— Gli annunci personali, eh? — disse Flip. Allungò il collo per sbirciare quelli che avevo segnato. — Sono okay, immagino, se una è disperata.
Sono disperata, infatti, pensai; e in un lampo di follia mi domandai se Flip, prima di entrare, si era fermata a svuotare il cestino e se avevo chiuso a chiave la macchina.
— Io non ho bisogno di aiuti artificiali, ho Brine — disse Flip, indicando un tizio dalla testa rasata, stivali dalla punta di ferro e borchie nelle narici, sulle sopracciglia e sul labbro inferiore. Ma in realtà non guardavo lui, guardavo il braccio di Flip, adorno di tre larghi bracciali grigi, intorno al polso, a metà dell’avambraccio e proprio sotto il gomito. Nastro adesivo industriale.
Il che spiegava come mai quel pomeriggio avesse fatto la battuta sulle commissioni personali. Se questa è l’ultima moda, pensai, pianto lì.
— Devo andare — dissi, raccogliendo giornali e borsetta. Diedi in giro un’occhiata frenetica in cerca del cameriere, che non trovai perché era vestito come tutti gli altri. Posai sul tavolino un biglietto da venti e andai di corsa all’uscita.
Mentre scappavo, udii Flip dire a Brine: — Non mi apprezza per niente. Poteva almeno ringraziarmi per averle pulito l’ufficio.
Avevo chiuso a chiave la macchina. Nel tornare a casa, cominciai a sentirmi quasi allegra pensando ai bracciali di nastro adesivo. Prima o poi Flip avrebbe dovuto toglierli. Pensai anche a Brine e a Billy Ray, che porta uno Stetson, jeans tagliati per gli stivaletti e un cercapersone; e a quale grande dote fosse realmente la totale estraneità alla moda che esibiva il dottor O’Reilly.
Al giorno d’oggi, per gli uomini quasi tutto è alla moda: bomber, calzoni da ciclista, quelle ampie tuniche vivacemente colorate degli africani, eleganti abiti da Gentlemen’s Quarterly, jeans troppo larghi, canotte troppo strette, scarpe antisdrucciolo, stivali da escursionista, Birkenstocks. E ora, con l’aggiunta delle sbiadite camicie di flanella del vestire semplice e trascurato e della biancheria termica, è difficile trovare qualcosa che abbia un aspetto tanto brutto da non essere di moda. Ma il dottor O’Reilly ci era riuscito.
Portava capelli troppo lunghi e calzoni troppo corti, ma non era solo quello. In una delle garage bands c’è un batterista che sul palco porta calzoni a metà polpaccio e le trecce, e pare all’ultimo grido in fatto di moda. Non erano neppure gli occhiali: basta guardare Elton John. E Buddy Holly.
Era qualcos’altro, qualcosa che mi aveva tormentato per tutta la sera. Forse dovevo tornare a Biologia e chiedere al dottor O’Reilly il permesso di studiarlo. Forse, se l’avessi seguito mentre insegnava alle sue scimmie l’hula-hoop o quello che aveva in programma, avrei capito come faceva a non essere soggetto alle mode. E studiando un tipo immune alle mode avrei avuto qualche indizio sui tipi non immuni. O forse era meglio che andassi a casa, che lisciassi col ferro da stiro i ritagli e cercassi di immaginare che cosa aveva indotto all’improvviso due milioni di donne a impugnare all’unisono le forbici e a tagliarsi i riccioli alla Piccolo Lord Fauntleroy.
Invece, tornata a casa, lessi Browning. Lessi Il Pifferaio magico, una poesia che, abbastanza curiosamente, riguardava proprio le mode, e iniziai Passa Pippa, una lunga poesia su una operaia italiana di Asolo che aveva un solo giorno di festa all’anno (chiaramente lavorava per la filiale italiana della HiTek) e lo trascorreva girando sotto le finestre e cantando, fra l’altro, “S’alza in volo l’allodola; / la chiocciola è sul rovo”, ispirando tutti quelli che l’ascoltavano.
Mi sarebbe piaciuto che passasse sotto la mia finestra e ispirasse anche me, ma non pareva un evento verosimile. L’ispirazione sarebbe dovuta giungere, come di solito accade nella scienza, grazie alla stiratura di tutti quei ritagli e all’inserimento dei dati in un computer. Tentativi, fallimenti, nuovi tentativi.
Mi sbagliavo. Ero già stata ispirata. Solo che ancora non lo sapevo.
TAVOLE ROTONDE AZIENDALI (1980 – 1985)
Moda d’economia, ispirata dal successo di una pratica aziendale giapponese. Nell’azienda, un comitato di impiegati di tutti i reparti si riunisce una volta al mese, di solito dopo l’orario di lavoro, per condividere esperienze, scambiare idee e fare proposte sul modo di migliorare la conduzione societaria. La moda morì quando fu chiaro che nessuna di quelle proposte veniva accettata. Fu rimpiazzata dai Sistemi Informazione di Qualità, dalla Dinamica dei Sistemi, dai Collegamenti in Tempo Reale e gruppi consimili.
Mercoledì c’era un meeting di tutto lo staff. Arrivai quasi in ritardo. Ero scesa all’Economato e avevo cercato di strappare una scatola di clips a Desiderata, che non sapeva dove (o che cosa) fossero le clips; di conseguenza, quando entrai nella sala mensa, ogni tavolo era occupato.
Gina, dall’altra parte della sala, mi chiamò con un gesto e mi indicò una sedia libera accanto a lei. Mi sedetti proprio mentre Grancapo diceva: — Noi della HiTek non smettiamo mai di lottare per l’eccellenza.
— Cosa succede? — bisbigliai a Gina.
— Grancapo dimostra senza ombra di dubbio che non hanno abbastanza da fare — mi rispose Gina in un bisbiglio. — Così ha inventato un nuovo acronimo. Lo sta illustrando proprio adesso.
— …principio del nostro nuovo entusiasmante programma manageriale è l’Iniziativa. — Con un Magic Marker tracciò una grossa I maiuscola sul primo foglio della lavagna di carta. — L’Iniziativa è la pietra angolare di una buona azienda.
Mi guardai intorno e cercai di scorgere il dottor O’Reilly. Vidi Flip scompostamente appoggiata alla parete di fondo, bracciali di nastro adesivo e aria scontrosa.
— La pietra angolare dell’Iniziativa sono le Risorse — disse Grancapo. Tracciò una R davanti alla I. — E quali sono le più preziose risorse della HiTek? Voi!
Finalmente scorsi il dottor O’Reilly, in piedi accanto ai vassoi e alla posateria, le mani nelle tasche. Quel giorno sembrava un po’ più presentabile, ma non molto. Si era messo un blazer marrone di poliestere, di tonalità un po’ diversa dal marrone dei calzoni di velluto a coste, e una camicia a quadretti bianchi e marroni di una sfumatura ancora diversa.
— Risorse e Iniziativa sono inutili, a meno che non siano guidate — disse Grancapo, tracciando una G davanti alla R e alla I. — Guida alle Risorse e Iniziative del Management — concluse, trionfante, indicando una lettera dopo l’altra. — GRIM.
— Grim …aldello del successo — borbottò Gina, caustica.
— La pietra angolare del GRIM è l’Input dello Staff — disse Grancapo. Tracciò is sul foglio. — Voglio che vi dividiate in gruppi di discussione ed elenchiate cinque obiettivi. — Tracciò sul foglio un grosso 5.
Guardai il dottor O’Reilly, sempre in piedi accanto alla posateria, e mi domandai se potevo invitarlo a unirsi al nostro gruppo di discussione, ma Gina aveva già abbrancato Sarah di Chimica e una certa Elaine del Personale, che portava una fascia elastica sulla fronte e calzoni da ciclista.
— Cinque obiettivi — disse Grancapo (Elaine estrasse immediatamente un notes e numerò da uno a cinque le pagine) — per migliorare l’ambiente di lavoro alla HiTek.
— Licenziare Flip — suggerii.
— Sai cosa mi ha fatto l’altro giorno? — disse Sarah. — Ha archiviato sotto la L i miei grafici di laboratorio.
— Devo scriverlo? — domandò Elaine.
— No — disse Gina. — Scrivete invece che siete tutte invitate al compleanno di Brittany, il diciotto. Alle due. Regali, dolci e niente Power Rangers. Mi sono impuntata. Puoi avere la festa che vuoi, ho detto a Brittany, ma niente Power Rangers.