Выбрать главу

— Stammi bene a sentire — dissi, tenendola per la mascella. — Ho già avuto tutto quello che posso sopportare in un giorno solo. Ho perduto il lavoro, ho perduto l’unica persona mai incontrata che non si comportasse come una pecora, non ho scoperto da dove provengono le mode e non lo scoprirò mai, e ne ho abbastanza. Voglio che tu mi segua… e che mi segua subito! — Gettai a terra i pezzi del dischetto, mi girai e uscii dal laboratorio.

E di sicuro quella pecora era la guida, perché trottò dietro di me giù per due rampe di scale fino a Biologia e dentro il laboratorio, e poi fuori nel paddock, proprio come l’agnellino di Mary. E le altre pecore ci vennero dietro scodinzolando.

PIUME DI STRUZZO (1890 – 1913)

Moda edoardiana ispirata da Charles Darwin e dal pubblico interesse per la storia naturale. Le piume arrotolate, tinte con tutti i colori, ornavano acconciature e cappellini e servivano per fare ventagli e perfino piumini per la polvere. Mode collegate comprendevano cappelli e abiti guarniti con lucertole, ragni, rospi e millepiedi. Come risultato di quella moda, gli struzzi furono cacciati fino all’estinzione in Egitto, Nord Africa e Medio Oriente. La moda riapparve negli anni Sessanta con miniabiti, parrucche e cappe di piume di struzzo tinte di arancione fluorescente e rosa piccante.

Telefonai a Billy Ray e gli dissi di venire a prendersi le pecore.

— Mando subito Miguel col camion — mi rispose. — Verrei io, ma devo andare in un ranch giù in Nuovo Messico per parlare di struzzi.

— Struzzi — ripetei.

— Sono l’ultimo grido. Reba ne alleva cinquanta in una grande fattoria fuori Gallup e le bistecche di struzzo si vendono a tutto andare. Hanno meno colesterolo di quelle di pollo e sono più gustose.

Una pecora si era incastrata di nuovo nell’angolo dello steccato. Se ne stava lì ferma, guardando il palo della staccionata come se non avesse idea di come era arrivata lì.

— Inoltre puoi vendere le piume e conciare la pelle per farne borsette e scarpe — disse Billy Ray. — Secondo Reba, saranno il bestiame degli anni Novanta.

La pecora urtò con la testa il palo un paio di volte, rinunciò e rimase lì, belando: una bella dimostrazione pratica.

— Mi spiace che la faccenda delle pecore non abbia funzionato — disse Billy Ray.

Spiace anche a me, pensai. — Stai andando fuori portata — dissi. — Non riesco più a sentirti — e riagganciai.

Si impara un mucchio di cose, dalle pecore. Andai all’angolo, misi una mano sotto il mento della pecora e l’altra sul suo posteriore. — Devi girarti — dissi. — Devi andare in un’altra direzione.

La trascinai in modo che fosse girata dall’altra parte. Immediatamente la pecora cominciò a brucare.

— Devi ammettere che è inutile e provare qualcosa d’altro — conclusi, e tornai nel laboratorio. Vi trovai Shirl. — Dov’è il dottor O’Reilly? — le domandai.

— Un minuto fa era qui a parlare con la dottoressa Turnbull.

— Bene — dissi. Tornai su nel mio laboratorio a scrivere il rapporto per Grancapo.

“Sandra Foster: Rapporto di progetto” scrissi su un dischetto non addentato dalla pecora.

Scopi del progetto:

1. Trovare che cosa scatena una moda.

2. Trovare le sorgenti del Nilo.

Risultati del progetto:

1. Non trovato. Per quanto ne so, potrebbe esservi implicato il Pifferaio magico. O l’Italia.

2. Trovato. Il lago Vittoria.

Proposte per ulteriori ricerche:

1. Eliminare gli acronimi.

2. Eliminare i meeting.

3. Studiare l’effetto della moda anti-fumo sulla capacità di pensare con chiarezza.

4. Leggere Browning. E Dickens. E tutti gli altri classici.

Stampai il tutto, presi il cappotto e la borsetta-non-appesa-alla-catenella e salii da Grancapo.

Shirl era nell’ufficio e passava avanti e indietro una lavatappeti. Grancapo spolverava la scrivania spinta in un angolo.

— Non cammini sul tappeto — mi disse appena entrai. — È bagnato.

Andai alla scrivania, provocando una serie di cic ciac. — Le pecore sono tutte nel paddock — dissi, superando il risucchio del vapore sul tappeto. — Ho predisposto la restituzione. — Gli tesi il foglio col rapporto.

— Cos’è?

— Aveva detto di voler valutare ex novo gli scopi del mio progetto. Volevo farlo anch’io.

— Cos’è questa roba? — Si accigliò. — Pifferaio magico?

— Di Robert Browning. Conosce la storia: il Pifferaio è assunto per liberare dai topi la città di Hamelin, realizza l’impresa, ma i cittadini si oppongono alla richiesta di pagamento. “E per la nostra Corporazione è scandalosa” — recitai.

Dietro la scrivania, Grancapo si irrigidì. — Mi sta minacciando, dottoressa Foster?

— No — risposi sorpresa. — L’indolente villano ora ci insulta? — continuai a recitare. — Vuoi forse minacciarci, amico? Prego! / Soffia pure nel piffero con tutto / il fiato finché il petto non ti scoppia. Dovrebbe leggere più poesie. Potrebbe imparare molte cose, dalle poesie. Ha la tessera di una biblioteca?

— La tessera… — Pareva sul punto di avere un infarto.

— Non la sto minacciando. Perché dovrei? Non ho liberato niente dai topi e non ho trovato la causa del taglio alla maschietta. Non riuscirei neppure a trovare un pifferaio.

Mi interruppi, pensando al pifferaio; e proprio come la sera prima, mentre ero in coda al Target tenendo in mano la compianta Barbie Sposa Romantica, mi sentii vicina a qualcosa di importante.

— Definisce la HiTek un topo? — disse Grancapo.

Ignorai con un gesto d’impazienza le sue parole e cercai di mettere a fuoco quel mio pensiero. Un pifferaio.

— Sta dicendo… — tuonò Grancapo, e la sensazione svanì.

— Sto dicendo che mi ha assunta per la ragione sbagliata. Non dovrebbe cercare il segreto per indurre la gente a seguire le mode, dovrebbe cercare quello per indurla a pensare con la propria testa. Perché la scienza si basa proprio su questo. E perché la prossima moda potrebbe essere pericolosa, e lei lo scoprirebbe insieme col resto del gregge, mentre vola giù nel precipizio. E no, non serve che la sicurezza mi scorti in laboratorio. — Aprii la borsetta, in modo che ne vedesse il contenuto. — Me ne vado. Lassù per quel pendio, nel bel mattino — recitai, e andai alla porta pestando il tappeto con un’altra serie di cic ciac. — Addio, Shirl — dissi mentre uscivo. — Può venire a fumare a casa mia tutte le volte che vuole. — Presi l’auto e andai in biblioteca.

CUBO DI RUBIK (1980 – 81)

Moda di gioco relativa a un cubo fatto di cubi più piccoli, di diverso colore, che possono ruotare per formare differenti combinazioni. Lo scopo del gioco (che più di cento milioni di persone hanno cercato di raggiungere) consisteva nel far ruotare i cubi più piccoli finché ogni faccia del cubo più grande fosse di un solo colore. La soglia di abilità di questa moda era abbastanza alta, come comprovano le decine di libri pubblicati per aiutare nella soluzione, e quando la mania passò moltissimi non erano riusciti a risolvere il gioco nemmeno una volta.

Lorraine era di nuovo in biblioteca. — Vuole Il tuo angelo custode può cambiarti la vita? — mi domandò. Portava una felpa da fata madrina e luccicanti orecchini a forma di bacchetta magica. — È arrivato, come quel libro sul taglio alla maschietta.