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— Non ci speri troppo, per il Fato — disse Lorraine. — La signora Roxbury ha rinunciato solo perché non riusciva a sopportare l’attesa e ne ha comprato una copia. — Scosse la testa, con un ondeggiare di mucche. — Cosa ci trova, la gente?

Sì, certo, e nel 1890 che cosa ci trovava nel Piccolo lord di Frances Hodgson Burnett, quella storia insulsa e melensa di un bambino dai lunghi riccioli che eredita un castello inglese? Qualsiasi cosa fosse, aveva fatto diventare il romanzo un bestseller e una commedia di successo e un film con Mary Pickford (lei li aveva già, i lunghi riccioli), aveva lanciato uno stile di vestiti di velluto ed era diventato la sventura di una generazione di bambini costretti dalla madre a portare colletti di trina, bigodini e il nome Cedric, che sarebbero stati ben felici di chiamarsi solo Ashley.

— Cos’altro c’è nella lista?

— Il nuovo John Grisham, il nuovo Stephen King, Angeli dall’alto, Sfiorata dall’ala di un angelo, Incontri celesti del terzo tipo, Angeli al tuo fianco, Angeli, angeli dappertutto, Fai lavorare per te il tuo angelo custode e Angeli in sala consiglio.

Niente di utile, per ma Il Grisham e il King erano solo bestseller e la moda degli angeli era in giro da più di un anno.

— La metto nella lista per uno di questi? — domandò Lorraine. — Angeli in sala consiglio è grande.

— No, grazie. Non ci sono novità, eh?

Lorraine corrugò la fronte. — Mi pareva che qualcosa ci fosse… — Guardò lo schermo del computer. — La novelization di Piccole donne — disse — ma non era questo.

La ringraziai e andai agli scaffali. Presi Bernice si taglia i capelli di Scott Fitzgerald e un paio di gialli, che hanno sempre problemi semplici, risolvibili, tipo: “Come ha fatto l’assassino a entrare nella camera chiusa?” invece di problemi molto meno risolvibili tipo: “Cosa provoca le mode?” e “Cosa ho fatto per meritarmi Flip?”, e poi passai all’Ottocento.

Una delle tendenze più sgradevoli nella gestione delle biblioteche negli anni recenti è il concetto che la biblioteca dovrebbe essere “sensibile ai gusti dei clienti”. Ciò significa avere decine di copie de I ponti di Madison County e dei romanzi di Danielle Steel, con conseguente scarsità di spazio negli scaffali, per far fronte alla quale i bibliotecari si sono messi a eliminare i libri che negli ultimi tempi non sono stati richiesti.

“Perché fate fuori Dickens?” avevo domandato a Lorraine l’anno prima, in occasione delle svendite della biblioteca, brandendo una copia de La casa desolata. “Non potete far fuori Dickens.”

“Nessuno l’ha mai preso” mi aveva risposto. “Se nessuno lo prende per un anno, il libro viene tolto dagli scaffali.” Portava una felpa con la scritta UN ORSACCHIOTTO E PER SEMPRE e un paio di orecchini felpati a orsacchiotto. “Evidentemente nessuno l’ha letto.”

“E nessuno lo leggerà mai, perché non ci sarà più” avevo replicato. “La casa desolata è un libro meraviglioso.”

“Allora questa è la sua occasione per comprarlo” aveva detto lei.

Bene, anche questa era una moda, e come sociologa avrei dovuto notarla con interesse e cercare di stabilirne le origini. Non avevo fatto niente. Invece avevo iniziato a prendere libri. Tutti i miei preferiti, che non avevo mai preso perché ne avevo una copia a casa, e tutti i classici e ogni libro con una vecchia legatura in tela, che forse un giorno qualcuno potrebbe voler leggere, quando si saranno esaurite le mode correnti di sentimentalismo e cattivo gusto.

Stavolta presi La scatola sbagliata, in onore degli eventi di quel giorno; e poiché del dottor O’Reilly avevo visto per prima cosa le gambe che sporgevano da sotto un grande oggetto, Il mago di Oz, poi continuai con gli autori della B e cercai Bennett. Il racconto delle vecchie non c’era (probabilmente era già finito nei libri svenduti), ma proprio accanto a Beckett c’era Così muore la carne di Butler, e ciò significava che Il racconto delle vecchie poteva semplicemente essere finito nello scaffale sbagliato.

Cominciai a passare in rassegna gli scaffali, cercando qualcosa di polposo, rilegato in tela e intonso. Borges; Cime tempestose, che avevo già preso quest’anno; Rupert Brooke. E Robert Browning. Opere complete. Non era Arnold Bennett, ma era rilegato in tela e polposo e aveva ancora una tasca all’antica e un cartoncino di restituzione. Presi Browning e Borges e li portai al banco.

— Ho ricordato cosa c’era nella lista prenotazioni — disse Lorraine. — Una novità. Guida alle fate.

— Cos’è, un libro per bambini?

— No. — Lorraine lo tolse dallo scaffale dei prenotati. — Parla della presenza di fate nella nostra vita quotidiana.

Mi porse il libro. Aveva sulla copertina una fata che scrutava da dietro un computer e rispondeva a uno dei requisiti di un libro alla moda: era lungo solo 80 pagine. I ponti di Madison County contava 192 pagine, Il gabbiano Jonathan Livingston ne aveva 93 e Addio, Mister Chip, molto di moda nel 1934, solo 84.

Era anche un cumulo di sciocchezze. I titoli dei capitoli erano: “Come entrare in contatto con la tua fata interiore”, “Come le fate ci possono aiutare ad avere successo nel mondo aziendale” e “Perché non dovresti badare agli increduli”.

— Mi metta pure nella lista — dissi. Le passai il Browning.

— Questo non l’ha preso nessuno per quasi un anno — disse Lorraine.

— Davvero? Be’, ora l’ho preso io. — Raccolsi i miei Borges, Browning e Baum e andai a mangiare un boccone all’Earth Mother.

POULAINES (1350–1480)

Morbide calzature di pelle o di stoffa, con punta allungata. Originarie della Polonia (da qui, poulaines; gli inglesi le chiamavano crackowes, da Cracovia) o più logicamente importate dal Medio Oriente dai crociati, furono in breve una mania presso tutte le corti europee. Le punte diventarono più complicate, imbottite di muschio e sagomate a zampa di leone o a becco d’aquila, e progressivamente più lunghe, al punto che era impossibile camminare senza inciamparvi e del tutto impossibile inginocchiarsi; per tenere in alto la punta, bisognava legarsi al ginocchio una catenella, d’oro o d’argento. Trasferita alle armature, la moda delle poulaines divenne un vero pericolo: nella battaglia di Sempach, nel 1386, i cavalieri austriaci erano inchiodati sul posto dalle calzature metalliche à la poulaine, e furono costretti a tagliare via la punta a colpi di spada per non farsi prendere, diciamo così, in contropiede. Moda soppiantata dalla scarpa a becco d’oca, legata alla caviglia, a punta quadrata, che subito divenne assurdamente larga.

L’Earth Mother ha cibo decente e un tè freddo così buono che lo ordino in qualsiasi periodo dell’anno. In più è un ottimo locale per studiare le mode. Non solo il suo menu è trendy (al momento, vegetariano ruspante) ma sono trendy anche i camerieri. E poi lì davanti c’è un’edicola che tiene tutti i quotidiani alternativi.