— Sì, avevo capito, signore. Ma i miei uomini rifiutano di entrare nel bunker, anche con l'equipaggiamento anticontaminazione — riferì Bonn con voce piatta. — E non posso biasimarli. L'equipaggiamento standard è inadeguato per il fetaine, secondo la mia stima. Quella roba ha un incredibile potere di penetrazione, dato il suo peso molecolare. Può intaccare le guarnizioni degli scafandri.
— Lei non può biasimarli? — ripeté Metzov, stupefatto. — Tenente, lei ha dato loro un ordine, o almeno così devo presumere. No?
— L'ho dato, signore. Ma…
— Ma… ma ha mostrato loro la sua indecisione. La sua debolezza. Per la miseria, tenente, quando un ufficiale deve dare un ordine deve darlo, non girarci attorno.
— Perché bisogna salvare quella roba, signore? — domandò Yaski.
— Mi sembra di averlo già spiegato. È materiale affidato alla nostra custodia — ringhiò Metzov.
Salvare il fetaine? - Signore, sono certo che i laboratori dov'è stato cucinato non hanno buttato via la ricetta — osò dire Miles. — Possono miscelarne dell'altro fresco, se ce n'è bisogno.
— Non si intrometta, Vorkosigan — mugolò Bonn a mezza bocca, mentre il generale esclamava: — Ancora un'altra delle sue spiritosaggini, alfiere, e la faccio mettere agli arresti!
Miles chiuse la bocca ed esibì un sorrisetto mite. Subordinazione. Il Principe Serg, ricordò a se stesso. Per quello che lo riguardava Metzov poteva tenersi in frigo tutto il suo fetaine e farselo portare in tavola a pranzo e a cena. Non erano fatti suoi.
— Tenente, non ha mai sentito parlare della vecchia usanza di sparare ai soldati che sul campo di battaglia rifiutano di ubbidire a un ordine? — chiese Metzov a Bonn.
— Io … non credo che potrei minacciare gli uomini di questo — rispose rigidamente lui.
E inoltre questo non è un campo di battaglia, pensò Miles. Almeno, per chi ha tutte le rotelle a posto.
— Tecnici! — sbottò Metzov, disgustato. — Io non ho detto minacciare, ho detto sparare. Dia un esempio, e gli altri si affretteranno a tornare in riga.
Miles rifletté su quella dichiarazione, perplesso. Possibile che il generale lo intendesse alla lettera?
— Signore, il fetaine ha terribili effetti mutageni — disse Bonn, a denti stretti. — Non sono sicuro che gli altri tornerebbero in riga, qualunque sia la minaccia. Si tratta di istinto, non di ragionamento. Un istinto che… che provo io stesso.
— Già, a quanto vedo — annuì freddamente Metzov. Il suo sguardo si spostò su Yaski, che raddrizzò la schiena e tossicchiò a bocca chiusa, accigliato. Miles cercò di diventare invisibile.
— Se intendete continuare a portare l'uniforme, voi tecnici avete urgente bisogno di una lezione pratica su come ottenere l'ubbidienza dei sottoposti — decise Metzov. — Prelevate i vostri uomini e fateli schierare di fronte a questo edificio, fra venti minuti esatti. Io fornirò loro un esempio di quella disciplina che i militari d'oggi sembrano aver dimenticato.
— Lei non… non dice sul serio quando parla di fucilare qualcuno, signore. È così? — chiese il tenente Yaski, allarmato.
Metzov sorrise acremente. — Dubito che sarà necessario. — Si volse a Miles. — Ufficiale meteorologico, qual è la temperatura esterna in questo momento?
— Cinque gradi sotto zero, signore — rispose lui. Aveva stabilito di parlare solo se interrogato.
— E il vento?
— Vento da est. Velocità nove chilometri all'ora, signore.
— Molto bene. — Negli occhi di Metzov brillò una luce di ferina eccitazione. — Potete andare, signori. Vediamo se riuscite a far eseguire l'ordine che avete ricevuto, stavolta.
In piedi accanto all'asta della bandiera di fronte all'edificio dell'amministrazione, col parka abbottonato fino al collo, il berretto calcato sulla fronte e le mani guantate dietro la schiena, il generale Metzov continuava a guardare la strada illuminata dalla fila di lampioni. In attesa di cosa? si domandò Miles. Mezzanotte era passata da un pezzo. Yaski e Bonn avevano già fatto mettere in fila sul bordo dello spiazzo i loro uomini, una quindicina, intabarrati in tute termiche e parka di panno verde.
Miles ebbe un brivido, e non solo per il freddo. Metzov aveva una faccia imperscrutabile, ma sembrava stanco e irritato. Un vecchio irrigidito dall'età, ostile a un mondo che probabilmente gli appariva ostile. A lui faceva tornare in mente suo nonno, nelle cupe serate d'inverno dei tempi più difficili, anche se Metzov era in realtà più giovane di suo padre. Miles era un figlio della mezz'età per il Conte Vorkosigan. E il padre di suo padre, l'anziano Conte generale Piotr, a volte gli era parso il relitto di un altro secolo. La sua disciplina militare vecchio stile aveva l'odore ammuffito, polveroso, delle vestaglie da camera e delle pantofole. In quale lontano passato della storia barrayarana era ancorata la mente di Metzov?
Cogliendo un movimento in fondo alla strada il generale si volse di scatto, con un sogghigno cupo, e in tono orribilmente cordiale confidò a Miles: — Sa, alfiere, quale segreto si celava dietro le accuratamente coltivate rivalità fra le diverse armi, sulla Vecchia Terra? In caso di ammutinamento era sempre possibile convincere la marina a sparare contro l'esercito, e viceversa. Un vantaggio che coi corpi intercollegati del Servizio oggi non abbiamo più.
— Ammutinamento! — si stupì lui, contravvenendo al proposito di tenere la bocca chiusa. — Pensavo che in discussione ci fosse il modo di rendere innocua una sostanza tossica.
— Così era. Sfortunatamente, a causa della debolezza di Bonn, ora è una questione di principio. — Un muscolo sulla mandibola di Metzov si contrasse. — Doveva accadere, prima o poi, col Servizio di oggi. Il Servizio dei rammolliti.
Tipiche chiacchiere da ufficiali in pensione, vecchi che lustravano le vecchie medaglie raccontandosi a vicenda quanto fossero stati duri ai loro tempi. — Principio, signore? Quale principio? La questione è, se mai, spreco di materiali, - balbettò Miles.
— Questo è un rifiuto in massa di ubbidire agli ordini, alfiere. Ammutinamento, secondo ogni avvocato da caserma. Per fortuna non è difficile schiacciare simili iniziative se si provvede per tempo, finché sono ristrette e disorganizzate.
Le figure comparse in fondo alla strada si rivelarono per un plotone di soldati in uniforme mimetica bianca, da neve, agli ordini di un sergente della Base. Miles riconobbe il graduato: apparteneva alla rete di potere di Metzov, un veterano di mezz'età che aveva servito sotto di lui durante la Rivolta di Komarr ed era rimasto alle sue dirette dipendenze.
I soldati, vide Miles, erano armati con distruttori neuronici di grosso calibro, un'arma puramente anti-uomo. Malgrado il tempo trascorso ad allenarsi in ogni condizione non avevano avuto molte opportunità di impugnare armi così evolute e mortali, e lui poteva sentire nell'aria la loro eccitazione nervosa.
Il sergente li fece schierare in fila di fronte agli altri quindici e abbaiò un ordine. I soldati imbracciarono i fucili e li puntarono, in uno scintillio di canne argentate sotto la fredda luce delle stelle. Un mormorio sbigottito corse fra gli uomini di Bonn e di Yaski. Pallidi e tesi, in disparte, i due ufficiali fissavano Metzov a bocca aperta.
— Spogliatevi — ringhiò il generale. — Nudi. Ubbidite!
Stupore, confusione; soltanto due o tre cominciarono a svestirsi. Gli altri si guardarono attorno con aria incerta, esitarono, ma infine capirono cosa si voleva da loro e dovettero fare buon viso a cattivo gioco.
— Quando avrete afferrato il concetto che gli ordini ricevuti vanno eseguiti senza discutere — li ammonì Metzov con voce stentorea, — potrete rivestirvi e tornare al vostro lavoro. Dipenderà solo da voi. — Fece un passo indietro, rivolse un cenno col capo al suo sergente e assunse la posizione di riposo. — Questo farà raffreddare le velleità delle teste calde — borbottò fra i denti, presentando a Miles il suo profilo granitico. Aveva l'aria di aspettarsi che la cosa non sarebbe durata più di cinque minuti, dopodiché lui e il sergente sarebbero andati a farsi un bicchierino al caldo, alla memoria dei bei vecchi tempi.