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Hanmer apre la strada. Camminano cautamente lungo il bordo meridionale del tremendo sostegno su cui riposa la creatura. Da esso riverberano colori, che screziano i corpi dei marciatori con strisce di rosso, verde e marrone. Quando l’hanno quasi superato, la cosa infine mostra un segno di vita: da essa emerge un terribile lamento tuonante, ai limiti della soglia dell’udibilità, che fa tremare il terreno e sembra congelare perfino la fontana di luminosità verde. È un lamento contorto di una tale fiera angoscia che Clay rabbrividisce di compassione. Ha sentito animali intrappolati emettere grida analoghe nella foresta, catturati da una tagliola. A parte questo suono triste, però, non c’è traccia di animazione nella creatura.

Clay chiede a Hanmer quando saranno al sicuro, fuori della sua portata.

— È un dio — gli spiega Hanmer — sopravvissuto a un’era precedente. Abbandonato dai suoi adoratori. Un’entità infelice.

— Un dio? — ripete Clay. — Gli dèi hanno una forma del genere?

— Questo sì.

— Che forma avevano gli Adoratori, allora?

— La stessa — dice Hanmer — solo che erano più piccoli. Vissero per undici ere, sedici eoni fa. Prima del mio tempo, voglio dire.

— Dopo il mio.

— Non c’è bisogno di dirlo. Hanno creato il loro dio a loro immagine. L’hanno lasciato seduto in questa spianata splendidamente ricoperta di vetro; begli effetti luminosi. Quella gente sapeva come si costruisce. Assicurarono una rara longevità alle loro strutture. Il mondo è completamente cambiato, ma questo rimane. Ma loro, no.

— Umani?

— Se così si può dire.

Clay si volta. Vede il geyser di luce verde; vede il corpo possente del dio abbandonato. Il terreno trema quando la divinità grida di nuovo. Le lacrime inumidiscono gli occhi di Clay. Un impulso incontrollato si impadronisce di lui: fa il segno della Croce, come se si trovasse davanti a un altare. Il suo gesto lo stupisce, perché non si è mai considerato cristiano; ma non di meno l’atto di sottomissione è stato effettuato, e il profilo della mano risplende, lucente nell’aria davanti ai suoi occhi. Pochi momenti dopo la montagna rospo si lamenta ancora, perfino più terribilmente. Si verificano piccoli terremoti; rocce cadono in valanghe tonanti; la crosta di vetro luminoso che ricopre la valle si frattura in centinaia di punti colpiti dalle rocce. Su questo mostruoso basso rombo viene, di nuovo, l’acuto lamento dell’Errore, e una risata riecheggia dai cieli. La paura si impadronisce di lui. Non riesce a muoversi. Si inzuppa i piedi con la propria urina. Si aspetta da un momento all’altro uno spaventoso terremoto. Mani lo stringono ai polsi: Ninameen, Ti, Bril. — Vieni — dicono, e: — Vieni — e ancora: — Vieni — e lo sollevano nell’aria, mentre i primi raggi del sole nascente illuminano lentamente la scena.

10

È giorno. Si trovano in un posto splendido, accampati su una lingua sporgente di roccia che si spinge su un abisso di centinaia di metri. L’aria qui è mite e dolce. Uccelli girano in cerchio nel cielo blu e sgombro. Il sole splendente è basso sull’orizzonte.

— Effettueremo — annuncia Hanmer — il rito del Sollevamento del Mare.

Clay annuisce. Fatica e terrore l’hanno abbandonato con il ritorno del sole. Si sente attento, ricettivo, aperto a nuove esperienze. Il desiderio sessuale sta sorgendo in lui ancora una volta; si chiede se riuscirà a convincere uno degli Sfioratori ad accoppiarsi con lui. L’intero gruppo è stato casto, per quel che ne sa, fin dalla scomparsa di Serifice. Un’astinenza intenzionale? O semplicemente un mucchio di altre cose da fare? Sdraiato in punta al promontorio, con il ventre al sole, ha una brusca erezione per la vicinanza di tutti quei seni, e cosce e sederi. Gli Sfioratori gli sembrano sempre strani manichini di plastica, ma il flusso della passione che lo pervade è quanto mai autentico; comunque abbiano fatto, queste creature sono riuscite a presentarglisi come umane. Avrebbe avuto una reazione analoga con una delle altre specie? Sarebbe riuscito a inserire il suo membro eretto in una cavità gelatinosa dello sferoide? A penetrare la fessura maleodorante di un capro, o ad affondare nell’abbraccio di una ragazza-rana?

Hanmer dice: — Vuoi vivere questo rituale con noi, amico?

— Se ne sono in grado.

— Puoi, e lo farai. Ti chiediamo solo pazienza e tolleranza.

Promette. Ninameen, Angelon e Ti, che questa mattina sono in forma femminile, si sdraiano a faccia in giù per terra e con grazia delicata legano i loro corpi in una catena, testa contro piede, ginocchia flesse verso l’esterno in un modo impossibile per la specie di Clay, il bacino sollevato in una franca offerta degli organi sessuali. — Dobbiamo unirci così — sottolinea Hanmer, e si dirige verso Ninameen, mentre il suo membro esce dal posto in cui era nascosto; penetra nella fessura esposta di Ninameen come se stesse infilando una spina in una presa, e la stringe per le spalle per aiutarla a rimanere in quella posizione contorta. Bril con la stessa calma entra nel corpo di Angelon. Hanmer agita una mano verso Clay con genuina impazienza. — Sì, capisco — dice Clay, e, vedendo i genitali in attesa di Ti, infila la punta del suo pene nella fessura. Lei emette un suono dolce. Lui si china in avanti, mancandogli la snodatezza dei due Sfioratori maschi, ma trovandosi avvantaggiato come dimensioni nei loro confronti, e si spinge in lei, fino in fondo. I sei formano uno strano gruppo in questa insolita posizione, un’esibizione di acrobazie erotiche, tenuti immobili, come statue di spiriti impassibili. Vedendo che Bril e Hanmer non stanno facendo i movimenti ritmici del rapporto sessuale, ma si limitano a rimanere immobili dentro le loro partner, uniti e rigidi, Clay li imita. Aspetta. Qual è il segnale? Quando comincia il rito?

Inizia impercettibilmente. I cinque Sfioratori emettono un mormorio obliquo, così debole da essere ai limiti della non esistenza; la loro canzone è a malapena una molecola di respiro quando Clay la sente, e ha una lievissima tonalità, ma si insinua costantemente nel mondo dei fenomeni, assumendo forma e colore e massa mentre invade il suo continuum, ispessendosi come timbro, crescendo in tono, cosicché in ultima analisi una colonna tonante di suoni si eleva su di loro, un martello di tonalità grigio-nere che sorgono e decrescono con impatto devastante, e il crescendo continua, il suono guadagna ogni momento in dimensione, diventando più rotondo, adesso più acuto, sviluppando sottili contrappunti che lampeggiano e ne delineano il centro, e Clay, temendo che il suo peso lo distrugga se non si fa qualcosa, si china timidamente verso di esso, trovando una zona libera di tonalità all’interno della massa adesso divenuta tremenda, e occupandolo. Mentre si unisce alla canzone guarda incerto i suoi compagni, temendo che possano accorgersi che si sta unendo ai loro sforzi, ma loro lo incoraggiano con un sorriso, Hanmer, Bril, anche le femmine contorte che girano la testa indietro per annuire con calore rivolte verso di lui. Trae conforto da questa reazione e lascia che la sua partecipazione spontanea cresca di volume. Le cavità del suo cranio risuonano man mano che le note possenti si impadroniscono di lui. Diventa una cosa sola con loro. Comprende la loro unità, una cosa più intensa di quella che collega i Respiratori nelle varie polle. Adesso che è entrato nel circuito non ha più paura di fare un passo falso. Quando Ti comincia a dimenarsi, adottando un ritmo complesso e squisito, si rende intuitivamente conto che non è ancora il momento, per lui, di muoversi. Rimane immobile, permettendole di ruotare intorno all’asse che le fornisce. Le sensazioni fisiche sono acute, ma si sostiene con una pazienza che non avrebbe mai sospettato di possedere; e quando gli sembra di non poter più fare a meno di muoversi, che deve unirsi a lei o morire, è semplice per lui attenuare gli eccessi dell’eccitazione trasferendoli a Hanmer e Bril, che provvedono per lui. Aspetta. Ti si muove. È nata una vera e propria macchina: è composta di sei parti. Adesso ha superato il punto dello stimolo immediato; il suo corpo intero risplende e si accende, ma lui si trova in una calma glaciale. Le energie sessuali si sono diffuse intorno a lui. Il suo pene l’ha completamente assorbito e non c’è più un Clay, ma semplicemente il suo membro eretto, inserito attivamente nel circuito che si è venuto a creare. Poi scompare anche solo una consapevolezza di sessualità. È una struttura di linee nere e punti bianchi. È una curva tracciata su un grafico. È una forza priva di massa. È massa senza dimensioni. È accelerazione senza velocità. È energia. È potenziale. È risposta. È creazione.