Miles la aprì. Due bottiglie di vino pregiato, già fredde al punto giusto. — Che tu sia benedetto e amen, ragazzo mio. Da un po' di tempo sto pensando che soltanto una vera sbronza può togliere un uomo da un vero guaio. Come hai avuto questa felice ispirazione? E già che ci siamo, cosa ti ha ispirato a venire in questa tetra quarantena? Credevo d'essere troppo contagioso per chiunque. — Andò a mettere una bottiglia nel frigo, trovò due bicchieri e li ripulì dalla polvere.
Gregor scrollò le spalle. — Hanno capito che non potevano tenermi fuori a lungo. Io so essere molto insistente, lo sai. Illyan ha voluto fare in modo che la mia visita privata fosse veramente privata. E posso stare qui solo fino al 2500. — Le sue spalle si abbassarono, come schiacciate dal peso dei suoi fitti impegni giornalieri. — Comunque, la religione di tua madre garantisce un buon karma per chi visita i malati e i carcerati, e ho sentito dire che tu sei entrambe le cose.
Ah, così era stata sua madre a suggerire a Gregor quell'iniziativa. Avrebbe dovuto immaginarlo dall'etichetta delle bottiglie, una marca praticamente privata dei Vorkosigan. Girò la bottiglia e controllò la data, maneggiandola con grande rispetto. Diavolo, erano proprio quelle dell'annata migliore. Stava cominciando a sentirsi così solo che provò un impeto di commozione per quella piccola premura. Stappò la bottiglia e mescé il vino; poi, secondo l'etichetta barrayarana, bevve per primo. Nettare. Si sedette su un'altra sedia, in una posa simile a quella di Gregor. — È bello rivederti, in ogni modo.
Miles contemplò il suo vecchio compagno di giochi. Se Gregor avesse avuto qualche anno di meno sarebbero stati ancora più vicini, quasi come fratelli; il Conte e la Contessa Vorkosigan avevano svolto il ruolo di tutori di Gregor fin dai tempi caotici e sanguinosi della guerra contro il Pretendente Vordariano. Dover crescere insieme li aveva comunque uniti molto, fra loro e con altri compagni «sicuri» come Ivan ed Elena, anch'essi più giovani di Gregor, il quale si adattava pazientemente ai loro giochi anche quando ne avrebbe preferito altri meno infantili.
Gregor raccolse il bicchiere e sorseggiò il vino. — Mi spiace che le cose non vadano bene per te — disse, con goffo imbarazzo.
Miles sollevò le spalle. — Breve il soldato, breve la carriera. — Buttò giù un sorso più lungo. — Avevo sperato di essere imbarcato su un'astronave. Andare nello spazio.
Gregor s'era diplomato all'Accademia Imperiale due anni prima che Miles si iscrivesse. Inarcò un sopracciglio. — Non è quello che volevamo tutti?
— Tu un anno a bordo l'hai fatto — puntualizzò Miles.
— Quasi tutto in orbita. A fingere di fare servizio di sorveglianza circondato da navette della Sicurezza. Dopo un po' cominciava già a farmi star male, tutta quella scenografia. Recitare la parte dell'ufficialetto, far finta di occuparmi di un lavoro vero quando in realtà la mia presenza rendeva più difficile il lavoro altrui… a te, almeno, è stato permesso di affrontare dei pericoli.
— Per la maggior parte non pianificati, posso assicurartelo.
— Mi sto convincendo sempre più che questo è il guaio principale — continuò Gregor. — Tuo padre, il mio, entrambi grandi uomini… loro sono sopravvissuti a situazioni militari reali. È così che sono diventati ufficiali veri. Non questo… addestramento. — La sua mano libera ebbe un gesto come a spazzar via ricordi sgradevoli.
— No. Tutti ci troviamo cacciati in qualche situazione — obiettò Miles. — La carriera militare di mio padre cominciò il giorno in cui la squadra della morte di Yuri il Folle fece saltare in aria metà della sua famiglia… credo che lui avesse undici anni, più o meno. A me è stata risparmiata un'iniziazione così dura, grazie al cielo. Voglio dire, una vera esperienza formativa è proprio quella che uno non si augurerebbe di fare, se potesse scegliere.
— Mmh — annuì cupamente Gregor. Quella sera sembrava oppresso dal suo leggendario genitore, il Principe Serg, come lui aveva sempre sentito il peso del Conte Vorkosigan. Miles rifletté brevemente su ciò che era arrivato a chiamare dentro di sé «i due Serg». Uno — forse la sola versione che lui conoscesse? — era l'Eroe-Morto, il coraggioso che aveva sacrificato la vita sul campo di battaglia, o quantomeno era stato pulitamente disintegrato in orbita. L'altro era il Serg Sconosciuto-Alla-Storia, il comandante isterico e il sadico sodomita la cui prematura morte nella sventurata invasione di Escobar poteva esser stato il miglior colpo di fortuna per le sorti politiche di Barrayar… Che una traccia di quella personalità così multiforme fosse filtrata anche in Gregor? Nessuno di quanti avevano avuto rapporti con Serg parlava mai di lui, e il Conte Vorkosigan ancor meno di altri. Miles aveva conosciuto una delle vittime del Principe, una volta. Si augurava che a Gregor non accadesse.
Decise di cambiare argomento. — Be', cos'è successo a me ormai lo sappiamo tutti, ma tu che hai fatto negli ultimi tre mesi? Mi spiace esser mancato alla festa, per il tuo compleanno. Sull'isola Kyril l'hanno celebrato ubriacandosi, il che l'ha reso indistinguibile da ogni altro giorno.
Gregor ebbe un sogghigno, poi sospirò. — Troppe cerimonie, troppe ore in piedi… qualche volta penso che se mettessi al mio posto un manichino di plastica a grandezza naturale non se ne accorgerebbe nessuno. E non ti dico il tempo che spreco ad ascoltare i verbosi suggerimenti di quelli che si sono autonominati miei consiglieri matrimoniali.
— In effetti, non hanno torto di preoccuparsi — dovette osservare Miles. — Non puoi sederti a un tavolino da tè senza che qualcuno ti presenti, assolutamente per caso, una delle dozzine di giovani donne che per pura coincidenza si trovano fra gli invitati. Io potrei nominare almeno sei candidate che hanno forti schiere di seguaci a spingerle avanti, e altre ne arrivano di continuo sulla scena. E tutto ciò mentre quelle prive dei requisiti complottano ugualmente con incrollabile ferocia per impedire ad altre di comparirti davanti. Fatto che, secondo me, è il primo motivo per cui tu non hai ancora un erede.
Gregor inclinò la testa. — Anche tu sei nel mirino di chi fa i suoi calcoli sulla successione al trono. Lo sai.
— Con questo corpo? — Miles sbuffò. — Dovrebbero proprio… odiare una ragazza, per presentarla a me. E a quel punto sarebbe il momento di andarmene da casa. Lontano e in fretta. Fammi un favore, sposati, sistemati e metti al mondo cinque o sei piccoli Vorbarra.
Gregor parve ancor più depresso. — Potrebbe essere una buona idea, sai? Andarmene da casa. Mi chiedo quanto lontano potrei arrivare prima che Illyan mi ritrovi.
Entrambi guardarono involontariamente verso il soffitto, anche se Miles non aveva idea di dove fossero nascoste le microspie. — Meglio augurarsi che a trovarti sia Illyan prima di qualcun altro. — Dio, la conversazione si stava facendo morbosa.
— Non saprei. Non ci fu un Imperatore, in Cina, che finì a lavare i pavimenti da qualche parte? E migliaia di esuli d'alto rango… Contesse a servire nei ristoranti… la fuga è possibile.
— Fuga dal fatto d'essere un Vor? È più probabile… riuscire a fuggire dalla propria ombra. — Ci sarebbero stati momenti, chissà dove, in cui sarebbe parso di avercela fatta. Ma poi… Miles scosse il capo. Guardando la scatola si accorse che dentro c'era qualcos'altro. — Ah! Hai portato una mini-tattica. — Non aveva la minima voglia di giocare a mini-tattica, anche se fino ai quattordici anni era stato uno dei suoi passatempi preferiti, ma era pur sempre meglio di quei discorsi. Tirò fuori le due tavolette elettroniche collegate dal filo e le piazzò sul tavolo, deciso a mostrarsi di buonumore. — Come ai vecchi tempi, eh? — Pensiero non molto felice per molti versi.
Gregor tirò giù la gamba dalla spalliera dell'altra sedia e fece la sua mossa di apertura. Fingendo di essere interessato per divertire Miles, che fingeva di divertirsi per stimolare il suo interesse, mentre entrambi pensavano a tutt'altro. Miles, distratto, sconfisse l'amico troppo in fretta nella prima battaglia e cercò di fare più attenzione. Nella seconda rese l'esito più incerto e fu ricompensato da una scintilla di genuina attenzione — o di provvisoria amnesia circa altri pensieri — da parte di Gregor. Aprirono anche l'altra bottiglia di vino. A quel punto Miles cominciò a sentirne gli effetti: lingua ispessita, sonnolenza, difficoltà di concentrazione. Gli costò un vero sforzo lasciare che Gregor arrivasse vicino alla vittoria nella terza partita.