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— Se non riesci a ubbidire ai miei ordini, in questo dipartimento non c'è posto per te.

— Be'… pensavo di aver ubbidito. Lei voleva una valutazione militare del Mozzo Hegen. L'ho fatta. Voleva sapere dov'era l'origine della situazione destabilizzante. L'ho scoperta. Voleva che i Mercenari Dendarii lasciassero il Mozzo, e fra tre settimane se ne andranno, a quel che so. Lei chiede dei risultati. Ne ha avuti.

— Anche troppi — borbottò Illyan.

— Lo ammetto, non avevo ricevuto l'ordine di salvare Gregor. Ho presunto che lei mi avrebbe autorizzato a farlo, signore.

Illyan strinse le palpebre, scrutandolo in cerca di una traccia di ironia, e Miles cercò di esibire un'espressione blanda, ma aveva di fronte un maestro e non s'illuse di passarla liscia.

— Se la memoria non m'inganna — disse Illyan (e non lo ingannava, perché un biochip di fabbricazione Illyrica gli dava una memoria eidetica) — diedi questi ordini al capitano Ungari. A te ne diedi uno solo. Riesci a ricordare quale? — Il tono era quello di un genitore comprensivo verso un bambino di sei anni affetto da gravi problemi psichici. Sì, usare l'ironia con Illyan era poco consigliabile; idem per l'espressione blanda.

— Ubbidire agli ordini del capitano Ungari — fu costretto a rispondere.

— Proprio così. — Illyan si appoggiò all'indietro. — Ungari era un buon agente operativo, affidabile. Se tu avessi fatto un passo falso l'avresti fatto precipitare con te. Ora è un uomo insicuro di sé, forse rovinato per sempre.

Miles allargò le braccia, addolorato. — Dal suo punto di vista ha preso le decisioni giuste, signore. Lei non può fargliene una colpa. È solo che… il gioco era troppo grosso perché io potessi affrontarlo come alfiere, mentre chi serviva davvero era Lord Vorkosigan. — O l'ammiraglio Naismith.

— Mmh — disse Illyan. — E allora a chi devo assegnarti, adesso? Di quale altro bravo ufficiale vuoi rovinare la carriera?

Lui ci pensò sopra. — Perché non mi prende alle sue dirette dipendenze, signore?

— Grazie — annuì seccamente Illyan.

— Non volevo dire… — cominciò a scusarsi Miles. Poi notò la scintilla d'ironia negli occhi dell'altro e tacque. Mi stai rosolando a fuoco lento per fare un po' di sport, eh?

— In effetti questa proposta è già stata ventilata. Non da me, inutile sottolinearlo. Ma un agente operativo galattico deve agire con un alto grado d'indipendenza. Stiamo pensando che dovremo fare di necessità virtù… — Una luce sulla consolle lo distrasse. Controllò qualcosa e premette un pulsante. La porta mimetizzata nella parete accanto alla scrivania si aprì, e Gregor entrò nell'ufficio. L'Imperatore disse a uno dei due uomini che lo seguivano di restare fuori; l'altro attraversò l'ufficio e andò in anticamera. Entrambe le porte furono richiuse. Illyan, che s'era alzato a scostare una poltroncina per Gregor, gli rivolse il breve accenno di un inchino prima di tornare dietro la scrivania. Anche Miles, dopo aver eseguito il saluto militare, sedette di nuovo.

— Gli ha già parlato dei Dendarii? — chiese Gregor a Illyan.

— Ci stavo arrivando, Altezza.

Non senza girarci maledettamente intorno! - Che cosa c'entrano i Dendarii? — domandò Miles, incapace di celare l'emozione della voce. Imitare l'inespressività del capo della Sicurezza gli riusciva solo con i lineamenti del volto.

— Abbiamo deciso di tenerli a disposizione dell'Impero — disse Illyan. — Tu, sotto l'identità dell'ammiraglio Naismith, sarai il nostro ufficiale di collegamento.

— A disposizione in che senso? — si stupì Miles. Naismith, non sei morto!

Gregor sorrise. — Al servizio di Sua Maestà. Dobbiamo loro qualcosa di più che la semplice paga per quello che hanno fatto con noi… e per noi, al Mozzo Hegen. E non c'è dubbio che abbiano dimostrato la loro utilità nell'agire oltre certe barriere geografiche e politiche per noi insormontabili.

Miles interpretò la smorfia di Illyan come profondo dolore per le finanze del suo dipartimento, più che l'idea in se stessa.

— Simon, la prego di studiare le possibilità di un loro impiego attivo — continuò Gregor. — Dobbiamo poter giustificare questa decisione, e la somma che ci costa.

— Io credo che sarebbero più utili in operazioni di spionaggio che in attività belliche — brontolò seccamente Illyan. — Questa non è un'autorizzazione per darsi alle avventure o, ancora peggio, carta bianca per la guerra da corsa. La prima cosa che dovrai fare sarà di riorganizzare il reparto informazioni di quella flotta. So che i soldi non ti mancano. Ti affitterò un paio dei miei esperti.

— Non sorveglianti/guardie del corpo, signore? — domandò Miles, nervosamente.

— Vuoi che chieda al capitano Ungari di offrirsi volontario? — Illyan ebbe un sogghigno malizioso. — No. Sarai tu il responsabile. E che Dio ci aiuti. Comunque non intendo mandarti in nessun posto; resterai dove potrò tenerti d'occhio. Così ci sarà almeno qualcosa di buono, anche se i Dendarii non dovessero servire a niente.

— Temo che la sfiducia di Simon sia dovuta soprattutto alla tua giovane età — mormorò il venticinquenne Gregor. — Noi siamo dell'idea che dovrebbe abbandonare questo pregiudizio.

Sì, pensò Miles, quello era il «Noi» imperiale; i suoi sensibili orecchi barrayarani non l'avevano ingannato. L'autorità faceva sentire la sua voce. E stavolta nell'ironia di Illyan ci fu una sfumatura di… approvazione? — Aral e io abbiamo lavorato vent'anni per tirar su qualcuno capace di sostituirci. Potremmo perfino vivere fino all'età della pensione. — Fece una pausa. — Questo significa «successo» nel nostro lavoro, ragazzo. Non mi dispiacerebbe. — E sottovoce, fra sé: — … levarmi finalmente dalla testa quel maledetto chip…

— Mmh, non è ancora tempo che lei si metta in cerca di una casetta di campagna con l'orticello — disse Gregor. Non era una velata ammissione d'incertezza nelle sue capacità, ma solo un'espressione di fiducia in quelle di Illyan. Né più, né meno. Si volse a Miles e gli guardò… il collo? Le profonde escoriazioni lasciate dalle dita di Metzov dovevano essere ormai scomparse, sicuramente. — Lo ha convocato anche per dargli l'altra notizia? — domandò al capo della Sicurezza.

L'uomo si strinse nelle spalle. — Già che è qui — borbottò, frugando in un cassetto sotto la consolle del videotelefono.

— Noi… e intendo Noi, pensiamo di doverti anche qualcos'altro, Miles — disse Gregor.

Lui esitò fra un formale «non-è-il-caso/non-ho-fatto-nulla» e «be'-se-proprio-insisti-allora-grazie», optando poi per un cauto sguardo interrogativo.

Illyan chiuse il cassetto e gettò a Miles qualcosa di rosso che roteò un attimo nell'aria. — Ecco qua. Ora sei tenente. Qualunque cosa significhi per te.

Lui afferrò al volo la busta contenente le piastrine rettangolari del suo nuovo grado. Ne fu così sorpreso che disse la prima cosa che gli venne in mente: — Be', questo aggiunge qualcosa ai miei problemi di insubordinazione verso i superiori: la possibilità d'essere degradato.

Illyan gli concesse un sorrisetto calcolato al millimetro. — Non montarti la testa. Il dieci per cento degli alfieri ottiene la stessa promozione al termine del primo anno di servizio. In ogni caso, niente convincerebbe i tuoi colleghi che non si tratta di nepotismo.

— Lo so — disse Miles, rassegnato. Ma si slacciò il colletto e cominciò a fissare le piastrine al loro posto.

L'espressione di Illyan si ammorbidi leggermente. — Tuo padre sa che non è così, comunque. E anche Gregor, e… e io.

Miles rialzò lo sguardo e lo fissò dritto negli occhi, forse per la prima volta senza alcun accenno di sfida. — Grazie.

— Te lo sei meritato. Da me non avrai niente che tu non meriti. Inclusa la restituzione di quei gradi.

— Li conserverò come se fossero suoi, signore.

FINE