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— E Jesek dov'è?

— Sempre con la flotta, ma retrocesso al grado di ingegnere.

Spiacevole, ma Miles non ci sospirò sopra. — Non è poi un gran male. Boz Jesek non è mai stato aggressivo come, ad esempio, Tung. E Tung?

Chodak scosse il capo. — Retrocesso anche lui, all'ufficio del personale. Un lavoro ridicolo.

— Mi sembra uno spreco di talenti.

— Oser non si fida di Tung. E non si può dire che Tung ami molto Oser, del resto. È un anno che l'ammiraglio sta cercando di dargli il benservito, ma lui non molla, nonostante le umiliazioni che… mmh, non è facile liberarsi di lui. Oser non può rischiare di decimare il suo staff. Sono ancora molti quelli che, se Tung se ne andasse, pianterebbero baracca e burattini.

Miles inarcò un sopracciglio. — Incluso anche tu?

Chodak mantenne un'espressione neutra. — Lui faceva funzionare le cose. Io lo consideravo un vero ufficiale.

— Anch'io.

Chodak annuì seccamente. — Signore, il fatto è che… l'uomo che era con me un'ora fa è il mio diretto superiore, qui. Ed è uno dei fedelissimi di Oser. Non saprei come impedirgli di fare rapporto sul nostro incontro. Salvo che… uh, non gli capiti un incidente.

— Non ho nessun desiderio di far scoppiare una guerra civile nei miei ex quadri di comando — disse con calma Miles. Ex. - Credo sia più importante non lasciargli sospettare che hai parlato con me. Lascia che faccia il suo rapporto. Ho già trattato con Oser altre volte, con mutuo vantaggio.

— Non sono sicuro che Oser sia di questa opinione, signore. Credo che sia convinto d'esser stato raggirato.

Miles si permise una secca risata. — Che diavolo, non ho forse raddoppiato le dimensioni della flotta durante la guerra Tau Verde? Anche come terzo ufficiale, si è trovato a comandare più di quanto avesse mai comandato prima. Una fetta più piccola, ma di una torta più grossa.

— Ma quelli con cui Oser inizialmente s'era accordato hanno finito per perdere.

— Non proprio. Entrambe le parti hanno tratto il loro guadagno dalla tregua a cui noi le abbiamo costrette. È stata una vittoria per due, anche se qualcuno ha un po' perso la faccia. Diavolo, Oser non riesce a convincersi di avere vinto se non vede piangere chi ha perso?

Chodak ebbe una smorfia cupa. — Penso che sia proprio il suo caso, signore. Ora va dicendo, l'ho sentito io, che lei ci ha appiccicato la scalogna addosso. Dice che lei non è mai stato un ammiraglio, anzi neppure un ufficiale, e che lui l'avrebbe sbattuto all'inferno a calci nel sedere, se Tung non si fosse messo di mezzo. — Considerò Miles con uno sguardo pensoso. — Ma lei chi è, in realtà?

Miles gli sorrise. — Io sono quello che ha vinto. Ricordi?

Chodak sbuffò, con un mezzo sogghigno. — Oh, be', certo.

— Non permettere che Oser riscriva la storia di quei fatti a modo suo per confondervi le idee. Tu c'eri.

Chodak scosse pensosamente il capo. — Lei non ha bisogno che venga io a metterla in guardia. — Si alzò in piedi.

— Questo non darlo per scontato. E… mmh, abbi cura di te. In altre parole, non scottarti le dita nella pentola. Può darsi che in seguito io passi a vedere cosa ci bolle dentro.

— Sì, signore — Chodak annuì. Keller, che attendeva nel corridoio in posa da Guardia Imperiale, lo scortò fermamente al portello della nave.

Miles restò seduto in soggiorno e fece scorrere un dito sul bordo della tazza, considerando le analogie che potevano esistere fra la ristrutturazione del comando in una flotta mercenaria e le lotte per il potere fra i Vor barrayarani. Era possibile prendere i mercenari come un esempio da laboratorio, una versione in miniatura di una realtà più completa? Oser avrebbe dovuto dare un'occhiata durante la guerra contro il Pretendente Vordariano, per vedere come giocano i ragazzi grandi. Tuttavia era meglio non sottovalutare i potenziali pericoli e le complessità della situazione. Morire in un conflitto in miniatura era la stessa cosa che morire in uno di maggiori dimensioni.

Diavolo, morire a che scopo? Dopotutto, cos'aveva a che fare con i Dendarii, o Oserani che fossero? Oser aveva ragione, lui non era stato onesto, e c'era anzi da stupirsi che qualcuno ci avesse messo tanto per capirlo. Miles non riuscì a vedere alcun motivo immediato per tornare a coinvolgersi coi Dendarii. Quello che gli conveniva era stare alla larga da loro e dalle loro beghe. Che se li tenesse pure Oser. Del resto erano una cosa sua, in origine.

Ho tre persone legate a me, in quella flotta. Il mio piccolo corpo elettorale.

Quanto sarebbe stato facile scivolare di nuovo nei panni di Naismith e…

Ma riattivare Naismith non spettava a lui. La decisione poteva esser presa solo dal capitano Ungari.

Il concetto gli fu subito ribadito dallo stesso Ungari quando rientrò sulla nave e Keller gli fece rapporto. Era un uomo controllato, la cui rabbia trapelava solo dalla piega dura della bocca e dal modo in cui scandiva le parole. — Lei si è scoperto. Non bisogna mai rinunciare alla propria copertura, con nessuno. È la prima regola, se si vuole sopravvivere in questo gioco.

— Signore, posso rispettosamente farle notare che non è dipeso da me? — replicò con fermezza Miles. — È stato Chodak a scoprirmi. E lo ha capito subito, perché non è sciocco. Ha cercato di metterci rimedio meglio che poteva. — In effetti era possibile che Chodak avesse agito con sottigliezza, dal suo punto di vista, dato che lui aveva ancora un piede sul ponte di comando dei Dendarii, chiunque li guidasse in quel momento. Lo aveva avvicinato per fatalità o per calcolo? Nel primo caso era stato fortunato, nel secondo abile, e comunque s'era schierato dalla sua parte… Ma quale parte, eh? Dopo questa faccenda Ungari non mi lascerà mai avvicinare i Dendarii.

Il capitano gli indicò con disapprovazione il video su cui era ancora ferma l'ultima immagine del colloquio fra lui e il mercenario. — Ho la netta impressione che l'identità di Naismith sia troppo pericolosa perché lei possa assumerla. Se il piccolo golpe di Oser è del genere che questo individuo ha detto, l'idea di Illyan che lei possa liberarci dei Dendarii semplicemente ordinando loro di andarsene è irrealizzabile. — Ungari andò avanti e indietro per la stanza, battendosi un pugno sul palmo dell'altra mano. — Be', forse potremo fare un uso più ampio di Victor Rotha. Anche se sarei molto più tranquillo se lei restasse chiuso nel suo alloggio…

Strano quanti dei suoi superiori avevano detto lo stesso.

— Liga vuol vedere Rotha di nuovo, questa sera. Forse per fare un'ordinazione della nostra merce fittizia. Gli inventi qualche difficoltà… voglio che lei lo scavalchi e contatti il livello successivo della sua organizzazione. Il suo capo, o il capo del suo capo.

— Chi c'è dietro Liga? Sospetta qualcuno?

Ungari si fermò e allargò le braccia. — I cetagandani? Il Gruppo Jackson? Potrei nominarne una dozzina. A quella distanza dal Mozzo Hegen, la Sicurezza Imperiale ha una rete molto rarefatta. Quella di Liga è sicuramente un'organizzazione criminale, ma se venisse fuori che a manovrarla dietro le quinte sono i cetagandani varrebbe la pena di infiltrarla con un agente a tempo pieno. Lo chiarisca lei. Accenni ad altri articoli, gli faccia ballare davanti al naso delle possibilità, lo convinca a scoprire qualche carta. Io ho quasi finito qui, e Illyan vuol sapere per quando la Stazione Aslund sarà completa e operativa come base militare.

Miles poggiò un dito sul campanello della porta, al secondo piano dell'albergo. Un tic nervoso gli percorse la mandibola. Raddrizzò le spalle e si schiarì la gola. Keller stava guardando a destra e a sinistra nel corridoio deserto.