— Il Conte Voltrifrani mi fa paura — disse Elena. — L'ho sentito parlare.
— A impressionare non sono tanto le sue grida quanto la bava che gli cola dalle fauci — disse Miles. — La minoranza greca coglierebbe l'occasione per dichiarare l'autonomia…
— Oh, smettetela! — li implorò Gregor da dietro la maschera delle mani che s'era portato alla fronte.
— Scusa se ti secchiamo con le nostre preoccupazioni — lo pugnalò Elena. Ma quando lo vide abbassare le mani con aria stanca ammorbidì il tono. — Peccato che io non ti possa offrire un lavoro nella flotta. C'è sempre bisogno di ufficiali con alle spalle una buona accademia militare per addestrare le nuove leve.
— Un mercenario? — domandò Gregor. — Pensi che sarei utile?
— Oh, certo. Molti dei nostri vengono da forze armate regolari. C'è perfino chi non ne è stato buttato fuori.
Nelle fantasie che già riempivano agli occhi di Gregor si accese una luce divertita. Guardò le maniche grigie e bianche della sua giacca. — Ah, se solo qui al comando ci fossi tu, eh, Miles?
— No! E questo significa no! — esclamò lui con forza.
La luce si spense. — Stavo scherzando.
— Prego Dio che tu ne sia convinto — disse lui, pregando Dio che a Gregor non venisse in mente di ripeterglielo come un ordine. - Comunque, quello che ora faremo è cercare il console di Barrayar su Stazione Vervain. Sempre che il consolato sia ancora aperto… non ascolto un notiziario da non so quanti giorni. Cosa stanno facendo i vervani?
— Per quanto ne so, la temperatura politica è stazionaria — disse Elena. — Banchi di paranoia più densi sulle zone militari, piogge di accuse su quelle diplomatiche, e acque agitate nei cantieri navali. Vervain si sta dedicando alle navi da guerra, piuttosto che alle stazioni…
— È logico, dove c'è più di un corridoio di transito da sorvegliare — annuì Miles.
— Ma questo fa sì che Aslund guardi a Vervain come un potenziale aggressore. Nel parlamento aslundiano c'è una fazione che propende per colpire prima che la flotta da guerra di Vervain sia pronta. Fortunatamente finora hanno prevalso i moderati, che sanno come mungere dai fondi destinati alle spese difensive. Oser ha chiesto un prezzo altissimo per passare a una strategia d'attacco. Non è stupido: sa che Aslund non potrebbe pagarlo. Vervain ha assunto una flotta di mercenari da usare come tappabuchi in attesa di potenziare la sua… anzi è stato proprio questo a spingere gli aslundiani ad assoldare noi. Si chiamano Randall Rangers, anche se pare che questo Randall non esista più.
— Cercheremo di evitarli — promise fervidamente Miles.
— Ho sentito dire che il loro secondo ufficiale è un barrayarano. Potreste anche ottenere un aiuto, con un po' di abilità.
Gregor inarcò un sopracciglio, pensosamente. — Uno degli infiltrati di Illyan? Ne sarebbe capacissimo.
Era possibile che Ungari fosse andato a contattare costui? — Ci muoveremo con prudenza, in ogni caso — disse Miles.
— Sarebbe l'ora — borbottò Gregor.
— Il comandante dei Rangers, che si chiama Cavilo, ha un…
— Cosa? — gridò Miles.
Elena lo guardò stupita. — Cavilo, così si chiama. Nessuno sa se è un soprannome, un cognome o cos'altro. Perché?
— Cavilo è quello che ha cercato di farmi processare a pagamento, o meglio di far processare Victor Rotha, alla Stazione Confederata. Per ventimila dollari betani.
La ragazza sbatté le palpebre. — E perché?
— Il perché non lo so. — Miles ripensò alle tappe del loro viaggio: le stazioni di Pol, la Confederata, quella di Aslund… con Ungari diretto a Vervain. E l'attacco a Rotha era venuto da quella parte. — Dobbiamo evitare i vervani il più possibile. Scenderemo dalla nave, andremo dritti al consolato e poi resteremo chiusi in camera senza aprir bocca finché Illyan non manderà qualcuno per riportarci a casa. D'accordo?
— D'accordo — assentì passivamente Gregor.
Basta con quei giochetti da agente segreto. Con le sue astute manovre per poco non era riuscito a far ammazzare l'Imperatore. Miles decise che era tempo di mantenere con fermezza la più prudenziale linea di condotta.
— È strano… — disse Gregor a Elena. Alla nuova Elena, suppose Miles, da come la guardava. — Voglio dire, è strano pensare che tu hai ormai più esperienza bellica di me o di Miles.
— O di entrambi insieme — precisò seccamente lei. — Sì. Be'… in realtà il fatto di combattere è più… stupido di quel che avevo immaginato. Se due gruppi possono intendersi abbastanza da essere d'accordo sul fatto di affrontarsi con le armi in mano, perché non fare il piccolo sforzo di intendersi a un tavolo di trattative? Questo, lo ammetto, non è possibile in situazioni di guerriglia — continuò, in tono pensoso. — Nella guerriglia hai di fronte un nemico che non intende giocare il tuo stesso gioco. Questo è un motivo più comprensibile per combattere, almeno. Se il tuo nemico vuole battersi con mezzi da vigliacco, perché non dovrebbe essere completamente vigliacco? Ma per lui non è così semplice. Se lui è più debole, e se i mezzi con cui si batte sono i soli che ha, può darsi che il vero vigliacco non sia lui. Quel terzo contratto… se mai fossimo coinvolti in un'altra operazione anti-guerriglia, credo che mi metterei dalla parte dei guerriglieri.
— È difficile stabilire la pace fra due avversari ognuno dei quali sia vigliacco, e quindi spietato, a suo modo — rifletté Miles. — La guerra non è mai fine a se stessa, salvo che nelle rare circostanze in cui la disperazione annienta ogni via d'uscita fuorché quella per l'inferno. Entrambe le parti vogliono tornare alla pace. Una pace migliore di quella che c'era prima.
— Allora vince chi sa essere più spietato, e più a lungo? — ponderò Gregor.
— Non è… storicamente vero, credo. Se ciò che fai durante la guerra ti degrada al punto che la pace sarà peggiore di… — Rumori umani nella stiva fecero sussultare Miles a metà della frase, ma erano soìtanto Tung e Mayhew già di ritorno.
— Muoviamoci — li esortò Tung. — Se Arde non rispetta l'orario desterà dei sospetti.
Scesero nella stiva, dove Mayhew li attendeva accanto a un carrello da trasporto. Sul pianale c'era una cassa di legno larga poco più di un metro, vuota. — Il tuo amico può passare per un militare della nostra flotta — disse Tung a Miles. — Per te ho trovato una comoda cassa. Sarebbe più classico portarti a bordo arrotolato in un tappeto, ma visto che sei un uomo dubito che il capitano del mercantile apprezzerebbe il riferimento storico.
Miles esaminò la cassa senza entusiasmo. Sembrava che non ci fossero fori d'areazione. — Di che mercantile si tratta?
— Abbiamo certi arrangiamenti particolari per far entrare e uscire in segreto i nostri agenti. Tempo fa ci siamo accordati col capitano di una nave da carico, che ne è anche il proprietario… è di Vervain, ma ha già fatto tre volte questo servizio per noi. Vi porterà fino a Stazione Vervain e provvederà a farvi passare oltre la dogana. Poi dovrete cavarvela coi vostri mezzi.
— Fino a che punto funzionano bene questi vostri arrangiamenti particolari? — si preoccupò Miles.
— Non bene quanto vorrei, tutto considerato — ammise Tung. — Lui sa solo che siete Mercenari Oserani, e poiché viene pagato bene terrà la bocca chiusa. Sarà difficile che qualcuno gli faccia domande, al suo ritorno qui, comunque lui conosce soltanto me e potrà mettere nei guai soltanto me. Elena e Arde non si faranno vedere.
— Ti sono grato — disse a bassa voce Miles.
Tung annuì, poi ebbe un sospiro. — Se solo tu fossi rimasto con noi… che mercenario avrei potuto fare di te, in questi quattro anni!
— Se lei dovesse trovarsi senza lavoro per averci aiutato — disse Gregor, — Elena saprà come metterla in contatto.