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— Sì. Be', questa è l'altra ragione per cui hai visto arrivare me e non Illyan. Come primo ministro ed ex reggente, era bene che fossi io ad andare su Pol in visita di stato. Abbiamo accettato di discutere i cinque principali argomenti su cui Pol vuole garanzie politiche da anni, e ci siamo accordati per una conferenza al vertice.

«Visto che il Principe Serg attendeva la crociera d'inaugurazione, era logico che io la abbinassi alla missione diplomatica. Mentre eravamo in orbita attorno a Pol, e io andavo su e giù fra una cena ufficiale e l'altra — si poggiò una mano sull'addome, con una smorfia — cercando disperatamente di passare nel Mozzo senza dover sparare a nessuno, è arrivata la notizia dell'attacco a sorpresa dei cetagandani. A quel punto gli accordi sono diventati molto più facili. E ci trovavamo a pochi giorni, non a settimane, di viaggio dal teatro dell'azione. Prevedevo che portare gli aslundiani sulla stessa linea dei polani sarebbe stato più complicato, ma devo dire che Gregor, districando questo problema, mi ha stupito. Coi vervani ovviamente non c'è stata discussione: volevano aiuto, e ci hanno accolto a braccia aperte.

— Ho sentito dire che Gregor è già alquanto popolare su Vervain.

— Stanno facendo di tutto per trattenerlo là, alla capitale. Feste, belle donne e ricevimenti ufficiali. Ne ha uno giusto in questo momento. — Il Conte guardò l'orologio. — Trasmettere le immagini di Gregor nella sala tattica del Principe Serg, durante l'attacco, non è stata una cattiva idea. Almeno, dal punto di vista diplomatico. — Si passò una mano sul mento, con aria pensosa.

— Mi ha… sorpreso che tu gli abbia permesso di fare il balzo con voi in zona di combattimento. Non me lo sarei aspettato.

— Be', in fin dei conti la sala tattica di questa nave è uno dei punti meglio difesi dello spazio territoriale di Vervain. Qui era… era…

Miles attese, chiedendosi perché suo padre non terminasse la frase con le parole «perfettamente al sicuro». E ad un tratto capì per quale motivo non gli uscivano di bocca. — Non è stata una tua idea, è così? Lo ha ordinato Gregor!

— Diciamo che aveva alcuni buoni argomenti per voler partecipare all'azione — disse il Conte. — Quello della pubblicità che gliene sarebbe derivata, ad esempio, sta dando i suoi frutti.

— Avrei giurato che tu fossi troppo… prudente per lasciargli correre questo rischio.

Il Conte Vorkosigan studiò le sue mani robuste. — L'idea non mi rendeva entusiasta, certo. Ma un giorno ho giurato di servire un Imperatore. Il momento più pericoloso per un uomo di potere è quando la possibilità di esercitare anche il potere a cui non ha diritto diventa razionale, quasi inevitabile. E io ho sempre saputo che questa tentazione mi… no. Non l'ho mai avuta. Sentivo che se l'avessi avuta avrei infranto quel giuramento e offeso prima di tutto me stesso. — Fece una pausa. — Ma è sempre uno shock per il sistema. La rinuncia al potere, intendo.

Gregor ti ha messo di fronte alla sua autorità imperiale? Oh, essere stato una mosca su una parete di quella sala!

— Anche quando uno ha cercato di far pratica per qualche anno — aggiunse sottovoce il Conte.

— Uh… come va la tua ulcera?

Suo padre inarcò un sopracciglio. — Non chiedermelo. — Poi fece un sorrisetto. — Meglio, negli ultimi tre giorni. A pranzo potrei perfino ordinare da mangiare, invece di quella poltiglia bianca che sembra qualcosa già mangiato da qualcun altro.

Miles si schiarì la gola. — E il capitano Ungari?

Il Conte Vorkosigan si mordicchiò un labbro. — Non credo che sia molto compiaciuto di te.

— Io… so di non avere scusanti. Ho fatto un sacco di errori. Ma disubbidire al suo ordine di restare su Stazione Aslund non è stato uno di quelli.

— Evidentemente no. — L'uomo lasciò vagare lo sguardo sulla parete di fronte. — Tuttavia… sono sempre più convinto che il Servizio Imperiale non fa per te. È come cercare di quadrare un cerchio. No, peggio: come tentare d'infilare un tessaratto in un foro rotondo.

Miles trattenne il fiato. — Non sarò… dimesso, vero?

Elena alzò una mano, la girò e si studiò le unghie. — Se anche fosse, potresti sempre trovar lavoro come mercenario. Al generale Metzov, ad esempio, s'era presentata una… attraente prospettiva. Ho sentito dire che la comandante Cavilo intende ingaggiare altro personale. — Ricambiò il sorriso di Miles. Ma lui aveva scoperto i denti solo per comunicarle che una parola in più significava essere morsa.

— Mi è quasi dispiaciuto sentire che Metzov è stato ucciso — disse il Conte Vorkosigan. — Stavamo per chiedere l'estradizione a Vervain quando è scoppiata la grana di Gregor.

— Ah! Finalmente avete stabilito che la morte di quel prigioniero komarrano, durante la rivolta, è stato un omicidio? Io l'ho sempre sospettato…

Il Conte alzò due dita. — Due omicidi.

Miles sbatté le palpebre. — Mio Dio, non avrà chiuso per sempre la bocca ad Ahn prima di andarsene? — Aveva quasi dimenticato Ahn.

— No. Siamo stati noi a rintracciare Ahn, anche se purtroppo quando ormai Metzov aveva lasciato Barrayar. Ci ha confermato che il ribelle komarrano fu torturato a morte, anche se non del tutto intenzionalmente. Sembra che fosse debole di cuore. Tuttavia Metzov non lo fece per vendicare il caporale di guardia alle celle. In realtà, dice Ahn, quest'ultimo fu ucciso dopo il komarrano, perché aveva minacciato di fare rapporto sull'accaduto.

«Metzov lo strangolò in un accesso di rabbia, poi inventò la storia della fuga e costrinse Ahn a confermare questa versione. Ahn fu così complice di due omicidi. Metzov poté tenerlo in pugno, anche se in realtà la cosa era reciproca. Andando in pensione Ahn desiderava sopratutto sparire e rendersi irreperibile, perché in effetti aveva sempre temuto d'essere messo a tacere definitivamente. Sotto il penta-rapido ha raccontato tutto, quando gli agenti di Illyan lo hanno trovato.

Miles ripensò all'ufficiale meteorologico e si sentì triste per lui. — Che cosa ne sarà di Ahn, adesso?

— Avevamo pensato di usarlo come testimone per processare Metzov. Illyan era del parere che questo avrebbe avuto un buon effetto sui komarrani, politicamente… presentare loro l'onesto caporale barrayarano come un degno soldato, impiccare Metzov come prova che l'Imperatore mette la giustizia alla base delle relazioni amichevoli fra Barrayar e Komarr… — Il Conte si accigliò, insoddisfatto. — Ora sembra che dovremo passare sotto silenzio l'intera faccenda. Per la seconda volta.

Miles annuì lentamente. — Metzov… omicida, ricattatore-ricattato, fuggiasco, capro espiatorio, e alla fine ingannato e ucciso. Doveva aver appiccicato addosso un cattivo karma.

— Attento all'eccessivo desiderio di giustizia. Potresti ottenerne troppa per i tuoi gusti.

— Ho già imparato questa lezione, signore.

— Davvero? — Il Conte inarcò un sopracciglio. — Mmh.

— A proposito di giustizia — si affrettò a cambiare argomento lui. — Mi preoccupa la questione del pagamento dei Dendarii. Hanno avuto molte perdite e danni, più di quanto una flotta mercenaria possa sopportare. Il loro unico contratto era a voce, sulla mia parola. Se l'Impero non mi sostiene… li avrò ingannati.

Il Conte Vorkosigan annuì. — Abbiamo già considerato la cosa.

— Illyan acconsente a metterli sul conto spese?

— I fondi a disposizione di Illyan non sarebbero neppure lontanamente sufficienti. Ma sembra che tu abbia appoggi in alto loco. Faremo in modo che la Sicurezza abbia un prestito dalla banca che si occupa degli interessi finanziari dell'Imperatore, per pagare la Flotta, e in seguito presenteremo al Parlamento la proposta di far risarcire la banca dal Ministero delle Finanze.

Miles tirò fuori un microdisco da una tasca della giacca. — Ecco, signore. Questo è il conto da pagare ai Dendarii. Elena è stata alzata fino a tardi per compilarlo. La stima dei danni è soltanto preliminare, ovviamente. — Lo depose sulla consolle.