sicuramente una grossa moda.

Si basava sulla premessa che ogni evento fosse stabilito e organizzato da angeli custodi, e l’eroina diceva cose come: “Tutto accade per una ragione, Derek! Hai rotto il fidanzamento e sei andato a letto con Edwina e sei stato implicato nella sua morte e io mi sono rivolta a Paolo per trovare conforto e sono andata con lui in Nepal per imparare il significato della sofferenza e della disperazione, senza le quali il vero amore è privo di senso. Tutto — l’incidente ferroviario, il suicidio di Lilith, l’assuefazione di Halvard, il crollo del mercato azionario — tutto è accaduto perché potessimo stare insieme. Oh, Derek, c’è una ragione dietro ogni cosa!”.

Escluso, a quanto pareva, il taglio alla maschietta. Mi svegliai alle tre, con l’impressione che Irene Castle e alcune mazze da golf mi ballassero nella testa. Una cosa del genere era accaduta a Henri Poincaré. Da giorni e giorni lavorava alle funzioni matematiche, e una notte bevve troppo caffè (che probabilmente aveva avuto lo stesso effetto dei libercoli da quattro soldi) e non riuscì a dormire, e nella sua testa le idee “si alzarono a stormi”.

Era accaduto anche a Friedrich Kekulé, che a bordo di un autobus si era messo a fantasticare e aveva visto catene di atomi di carbonio danzare follemente tutt’intorno. Una catena all’improvviso aveva preso in bocca la propria coda e formato un anello: così Kekulé aveva finito per scoprire l’anello benzenico e rivoluzionare la chimica organica.

Tutto ciò che Irene Castle faceva con le mazze da golf era il valzer all’inglese. Dopo un poco, accesi la luce e aprii Browning.

Scoprii che aveva conosciuto Flip, in fin dei conti. Aveva scritto una poesia, Soliloquio del chiostro spagnolo, su di lei. “G-r-r, brutta porca” aveva scritto, ovviamente dopo che lei aveva accartocciato tutti i fogli con le sue poesie, e: “Vattene, avversione del mio cuore”. Decisi di dirlo a Flip la prossima volta che mi avesse rifilato il conto da pagare.

HOT PANTS (1971)

Capo d’abbigliamento femminile portato da tutte le donne, che faceva un bell’effetto solo su ragazzine giovanissime e graziose. Successori della minigonna degli anni Sessanta, gli hot pants erano una reazione ai tentativi degli stilisti di introdurre la gonna midi, lunga fino a metà polpaccio. Gli hot pants erano di satin o di velluto, spesso con bretelle, ed erano indossati con scarpe di coppale. Le donne li portavano anche in ufficio, e furono ammessi perfino nella sfilata per Miss America.

Passai il resto del weekend a lisciare col ferro da stiro i ritagli e a cercare di decifrare il modulo semplificato per l’assegnazione dei finanziamenti. Cos’erano i Parametri Selezione Ambizioni? E la mia Scala Priorità Efficienza? E cosa diavolo volevano dire con “Elenca area riservata parentesi restrizioni?” Al confronto, la ricerca dell’origine del taglio alla maschietta (o delle sorgenti del Nilo) pareva una quisquilia.

Nessun altro sapeva inoltre che cosa fossero le approvazioni dell’Ente federale per lo scambio elettronico dei dati. Quando andai al lavoro, lunedì, tutti quelli che conoscevo vennero al laboratorio di statistica a chiedere informazioni.

— Hai idea di come riempire questo stupido modulo? — mi domandò Sarah, facendo capolino a metà mattina.

— Nessuna — risposi.

— Secondo te, cosa può essere un indice gradazione spese? — Si appoggiò alla porta. — Non hai mai l’impressione che ti converrebbe piantare tutto e cominciare da capo?

Sì, pensai guardando lo schermo del computer. Avevo trascorso gran parte della mattinata a leggere ritagli, a estrarre ciò che mi auguravo fossero dati significativi, a inserirli su un dischetto e a progettare programmi statistici per interpretarli. Ciò che Billy Ray definiva “cacciare tutto nel computer e premere il pulsante”.

Avevo premuto il pulsante e — sorpresa! sorpresa! — non c’erano state sorprese. Esisteva una correlazione fra il numero di donne nella forza lavoro e il numero di riferimenti contrari al taglio alla maschietta nei quotidiani, una correlazione ancora più marcata fra taglio e vendita di sigarette e nessuna correlazione fra la lunghezza dei capelli e la lunghezza delle gonne, che avrei potuto prevedere benissimo da sola. Le gonne erano tornate a metà polpaccio nel 1926, mentre i capelli si erano fatti sempre più corti fino al crollo borsistico del ’29, con il taglio alla paggetto nel 1925 e l’ancora più corto taglio Eton nel 1926.

La correlazione più marcata di tutte riguardava il cappellino a cloche, e avvalorava così la teoria del carro davanti ai buoi e dimostrava senza ombra di dubbio che le statistiche non sono poi quella meraviglia che si crede.

— Ultimamente mi sento depressa per tutta questa storia — diceva Sarah. — Ho sempre creduto che fosse solo una questione di lui che aveva una soglia di relazione più alta della mia, ma forse questa è solo parte della struttura di rifiuto legata alle relazioni codipendenti.

Ted, pensai, stiamo parlando di Ted, che non vuole farsi sposare.

— E nel weekend mi sono messa a pensare: qual è il punto? Sto seguendo un sentiero d’intimità e lui è staccato fuori strada.

— Prurito — dissi.

— Cosa?

— Il tuo stato d’animo. Come se stessi perdendo tempo inutilmente sulla piattaforma di lancio. Non hai incontrato Flip nel weekend, vero?

— L’ho vista stamattina. Ha portato a me la posta del dottor Applegate.

Un anti-angelo vagante per il mondo a diffondere tenebre e rovina.

— Be’, è meglio che vada a vedere se qualcuno in Direzione mi sa dire cos’è un indice gradazione spese — disse Sarah, e se ne andò.

Tornai ai miei dati sul taglio alla maschietta. Chiesi al computer la distribuzione geografica per il 1923 e poi per il 1922. I grafici mostravano raggruppamenti a New York e a Hollywood (non era una sorpresa), a St. Paul, Minnesota, e a Marydale, Ohio (questa era una sorpresa). Seguendo una vaga sensazione, chiesi una analisi di Montgomery, Alabama. C’era un raggruppamento troppo piccolo per essere statisticamente significativo, ma sufficiente a spiegare quello di St. Paul. Montgomery era la città dove F. Scott Fitzgerald aveva incontrato Zelda e St. Paul era la sua città natale. I locali ovviamente cercavano di essere degni di Bernice si taglia i capelli. Questo però non spiegava Marydale, Ohio. Chiesi la distribuzione geografica per il 1921. Il raggruppamento di Marydale c’era ancora.

— Ecco qua! — disse Flip, mettendomi sotto il naso la posta. A quanto pareva, nessuno le aveva detto che il rosa postmoderno era il colore di moda per l’autunno. Indossava una casacca di un brillante blu bile, e gambali e un assortimento di nastro adesivo.

— Sono lieta che tu sia qui — dissi, prendendo una pila di ritagli. — Mi devi due e cinquanta per il caffellatte e mi serve una copia di questi ritagli. Oh, aspetta. — Andai a prendere gli annunci personali che avevo esaminato sabato e due articoli sugli angeli. Le diedi il tutto. — Una copia di ognuno.

— Non credo negli angeli — disse Flip.

Proprio nella piaga, come al solito.

— Una volta ci credevo — continuò — ma non ci credo più, dopo Brine. Cioè, se hai davvero un angelo custode, quello ti tira su di morale quando sei depressa e ti fa togliere dai meeting del comitato e roba del genere.

— E le fate?

— Vuol dire come le fate madrine? Naturalmente. Certo che ci credo.

Naturalmente.

Tornai al taglio alla maschietta. Marydale, Ohio. Che cosa avrà avuto, per diventare un punto caldo nel taglio di capelli? Caldo, pensai. E se ci fosse stato un caldo insolito in Ohio nell’estate del 1921? Un caldo tale da appiccicare i capelli lunghi alla pelle sudata della nuca e da far dire alle donne: “Non li sopporto più”.

Richiamai i dati meteorologici dello stato dell’Ohio da giugno a settembre e cominciai a cercare Marydale.

— Hai un minuto? — disse una voce dalla porta. Era Elaine, del Personale. Aveva una fascia elastica sulla fronte e un’aria acida. — Hai idea di cosa siano le razioni struttura implementativa assunzionale? — domandò.

— Neanche per sbaglio. Hai provato in Direzione?

— Ci sono già salita due volte e non sono riuscita a entrare. C’è una vera folla. — Trasse un gran respiro. — Sto diventando totalmente stressata. Hai voglia di fare allenamento?

— Salire scale? — chiesi poco convinta. Elaine scosse con decisione la testa. — Salire scale non allena i muscoli più estesi. Wall-walking. Palestra nella Ventottesima. Hanno chiodi da roccia e tutto il resto.

— No, grazie. Le pareti le ho già qui.

Elaine le guardò con disapprovazione e uscì. Tornai al taglio alla maschietta. Nel 1921 le temperature a Marydale erano state leggermente più basse del normale, e poi quella non era la città natale né di Irene Castle né di Isadora Duncan.

Lasciai perdere per il momento e tracciai un grafico di Pareto e alcune altre regressioni. C’era una debole correlazione tra la frequenza in chiesa e il taglio alla maschietta, una forte correlazione fra capelli corti e vendite di Hupmobile, ma non di Packard o di Ford modello T, e una tortissima correlazione fra caschetti e infermiere professionali. Chiesi al computer l’elenco degli ospedali americani nel 1921. Non ce n’era nemmeno uno nel raggio di cento miglia da Marydale.

Entrò Gina, con un’espressione tormentata.

— No, non so come compilare il modulo per il finanziamento — la anticipai. — E non lo sa nessun altro.

— Davvero? — disse lei vagamente. — Non l’ho ancora neppure guardato. Sto sprecando tutto il tempo in quello stupido comitato di ricerca per l’assistente di Flip. Secondo te, qual è la più importante qualità di una assistente?

— Essere l’esatto contrario di Flip — risposi. Visto che non rideva, azzardai: — Competenza? Disponibilità? Voglia di lavorare?

— Esatto. E se una persona avesse queste qualità, l’assumeresti immediatamente, vero? E se loro fossero tanto qualificati per il loro lavoro come lo è lei per il suo, la prenderebbero subito. Tu non la bocceresti a causa di un solo piccolo lato negativo e non aspetteresti che intervistassero decine di altre candidate, soprattutto se hai altro da fare. Riempire quel ridicolo modulo, per dirne una, e preparare una festa di compleanno. Sai cos’ha scelto Brittany, quando le ho detto che non poteva avere i Power Rangers? Barney. E non è che non sia competente e disponibile e piena di voglia di lavorare. Giusto?

Non era chiaro se parlava di Brittany o della candidata al posto di assistente. — Barney è davvero orribile — dissi.

— Proprio così — convenne Gina, come se avessi dimostrato il suo punto, quale che fosse. — L’assumo — e si precipitò fuori.

Tornai a sedermi davanti al computer. Cappellini a cloche, auto Hupmobile e Marydale, Ohio. Pareva poco verosimile che una di queste cose costituisse l’azione scatenante. Qual era, allora? Che cosa aveva messo in moto all’improvviso la moda?

Entrò Flip, con la pila di ritagli e di annunci personali che le avevo appena dato. — Cosa vuole che ne faccio di questa roba?