Furono trasportati oltre l'ingresso della sala tattica, il centro nervoso della Triumph durante le manovre belliche, e introdotti nella più piccola delle due stanze per le riunioni sull'altro lato del corridoio. La piastra olovisiva al centro del lungo tavolo ben lucidato era scura e silenziosa. Anche l'ammiraglio Oser, seduto all'estremità opposta alla porta, era scuro e silenzioso. Accanto a lui c'era un giovane tenente dai capelli biondi che Miles suppose essere la sua ombra fedele, una faccia che non ricordava di avere mai visto. Sia lui che Gregor furono spinti a sedere su due sedie, tirate alquanto indietro rispetto al tavolo in modo da lasciare la loro persona in vista da capo a piedi, quindi l'ammiraglio fece tornare in corridoio i suoi uomini, salvo uno che restò di guardia all'interno della porta.
L'aspetto di Oser non era cambiato molto in quei quattro anni, notò Miles. Ancora magro e severo, con fattezze aquiline, e forse qualche filo grigio in più alle tempie. Lui lo ricordava più alto, ma in realtà non superava la statura di Metzov… sì, in qualche modo ora Oser gli rammentava il comandante della Base Lazkowski. Che fosse l'età, la durezza da vecchio militare di carriera? O era lo sguardo ostile, quel bagliore omicida che sembrava stagnare rossastro in fondo agli occhi?
— Miles — borbottò Gregor a mezza bocca, — cos'hai fatto per irritare tanto questa gente?
— Io niente! — si difese lui, sottovoce. — Niente di proposito, almeno.
Gregor non ne parve affatto rassicurato.
Oser poggiò i palmi delle mani sul tavolo e si protese in avanti, fissando Miles con l'intensità di un predatore in caccia. Se avesse avuto una coda, immaginò lui, l'avrebbe sollevata rigidamente come un'antenna. — Cos'è venuto a fare lei, qui? — esordì l'uomo in tono ostile e senza preamboli.
Avevo la strana impressione che qualcuno mi avesse trascinato qui con la forza. Buffo, vero? No, non era il momento di fare lo spiritoso. Miles si accorse che l'eleganza dell'altro lo faceva sentire ancor più trasandato e malconcio. Ma all'ammiraglio Naismith questo non doveva importare; era uno che badava al sodo. Naismith avrebbe indossato la sua sporca tuta da operaio con indifferenza. Con voce altrettanto secca replicò: — Ho avuto l'incarico di valutare la situazione militare del Mozzo Hegen, per conto di un governo non direttamente impegnato le cui navi tuttavia transitano in questa zona. — Era una dichiarazione abbastanza allarmante perché Oser la ritenesse almeno una mezza verità. — Questo governo non intende alimentare malintesi con un intervento di soccorso a favore dei suoi cittadini che restassero bloccati nella zona dall'esplodere delle ostilità. Inoltre sto facendo un piccolo commercio d'armi, in via personale, più che altro come identità di copertura.
Oser strinse le palpebre. — È stato assoldato da Barrayar?
— Barrayar ha già i suoi agenti.
— Anche Cetaganda… Aslund ha motivo di temere le ambizioni dei cetagandani.
— Sarebbe strano se così non fosse.
— Ma Barrayar è più interessato.
— Questa è anche la mia opinione professionale. — Pur immobilizzato dalla rete d'energia Miles gli rivolse un breve inchino col capo. Oser sembrò sul punto di annuire in risposta, ma si trattenne. — Tuttavia Barrayar non è, oggi come oggi, in grado di minacciare Aslund. Per controllare il Mozzo Hegen, Barrayar dovrebbe prima prendere il controllo di Pol. E con un continente ancora da terraformare, più l'apertura alla colonizzazione del pianeta Sergyar, per il momento i barrayarani hanno già molte frontiere che assorbono i loro soldi. Inoltre devono ancora rinsaldare la presa su Komarr. Un'avventura militare ai danni di Pol sarebbe troppo per l'economia di Barrayar.
— Aslund deve guardarsi anche da Pol.
— È improbabile che i polani entrino in un conflitto, salvo che vengano aggrediti. Mantenere la pace con Pol è facile; basta restare inattivi.
— E Vervain?
— Non ho ancora valutato la posizione di Vervain. È il prossimo nome sulla mia lista.
— Ah, sì? — Oser si appoggiò all'indietro e incrociò le braccia. Non era un gesto rilassato in lui. — Potrei farla giustiziare come spia.
— Ma non sono una spia nemica. - Miles simulò un'indifferente ragionevolezza. — Tutt'al più si può dire che lavoro per un governo neutrale, oppure… chissà, un potenziale alleato.
— E quali sono i suoi interessi verso la mia flotta?
— Il mio interesse per i Denda… per i mercenari è puramente accademico, glielo assicuro. Siete semplicemente parte del quadro. Mi dica, che genere di contratto ha firmato con Aslund? — Miles inclinò la testa, parlando di bottega.
Oser fu lì per rispondere, poi strinse le labbra, irritato. Se lui fosse stato una bomba a orologeria ticchettante, il mercenario non avrebbe potuto studiarlo con più attenzione.
— Oh, andiamo — sospirò Miles, prima che il silenzio si prolungasse troppo. — Cosa pensa che potrei fare, con un solo attendente e senza altri appoggi?
— So cos'ha fatto l'altra volta. Lei arrivò nello spazio di Tau Verde con quattro persone, e quattro mesi dopo dettava già le sue condizioni a tutti. Cosa sta complottando, adesso?
— Lei sopravvaluta la mia attività. Io non ho fatto che aiutare la gente ad andare nella direzione in cui sarebbe comunque andata. Ho accelerato lo svolgimento dei loro affari, per così dire.
— Non dei miei. Io ho sudato tre anni per riguadagnare il terreno che lei mi aveva fatto perdere. Nella mia stessa flotta!
— È sempre difficile accontentare tutti. — Miles si accorse che Gregor lo guardava con orrore, e cercò di moderare il tono. In effetti, Gregor non aveva mai conosciuto l'ammiraglio Naismith. — Le confesso che ero convinto di non averla lasciata in una posizione svantaggiosa. Mi spiace che lei sembri pensare il contrario.
Le labbra di Oser si strinsero ancor di più. Accennò con un pollice a Gregor. — E questo chi è?
— Greg? È solo il mio attendente — s'affrettò a dire Miles, prima che lui aprisse bocca.
— Non sembra un attendente. Ha più l'aspetto di un ufficiale.
Gregor non si mostrò molto lusingato da quel giudizio.
— Se lei valuta la gente dall'aspetto fisico, può scambiare il commodoro Tung per uno scaricatore di porto.
Lo sguardo di Oser si raggelò all'istante. — Infatti. E da quanto lei è in corrispondenza con il capitano Tung?
Dal vuoto che sentì allo stomaco Miles comprese che menzionare Tung era stato uno sbaglio. Cercò di mimetizzare il disagio dietro un sorriso freddo e ironico. — Se fossi in contatto con Tung, non mi sarei preso il disturbo di venire personalmente a valutare le attività della Stazione Aslund.
Coi gomiti sul tavolo e le dita intrecciate Oser scrutò Miles in silenzio per un lunghissimo minuto. Infine puntò un dito verso l'uomo di guardia che fece un passo avanti. — Gettateli nello spazio — disse.
— Cosa? — ansimò Miles.
— Tu. — Il dito si volse al silenzioso tenente biondo. — Vai con loro. Accertati che siano eliminati senza troppi testimoni. Usate il portello esterno di poppa, è il più vicino. E se questo individuo — puntò il dito su Miles, — fa tanto di aprir bocca, mozzagli la lingua. È il suo muscolo più pericoloso.
La guardia spense il campo-rete intorno alle gambe di Miles e lo tirò in piedi.
— Non vuole neppure farmi interrogare chimicamente? — chiese lui, stordito da quell'improvvisa svolta degli eventi.
— E lasciarle contaminare la mente dei miei uomini? L'ultima cosa che voglio è lasciarle la possibilità di spargere nella flotta i germi del tradimento. Tantomeno fra quelli della mia sezione di controspionaggio. Qualunque veleno lei si sia preparato, il vuoto lo neutralizzerà. — Oser ebbe una smorfia acre. — Era quasi riuscito a convincere perfino me.