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Un altro mese se ne andò. Come esercizio spirituale, decise di arricchire le sue ore d'ufficio sorbendosi tutti i video per l'istruzione delle reclute che trovò in biblioteca, in ordine alfabetico. Ce n'era un assortimento stupefacente. Fra gli altri, fu molto divertito da un documentario di trenta minuti sotto la I: Igiene (pulizia corporale) che spiegava come farsi una doccia. Be'… probabilmente erano esistite reclute, provenienti da qualche buco sperduto, che avevano avuto urgente bisogno di quelle istruzioni. Dopo qualche settimana era arrivato alla L: Laser (Fucile a) Modello D-67, (batterie, circuiti, manutenzione e riparazione), quando fu interrotto da una telefonata ed ebbe l'ordine di presentarsi a rapporto da Illyan.

L'ufficio del Capo della Sicurezza non era fatto per rasserenare gli umori di chi entrava: una stanza senza finestre, arredata con una scrivania e una consolle di comunicazioni che sembrava tolta da un'astronave, poteva avere un effetto positivo soltanto sull'umore di chi ne usciva. Ma stavolta le sedie erano due, notò Miles. Forse non sarebbe stato costretto ad accovacciarsi sul pavimento. Quella di destra era occupata da un ufficiale coi gradi di capitano e l'Occhio di Horus della Sicurezza Imperiale sul petto dell'uniforme verde.

Interessante individuo, quel capitano. Miles lo scrutò con la coda dell'occhio mentre scambiava un saluto formale con Illyan. Sui trenta-trentacinque anni, aveva la stessa espressione illeggibile del suo Capo ed era ancor più massiccio. Pallido e serio. Avrebbe potuto passare per un piccolo burocrate, un sedentario, ma c'era qualcosa dell'uomo d'azione nel suo sguardo. Qualcosa che parlava di lunghi periodi trascorsi a bordo di astronavi nello spazio.

— Alfiere Vorkosigan, il capitano Ungari — li presentò Illyan. — Il capitano è uno dei miei agenti galattici operativi. Ha dieci anni di esperienza nel raccogliere informazioni per questo dipartimento. La sua specialità è la valutazione degli aspetti militari.

Ungari gli aveva rivolto un educato cenno del capo identico al suo, e lo osservava con sguardo neutro. Miles si chiese se la spia stesse valutando il suo aspetto, e raddrizzò le spalle per renderlo il più militare possibile. Non c'era niente di decifrabile nella reazione che Ungari aveva avuto nel vederlo, se pure ne aveva avuto una.

Illyan si appoggiò all'indietro nella sua poltrona girevole. — Vorrei che mi dicesse una cosa, alfiere. — Illyan non dava mai del tu a un aristocratico in presenza di chi non lo era. — Di recente ha avuto notizie dei Mercenari Dendarii?

— I mercenari, signore? — Miles ne fu colto di sorpresa. Non era l'argomento che si sarebbe aspettato. — Io non… di recente, nulla. Ho avuto una lettera, un anno fa, da Elena Bothari… cioè, Bothari-Jesek. Ma era una cosa privata, uh, auguri di compleanno.

— Sì, ne ho avuto una copia.

Ci avrei scommesso, razza di bastardo.

— Da allora niente? — chiese Illyan.

— No, signore.

— Mmh. — L'uomo agitò una mano verso la sedia libera. — Si metta comodo, alfiere. — Il suo tono era spiccio, da affari. Qualcosa di concreto, finalmente? — Ripassiamoci un po' di astrografia. L'esame del terreno, così si dice, è il padre di ogni strategia. — Batté qualcosa su una tastiera della sua consolle e girò la piastra olografica per far vedere anche a loro.

Una mappa spaziale della distorsione galattica e dei corridoi di transito apparve in tre dimensioni sulla piastra. Ricordava il modello di una molecola organica di strana forma, vivacemente colorato: le sfere rappresentavano i punti d'incrocio, le linee dritte i corridoi per il balzo spaziale che si aprivano nel caos invisibile della distorsione. Schematica, con i dati compressi in poco spazio invece che in scala. Illyan zumò su una porzione un po' periferica e comparvero altre linee rosse e azzurre, che collegavano fra loro sette sfere e uscivano di campo in direzioni diverse. — Le è familiare, alfiere?

— La sfera doppia, al centro è il Mozzo Hegen, signore — rispose Miles.

— Proprio così. — Illyan gli consegnò il telecomando. — Mi dia un quadro strategico del Mozzo Hegen, alfiere.

Lui si schiarì la gola. — Si tratta di una stella doppia, senza pianeti abitabili. Ci sono quattro stazioni di balzo e alcuni satelliti per lo sfruttamento dell'energia solare. Pochi sono i motivi per indugiare nella zona. Come quasi tutti gli incroci di una certa grandezza sulla distorsione, è più un luogo di transito che altro, importante solo per le zone a cui dà accesso. In questo caso quattro regioni dello spazio locale, ciascuna con pianeti abitabili. — Miles proseguì facendo illuminare in verde le sfere a cui si riferiva.

— Aslund. Aslund è in fondo a un vicolo cieco come Barrayar. In quella zona, il Mozzo Hegen è l'unico passaggio che dia accesso alla grande rete di transito galattica. Il Mozzo è quindi vitale per Aslund come lo è Komarr per noi.

«In alto, il Gruppo Jackson. Il Mozzo Hegen è soltanto uno dei cinque corridoi di transito che si dipartono da lì. Oltre il Gruppo Jackson si stende una buona metà della galassia conosciuta.

«Più in basso vediamo Vervain, in una dilatazione del corridoio di transito e quindi con due uscite: una verso il Mozzo e l'altra dalla parte dei settori controllati dall'Impero Cetagandano.

«Sulla sinistra abbiamo il nostro, uh, amichevole vicino: il pianeta Pol, una repubblica, su un gomito del corridoio di balzo fra il Mozzo Hegen e Komarr, quest'ultimo prezioso per le numerose via d'uscita che offre a noi. Da Komarr abbiamo la possibilità di accedere con un solo balzo a un settore periferico dei cetagandani, anche se questa è una rotta di cui loro controllano il traffico fin da quando ci siamo installati su Komarr. — Miles gettò un'occhiata a Illyan e si chiese cos'altro avrebbe dovuto aggiungere e su quale località in particolare. Il Capo della Sicurezza guardò Ungari, che concesse a uno dei suoi sopraccigli di sollevarsi di un millimetro. Cosa significava?

— Strategia della distorsione. Le porte dell'inferno, che con una mano di vernice bianca diventano quelle del paradiso — borbottò Illyan fra sé. — Osservò lo schema tridimensionale. — Quattro giocatori e una scacchiera. Dovrebbe essere semplice…

«Comunque… — Illyan si fece restituire il telecomando e tornò ad appoggiarsi all'indietro, — il Mozzo Hegen è più che un potenziale punto caldo per i quattro sistemi limitrofi. Il venticinque per cento del nostro traffico commerciale passa da lì, via Pol. E anche se Vervain è chiuso alle navi militari cetagandane come Pol è chiuso alle nostre, quelle commerciali di Cetaganda passano tranquillamente dentro e fuori da questa zona della distorsione attraverso il Gruppo Jackson e Vervain. Qualunque cosa che bloccasse il Mozzo Hegen, come ad esempio una guerra, danneggerebbe il traffico dei cetagandani quanto il nostro.

«E tuttavia, dopo decenni durante i quali tutti abbiamo rispettato la neutralità di questa zona di transito, all'improvviso vediamo che in essa prende l'avvio quella che posso definire una situazione prebellica. Tutti e quattro i nostri vicini sembrano aver dilatato i loro interessi militari. Pol ha potenziato gli armamenti delle sue sei stazioni di balzo rivolte verso il Mozzo, e sta ammassando forze anche sul nostro lato… cosa che io trovo poco sorprendente, visto che da quando abbiamo conquistato Komarr i poliani sono assai circospetti nei nostri confronti. La confederazione del Gruppo Jackson sta facendo lo stesso dalla sua parte. Vervain ha assoldato una flotta di mercenari che si fanno chiamare Randall Rangers.

«Tutta questa attività sta causando agitazione su Aslund, il cui interesse nel Mozzo Hegen è per ovvie ragioni più critico. Aslund sta devolvendo metà della sua spesa militare annuale per rinforzare la porta di casa con una grossa stazione di balzo… diavolo, una vera e propria fortezza spaziale, e nel frattempo ha pensato bene di procurarsi anche dei guerrieri a noleggio. Lei dovrebbe conoscerli, alfiere. Sono quelli che si facevano chiamare Libera Flotta dei Mercenari Dendarii. — Illyan fece una pausa, in attesa della reazione di Miles.