— Dammi la rotta e il suo profilo energetico. Ti sembra che stia andando verso il corridoio di transito per Vervain?
— No, se ne allontana.
— Ah!
— È veloce… piccola, classe Falcone. Forse un corriere — disse Elena. — Se il suo obbiettivo è Pol, e quindi Barrayar, dovrebbe intersecare il nostro triangolo.
Miles schioccò le dita. — È così, è così! Cavilo stava aspettando di poter parlare su un canale che i militari vervani non potessero intercettare. Penso che possa farcela. Mi chiedo che razza di bugie abbia raccontato loro. Ormai ha passato il punto da cui non può tornare indietro. Se ne rende conto? — Annuì fra sé, fissando il vettore della piccola nave sulla schermata. — Vieni, bellezza. Vieni fra le mie braccia.
Elena inarcò sarcasticamente un sopracciglio. — Decodifico. La tua innamorata sta per apparire sul Monitor Tre.
Miles tornò a sedere al suo posto e girò verso di sé la piastra dell'olovisore, che cominciava a illuminarsi di scintille. Ora avrebbe dovuto ricorrere a tutto il suo autocontrollo. Si dipinse sul volto un'espressione fredda, un po' ironica, mentre l'attraente mezzobusto di Cavilo prendeva forma sullo schermo. Ma tenne le mani, sudate, fuori dal raggio della telecamera, e se le asciugò sulla stoffa dei pantaloni.
Negli occhi azzurri della bionda c'era una luce di trionfo, anche se stava serrando la bocca in una linea sottile. Doveva essersi accorta che la rotta delle tre navi di Miles stava per intersecare la sua. — Lord Vorkosigan, per quale motivo si trova in questa zona di spazio?
— Eseguo le sue istruzioni, signora. Lei mi ha ordinato di unirmi ai Dendarii, e mi ha proibito di mettermi in contatto con Barrayar. È quello che sto facendo.
Sei secondi d'intervallo fra domanda e risposta; la distanza fra le due navi gli dava modo di riflettere. Peccato che questo vantaggio l'avesse anche Cavilo.
— Io non le ho ordinato di attraversare il Mozzo.
Miles esibì un'espressione stupita. — E in che altro luogo lei ha bisogno che la mia flotta si trovi, se non sul teatro dell'azione? Non deve pensare che io sia uno sciocco, signora.
La pausa di Cavilo, stavolta, fu più lunga dello scarto trasmissione/ricezione. — Sta dicendo che non ha ricevuto il messaggio di Metzov? — chiese.
C'è mancato dannatamente poco. Che eccitante gioco di doppi sensi, in questo. — Perché, lei aveva mandato Metzov come corriere?
Pausa. — Sì!
Una palese menzogna in cambio di una palese menzogna. — Non l'ho neppure visto. Forse ha disertato. Deve aver capito che ormai lei ha dato il suo cuore a un altro. Forse è andato a rintanarsi in qualche bar, e sta affogando le sue pene d'amore in una bottiglia. — Miles sospirò tristemente a quel pensiero.
L'espressione preoccupata e attenta di Cavilo si fece rabbiosa quando quella risposta le arrivò. — Idiota! So benissimo che lei lo ha preso prigioniero!
— Sì, lo confesso. E da allora non faccio che chiedermi perché lei abbia consentito che questo accadesse. Se non voleva che Metzov finisse in cella, avrebbe dovuto prendere un'elementare precauzione per impedirlo.
Cavilo strinse le palpebre. Poi scrollò le spalle. — Sì, temevo infatti che l'emotività di Stanis lo rendesse inaffidabile. Volevo dargli un'occasione di dimostrarsi leale. Avevo ordinato a un altro uomo di ucciderlo, se avesse cercato di ammazzare lei. Ma quando Metzov ci ha provato, lo sciocco non era sulla scena.
Sostituendo «se avesse cercato» con «dopo che ci fosse riuscito» la frase era probabilmente una mezza verità. A Miles sarebbe piaciuto aver intercettato il messaggio che l'agente aveva mandato a Cavilo dopo il suo fallimento. — Vede? Lei ha bisogno di subordinati che sappiano pensare con la loro testa. Come me.
La bionda fece una smorfia. — Lei come subordinato? Preferirei dormire con un serpente.
Interessante immagine, quella. — Farebbe meglio ad abituarsi a me. Lei sta per entrare in un mondo che le è estraneo, a me invece assai familiare. I Vorkosigan sono parte integrante della classe al potere su Barrayar. Lei disporrebbe di una guida indigena.
Pausa in più. — Esattamente. Io sto cercando… devo… portare in salvo il vostro Imperatore. Lei sta per intersecare la nostra rotta. Si tolga di mezzo!
Miles gettò uno sguardo allo schermo tattico. Sì, era proprio così. Vieni fra le mie braccia. - Comandante Cavilo, io sono certo che lei sta omettendo un dato importante nei suoi calcoli. Mi riferisco a me.
Pausa in più. — Allora lasci che le chiarisca la mia posizione, piccolo barrayarano. Io ho il suo Imperatore. Sotto il mio completo controllo.
— Bene. Per chiarirla definitivamente lasci che sia lui a darmi l'ordine di sgombrare il campo.
Pausa, anche se brevissima. — Io posso fargli tagliare la gola qui, davanti ai suoi occhi. Lasciateci passare!
— Proceda pure. — Miles scrollò le spalle. — Le raccomando di farlo inquadrare bene. Non mi piacciono le registrazioni difettose.
La bionda ebbe un sogghigno acre. — Il suo bluff è stupido, sa?
— Peccato che non sia un bluff. Vede, Gregor serve vivo a lei, ma a me non tanto. Dove state andando lei non può fare niente se non tramite Gregor. Lui è il suo biglietto d'ingresso. Ma non le hanno sussurrato all'orecchio che se Gregor morisse il prossimo Imperatore di Barrayar sarei io? O almeno, in teoria, anche se dovrei vedermela con altri meno titolati pretendenti alla successione.
Cavilo s'irrigidì. — Lui dice… lui non ha nessun erede. Anche lei stesso lo ha detto.
— Nessun erede riconosciuto. Questo perché mio padre ha rifiutato il riconoscimento ufficiale, benché la mia famiglia sia consanguinea di quella Imperiale. Ma il non riconoscere un legame di sangue non basta a cancellarlo. Io sono figlio unico, e mio padre è già anziano. Perciò… faccia pure resistenza alla squadra che sto per mandarle a bordo. Minacci, e porti a compimento le sue minacce. Io le sarò eternamente grato, e le prometto che la sua impiccagione sarà il video più venduto dell'anno. Dopodiché… Miles Primo di Barrayar. Come le suona? Meglio di Imperatrice Cavilo, sì, molto meglio. — Allargò le mani. — Oppure potremmo lavorare insieme. I Vorkosigan hanno sempre pensato che la sostanza sia più preferibile all'apparenza. Il potere dietro il trono. Il potere che mio padre detiene, come senza dubbio Gregor le avrà detto, da fin troppo tempo… e lei non potrà conquistare mio padre sbattendo le sue affascinanti ciglia. Devo informarla che a lui non piacciono le donne. Però io conosco i suoi punti deboli. E se gli auguro di vivere a lungo, non intendo necessariamente per sempre. Questa dunque è la mia grande occasione, in un modo o nell'altro. E detto fra noi, signora… a lei importa con chi dividere il potere che c'è dietro il trono o dietro il letto imperiale?
Lo scarto temporale gli diede modo di assaporare una dopo l'altra le espressioni che comparvero sul volto di lei, mentre le sue plausibili ambizioni venivano soppesate: allarme, disprezzo, incredulità, e infine riluttante rispetto.
— Mi accorgo di averla sottovalutata. Molto bene… vuol dire che le vostre navi ci scorteranno in una zona sicura. Dove, evidentemente, dovremo approfondire il discorso.
— Io vi trasporterò al sicuro, a bordo della Ariel. Questo ci darà modo di discutere a fondo l'argomento.
Cavilo ebbe un lampo negli occhi. — Niente affatto.
— D'accordo, veniamo a un compromesso. Io eseguirò gli ordini di Gregor, e soltanto i suoi. Come ho detto, signora, è una cosa a cui dovrà fare l'abitudine; nessun barrayarano prenderà ordini da lei, direttamente, finché non avrà rinsaldato la sua posizione. Se questo è il gioco a cui vuole giocare, cominci a far pratica. Se invece sceglie di fare resistenza, al grande tavolo da gioco resterò io solo. Potrebbe essere la soluzione più semplice. — Prendi tempo, Cavilo. Coraggio, graffia e mordi.