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— E non ha eredi?

— Ci sono famiglie che vantano una certa parentela. Sarebbe questo a scatenare le rivalità.

— Così i suoi consiglieri sarebbero lieti di vederlo sposato.

— Più che lieti, direi ansiosi. Uh… — Il disagio con cui Miles aveva cominciato quella conversazione s'illuminò di colpo, come l'accensione di un bengala in attesa della bomba. — Comandante Cavilo, lei non sta… progettando di diventare Imperatrice di Barrayar, per caso, no?

Lei gli elargì un sorrisetto tagliente. — Io non potrei progettare nulla di simile, ovviamente. Ma Gregor sì. — Sbuffò, irritata dallo stupore che deformava il volto di Miles. — E perché no? Io so fare la mia figura in certi ambienti. E ho un passato militare.

— Quanti anni ha?

— Lord Vorkosigan, la prego, che domanda indelicata! — Nel turchese dei suoi occhi s'insinuò una scintilla. — Non pensa che se fossimo dalla stessa parte, potremmo utilmente lavorare insieme?

— Comandante Cavilo, credo che lei non capisca ancora Barrayar. Né i barrayarani. — In realtà nella storia di Barrayar c'erano stati periodi in cui lo stile della bionda mercenaria sarebbe andato a meraviglia. Durante il regno del terrore di Yuri il Folle, ad esempio. Ma il pianeta stava lavorando da vent'anni per sanare del tutto quelle ferite.

— Ho bisogno della sua collaborazione — disse Cavilo. — O almeno, penso che mi sarebbe utile. Utile a entrambi. La sua neutralità sarebbe… diciamo sopportabile. La sua opposizione attiva invece rappresenterebbe un problema. Per lei. Ma è più simpatico evitare l'influenza degli umori negativi a questo stadio iniziale. Non trova?

— Malgrado l'imbarazzante destino della moglie e del figlio… o meglio della vedova e dell'orfano, del capitano del mercantile? — sparò Miles a denti stretti.

Cavilo esitò una frazione di secondo. — Quell'individuo era un traditore. Della peggior specie. Vendeva il suo pianeta per denaro, ed è stato scoperto durante un'azione di spionaggio. Moralmente non c'è alcuna differenza fra fare giustizia sommaria o mandarlo davanti a un plotone.

— Sono d'accordo. Anche molti codici di guerra prevedono il caso. Ma che mi dice della differenza fra esecuzione e omicidio? Vervain non è in guerra. Il suo crimine c'è stato e meritava l'arresto, il processo, il carcere o la psicoterapia forzata… attraverso quale tribunale è stato fatto passare?

— Un barrayarano che parla di legalità? Strano, a dir poco.

— E cos'è successo alla sua famiglia?

Lei lo guardò un momento, poi rispose: — Quei seccatori dei vervani hanno chiesto il loro rilascio. Ovviamente non volevo fargli sapere che non erano più in mano mia, o avrei perso il solo modo che avevo per controllarlo a distanza.

Menzogna o verità? Nessun modo di saperlo. Ma le piacerebbe non aver commesso quello sbaglio. Il suo dominio è fondato sulla paura, e lascia che le sue stesse reazioni si basino su questo schema prima ancora di sapere dove sta mettendo i piedi. Perché non è mai sicura del terreno su cui si muove. Lo sguardo che aveva sulla faccia era chiaro. I paranoici con l'omicidio facile io li conosco: ne ho avuto uno come guardia del corpo per diciassette anni. E per un breve istante Cavilo gli apparve qualcosa di familiare, di consueto, anche se non meno pericolosa. Ma lui doveva sforzarsi di apparire convinto, non potenzialmente minaccioso, anche se la sua finzione era scontata.

— È vero — concesse. — Chi ordina di fare una cosa che non sarebbe disposto a fare personalmente è un vigliacco. E lei non è vigliacca, comandante. Di questo sono costretto a darle atto. — Sì, quello era il tono giusto: lasciarsi persuadere, ma controvoglia e non troppo sospettosamente in fretta.

Lei inarcò sardonicamente un sopracciglio, come a dire: «E chi sei tu per giudicarmi?» Ma la sua tensione si allentò un poco. Guardò l'orologio e si alzò. — Ora la lascio, e mi auguro che rifletta sui vantaggi della collaborazione. Poiché lei conosce la matematica, spero che le sarà noto il Dilemma del Prigioniero. Vedere se riesce a conciliare questa teoria con la situazione pratica in cui si trova sarà un interessante test del suo buonsenso.

Miles riuscì a conciliare la sua situazione con la necessità di restituirle un sorrisetto altrettanto affilato. Ma la sua bellezza, la sua energia, perfino il suo ego pressoché maniacale, esercitavano un autentico fascino. Che Gregor fosse stato sedotto da Cavilo? Dopotutto lui non l'aveva vista puntare il distruttore neuronico. Ma… quale arma avrebbe dovuto usare un buon agente della Sicurezza Imperiale per difendere Gregor da quell'assalto? Cercare a sua volta di sedurre lei? Sacrificarsi per l'Imperatore gettandosi fra le braccia di Cavilo era una prospettiva attraente quanto quella di dormire con una granata sonica disinnescata sotto il guanciale.

Del resto, dubitava che avrebbe funzionato. La porta si chiuse, nascondendogli la candida scimitarra del suo sorriso. Con un drammatico attimo di ritardo Miles alzò una mano per ricordarle la promessa di un miglioramento nei pasti.

Ma lei lo ricordò lo stesso. Il pranzo di mezzogiorno gli arrivò su un carrello, pilotato da un esperto anche se inespressivo attendente che glielo presentò su cinque eleganti vassoi, con due vini diversi e un caffè espresso a coronare il tutto. Miles dubitava che alla mensa si mangiasse in quel modo. Provò a immaginare un plotone di mercenari grassocci e sorridenti, satolli, che si alzavano da tavola per trotterellare alla battaglia… il cibo per cani era molto più adatto a stimolare gli istinti aggressivi.

Un'osservazione casuale che lasciò andar lì con l'attendente gli procurò insieme al carrello successivo anche un pacco, che si rivelò pieno di biancheria, una tuta da fatica senza gradi dei Rangers adatta alle sue misure, due morbide pantofole, un tubetto di depilatore per la faccia e altri oggetti da toeletta assortiti. Miles si sentì ispirato a lavarsi, un pezzo alla volta, e prima di vestirsi si fece la barba. Ora si sentiva quasi umano. Già, i vantaggi della collaborazione. Cavilo non era sottile nel mostrare il bastone e ancor meno nell'offrire la carota, ma chi voleva che lo fosse?

Dio, da dov'era sbucata quella diabolica venere in miniatura? Come mercenaria e veterana doveva essere attorno già da anni per esser arrivata in quella posizione, malgrado ogni scorciatoia. Tung la conosceva di certo. Gli sarebbe piaciuto che Tung fosse lì. Diavolo, gli sarebbe piaciuto che Illyan fosse lì.

Il modo in cui si atteggiava, ora Miles lo capiva, era una tattica calcolata per avere un carisma, una sua plateale identità d'effetto sui sottoposti. Tenendo i mercenari di truppa a debita distanza doveva funzionare abbastanza bene, così come faceva un popolare ammiraglio barrayarano della generazione di suo padre che usava un fucile a plasma come un bastone da passeggio. Solitamente scarico, s'era saputo in seguito: l'uomo non era stupido. O un alfiere Vor che portava una daga antica e si divertiva a sfoderarla alla minima occasione. Un marchio di fabbrica, uno stendardo, un pizzico di calcolata psicologia di massa. L'immagine esteriore che Cavilo dava di sé corrispondeva bene a questo tipo di strategia. Ma non c'erano timori nascosti dentro di lei, quando si accorgeva di aver fatto il passo più lungo della gamba? Vorresti che fosse così, eh?

Ahimè, dopo una dose di Cavilo era troppo facile continuare a pensare a lei, dimenticando il resto. Concentrati, alfiere. Si era forse dimenticata di Victor Rotha? Gregor era riuscito a costruire una bugia plausibile per il loro incontro alla Stazione Confederata? Miles era rimasto con l'impressione che Gregor le avesse raccontato pochi fatti sintetici, spiegandone le cause d'origine con poche sintetiche menzogne. Ma… se non era così? Forse c'erano state davvero delle manovre prematrimoniali, di cui Gregor aveva preferito non parlargli. Forse Gregor sapeva di aver agito da irresponsabile, e per autodifesa gli aveva raccontato solo la versione della verità che lo aiutava a sentirsi più giustificabile.