«Tutto vero», disse Barbee; «e con questo?»
«Mondrick era prudentissimo in tutto ciò che scriveva», riprese la fredda voce remota di April. «Velava il vero significato dei suoi scritti con innocui termini scientifici. Non voleva agitare troppa gente, prima di avere le prove di quanto asseriva. Finché, una dozzina d’anni fa, abbandonò del tutto la sua attività di scrittore e addirittura ricomprò e bruciò tutte le copie delle sue precedenti monografie. Ma aveva già scritto troppo. Io, per esempio, avevo ben compreso ciò che stava facendo.»
April attese che il cameriere desse a Barbee il resto del suo unico biglietto da venti dollari, sorseggiando lenta il quarto dacquari. Quella ragazza sapeva bere, non poté fare a meno di pensare Barbee.
«Mondrick credeva nelle streghe», dichiarò finalmente April.
«Sciocchezze!», protestò Barbee. «Mondrick era uno scienziato!»
«Eppure, o forse proprio per questo, ci credeva! È proprio di questo che avevo paura. Mondrick aveva impiegato quasi tutta la sua vita a cercar di dare basi scientifiche alla stregoneria. Si era recato nell’Ala-shan per trovare altre prove. E oggi, al suo arrivo, ho capito che aveva trovato ciò che cercava da anni.»
«Ma non certo le prove sulla stregoneria!»
«Tu non vuoi credere, Barbee», e ancora quell’impercettibile sorriso beffardo aleggiò per un istante sul suo volto, «come non vuol credere la maggioranza delle persone. È la nostra migliore protezione... perché noi siamo il nemico. Comprenderai perché gli esseri umani ci odiano: perché siamo differenti. Perché abbiamo, innati, poteri maggiori di quelli concessi agli esseri umani... e tuttavia non così grandi come vorremmo!»
Una luce selvaggia di spietata ostilità s’era accesa nei suoi occhi verdi, per un istante; ma in quell’istante Barbee vi lesse una ferocia nuda, assoluta, che non avrebbe dimenticato mai più. Abbassò gli occhi, soggiogato, e deliberatamente vuotò il calice.
«Mondrick voleva additarci e rivelarci all’umanità, perché ci annientasse. Per questo ho avuto paura», riprese April. «Forse aveva inventato un congegno, un mezzo scientifico per l’identificazione delle creature dotate di poteri metapsichici. Anni fa, rammento, scrisse una memoria scientifica sui gruppi sanguigni e l’introversione.... introverso è uno degli asettici termini scientifici che usa per indicare le streghe.»
Un breve silenzio, poi alzò le spalle, in un gesto d’impazienza.
«Non ne ha colpa nessuno, ma è così, e non ci si può far nulla.» Improvvisamente, i suoi occhi si riempirono di lacrime. «I guai cominciarono quando la prima strega fu inseguita, braccata e uccisa a colpi di pietra dal primo uomo delle caverne. E continuerà così fino a che l’ultima strega non sia morta. Sempre e dovunque, gli uomini obbediranno all’antica legge biblica: “Non tollererai che una strega viva”.»
Alzò ancora le spalle.
«Ecco, questa sono io, Will», sussurrò con amarezza. «Hai voluto lacerare il mio povero velo illusorio, non ti bastava il mio semplice aspetto umano di donna. Hai voluto vedere sotto l’illusione...» Stancamente, allungò di nuovo il braccio verso la pelliccia. «Ed eccomi qua, nemica del genere umano, braccata, perseguitata. Mondrick era lo spietato cacciatore umano, sempre alla ricerca d’ogni risorsa della scienza per scoprire e annientare me e i miei simili. Puoi condannarmi, se a mia volta sono ricorsa a un maleficio per salvarmi? Puoi condannarmi se ho raggiunto il mio scopo?»
A Barbee pareva di avere le gambe di piombo. Si scosse, come per liberarsi da quella specie di sonnolenza ipnotica in cui il verde magnetismo degli occhi di April (ma forse erano i cocktails) sembrava averlo sprofondato.
«I tuoi simili?», ripeté. «Dunque, non sei sola.»
«Io sono del tutto sola», rispose lei con voce dura.
«Quando Mondrick ha parlato di un segreto nemico, alludeva alle streghe, secondo te?»
«Certo.»
«Tu ne conosci altre?»
La risposta, gli parve, giunse con un secondo di ritardo. Ma volto e occhi di April erano del tutto impassibili.
«No.» Bruscamente si mise a tremare, e Barbee capì che lottava per ricacciare le lacrime. Con un filo di voce, implorò: «Oh, Will, vuoi perseguitarmi anche tu?».
«Perdonami, April, ma ora che mi hai detto tanto, puoi dirmi anche il resto, no? Chi è quel Figlio della Notte, cui ha alluso Mondrick?»
«Oh, come potrei saperlo? C’è altro?»
«Una cosa sola: non sai, per caso, a quali proteine Mondrick fosse allergico?»
La ragazza lo fissò con uno stupore che gli parve sincero.
«Allergico? L’allergia è un disturbo che a che fare con il raffreddore da fieno e l’indigestione, vero? No, proprio, non lo so.» Si mise a ridere. «Non conoscevo Mondrick personalmente e non sapevo che soffrisse d’asma da fieno. L’ho visto per la prima volta in vita mia questa sera.»
«Dio sia lodato!», esclamò Barbee, alzandosi. Respirò a pieni polmoni l’aria corrotta della sala, e guardò dall’alto della sua allampanata figura la ragazza, ch’era rimasta seduta e lo guardava con uno stanco sorriso. «Lo so che ti ho sottoposta a un terzo grado semplicemente odioso», le disse. «Ma avrei potuto fare diversamente? E ora vuoi concedermi il tuo perdono?»
«Concesso», rispose lei. «E possiamo anche fare a meno di mangiare: non ti trattengo, se preferisci andartene.»
«Andarmene?», protestò il giornalista. «Ma tu mi avevi promesso questa serata, cara. E poco fa hai confessato di avere una fame da lupo, e non bisogna dimenticare che Knob Hill è famoso per le sue costate. Possiamo ballare un po’, dopo cena, o fare una corsa in macchina sotto la luna, a scelta. O sei tu che preferisci che me ne vada?»
Gli occhi di lei si raddolcirono, e a Barbee sembrò di scorgervi una luce di sincera gratitudine.
«È proprio vero, Will», bisbigliò, «che anche ora, dopo aver visto ciò che si nasconde dietro il velo, non desideri andartene?»
Ancora quell’ondata di pietà e di tenerezza sommerse Barbee; che tuttavia scoppiò in un’allegra risata.
«Se tu sei un’incantatrice», le disse, «sappi che sono già completamente incantato.»
April si alzò con un sorriso radioso.
«Grazie, Will», disse semplicemente. Prese la pelliccia e si avviarono verso la sala da pranzo. «Una preghiera, Will», sussurrò frettolosamente: «tenterai, per questa sera soltanto, d’aiutarmi a dimenticare che sono... quella che sono?».