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La porta scivolò di lato con un sibilo. Miles sbatté le palpebre, stupito.

— Ah, il signor Rotha. — La fredda voce femminile apparteneva alla piccola venere bionda che lui aveva visto in strada quel mattino. La tuta da volo che le aderiva addosso come una seconda pelle era diversa dalla precedente, rosso fiamma e meno scollata, con un altissimo colletto a mezzaluna che le racchiudeva quasi del tutto la metà posteriore della testa. Rossi erano anche gli stivaletti a tacco alto. I suoi denti di abbagliante madreperla si scoprirono in un sorriso ad alto voltaggio.

— Mi scusi — disse Miles automaticamente. — Devo aver sbagliato camera.

— Non ha sbagliato affatto. — Una mano sottile lo invitò ad entrare con un gesto espansivo. — La camera è questa.

— Avevo appuntamento col signor Liga… qui.

— Sì. Sono venuta io al suo posto. Si accomodi, prego. Io mi chiamo Livia Nu.

Be', sotto quel vestito non poteva nascondere un'arma. Miles entrò, e non fu sorpreso di vedere che in un angolo della stanza d'albergo c'era la sua guardia del corpo. L'uomo accolse con un cenno dei capo il sergente Keller, che gli rispose nello stesso modo, entrambi tesi come gatti. E il terzo uomo dov'era? Non lì, evidentemente.

La ragazza ancheggiò verso un divano ad acqua e sedette con un movimento flessuoso.

— Lei è, uh, il supervisore del signor Liga? — domandò Miles. No, anzi Liga aveva negato di conoscerla…

Livia Nu esitò un istante. — In un certo senso, sì.

Uno di loro stava mentendo… no, non necessariamente. Se era più in alto di Liga nella sua stessa organizzazione, lui non l'avrebbe detto a Rotha. Dannazione.

— … ma lei può definirmi un agente commerciale.

Dio. Pol Sei. Affollata di spie gomito a gomito. — Agente di chi?

— Ah — sorrise la ragazza, — uno dei vantaggi del trattare coi piccoli fornitori è che hanno una saggia politica: niente domande sulla politica. No? Uno dei pochi vantaggi.

— Niente domande è il sacro motto della House Fell. Ma loro hanno il vantaggio di una base stabile e sicura. Io ho imparato la mia politica vendendo armi a gente che avrebbe potuto usarle un mese dopo per spararmi addosso.

I suoi occhi azzurri si spalancarono. — E chi vuole spararle?

— Gente senza morale — buttò lì Miles. Al diavolo, non era lui a controllare quella conversazione. Gettò uno sguardo preoccupato a Keller, che però era impegnato a esibire impassibile indifferenza alla sua controparte.

— Dobbiamo fare due chiacchiere. — Lidia Nu batté una mano sul cuscino accanto a lei. — Si sieda, Victor. Ah… — Fece un cenno col capo alla sua guardia del corpo. — Perché non aspetti fuori?

Miles sedette sul bordo del divano ad acqua, cercando d'immaginare l'età della bionda. La sua pelle era liscia come l'alabastro. Solo la mezzaluna d'epidermide truccata sotto gli occhi appariva meno fresca e giovane. Miles ripensò agli ordini di Ungari: accennare ad altri articoli, a possibilità allettanti… — Forse dovrebbe attendere fuori anche lei — disse a Keller.

Lui non ne parve entusiasta, ma dei due quello che gli premeva sorvegliare di più era l'uomo, robusto e armato. Annuì con blanda indifferenza e seguì l'altro in corridoio.

Miles si esibì in quello che sperava fosse un sorriso amichevole. Livia Nu aveva l'aria di volersi mostrare seducente. Lui sì appoggiò con cautela allo schienale e cercò di mostrarsi seducibile. Un vero incontro stile spionaggio da romanzo, proprio quello che Ungari gli aveva detto di non aspettarsi nella realtà. Ma forse Ungari non stimolava gli aguzzi istinti delle bionde costose. Oh, nonnina, che denti aguzzi hai.

Le dita snelle di lei s'insinuarono in una tasca, aggirando il seno destro, e ne uscirono con un minidisco d'aspetto familiare. Si piegò in avanti a inserirlo nel visore, sul basso tavolino di fronte al divano, e a Miles occorse qualche istante per spostare lo sguardo dal profilo di lei allo schermo. La figura avvolta nella lucida aderenza del neuroscudo tornò a compiere i suoi gesti dimostrativi. Così la bionda era davvero il supervisore di Liga. Molto bene, ora sembrava che le cose andassero da qualche parte.

— Questo è un articolo molto notevole, Victor. Come le è capitato fra le mani?

— Una combinazione di circostanze fortunate.

— Quanti può procurarsene?

— Un numero abbastanza limitato. Cinquanta, diciamo. La mia fonte non ha molta libertà d'azione. Liga le ha parlato del prezzo?

— Mi è parso elevato.

— Se può trovare chi le offre condizioni più vantaggiose me lo faccia sapere, e io non solo eguaglierò il suo prezzo ma vi farò uno sconto del dieci per cento per farmi perdonare. — Miles cercò di non far vibrare il divano ad acqua quando lei rise divertita, appoggiandosi all'indietro.

— La quantità di cui lei dispone è troppo piccola, Victor.

— Vi sono buone possibilità di sfruttamento per i neuroscudi, anche in numero limitato, finché l'articolo non è ancora in commercio. Ad esempio, fornirli come modelli dimostrativi ad alcuni governi. O risvegliare l'attenzione di rivenditori che intendano prenderli in esclusiva per il loro pianeta. Si possono fare buoni affari, prima che i prezzi calino e anche dopo. A voi può interessare.

— E perché non a lei? Potrebbe anticipare la concorrenza chiedendo al produttore l'esclusiva per qualche zona.

— Chi le dice che non ci abbia già pensato? — Miles sorrise. — Ma consideri il mio giro in questo settore della distorsione. Devo arrivarci entrando dallo spazio di Barrayar o di Pol, e devo uscirne attraverso il Gruppo Jackson o l'Impero Cetagandano. Qualsiasi rotta scelga io corro il rischio di farmi sequestrare il carico, per non parlare delle sanzioni penali. — Quanto a questo, Barrayar da chi s'era procurato il suo modello di neuroscudo funzionante? Esisteva davvero un Victor Rotha, e dove? E Illyan com'era venuto in possesso di quella nave?

— Dunque lei porta la merce con sé?

— Non ho detto questo.

— Mmh. — Livia Nu sorrise. — Può farmene avere uno, stasera?

— Di che misura?

— Piccola. — Con la punta di un dito lei si tracciò una linea addosso, dalla gola al pube, per indicare esattamente a chi e a cosa si riferiva quella misura.

Miles sospirò, rammaricato. — Sfortunatamente per ora esistono solo modelli adatti alla taglia media dei militari. Restringerne uno non è facile, dal punto di vista tecnico, anche se ammetto che sto provando a farlo per me.

— Che imperdonabile manchevolezza, da parte del produttore.

— Sono assolutamente del suo parere, cittadina Nu.

Lei lo osservò con più attenzione. C'era qualcosa di più genuino nel suo sorriso?

— Comunque, preferisco venderli in lotto. Se la sua organizzazione non è del parere…

— È possibile che si venga a un accordo.

— In breve tempo, mi auguro. Presto dovrò partire.

Con aria assente lei mormorò: — Forse non… — Poi lo guardò, improvvisamente accigliata. — Qual è la sua prossima tappa?

Ungari, comunque, aveva dovuto comunicarla alle autorità della stazione. — Aslund.

— Mmh… sì, dobbiamo arrivare a un accordo. Assolutamente.

In quegli occhi azzurri c'era davvero qualcosa di simile a un «effetto camera da letto»? Lo sguardo di Livia Nu poteva ipnotizzare un uomo. Ecco che finalmente incontro una donna alta appena poco più di me, e non so neppure da che parte sta. E non l'avrebbe definita innocua. Nessuno meglio di lui sapeva che una persona di piccola statura non era necessariamente né debole né indifesa.

— Posso avere un incontro col suo capo?

— Con chi? — Lei inarcò le sopracciglia.

— L'uomo che ho visto con lei questa mattina.

— Oh… così lo ha già visto?