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— Probabilmente con abbondanti prove al riguardo. Ma dubito che la maggior parte dei Rangers sapesse del tradimento, o non sarebbe rimasto a lungo un segreto. E quelli di loro che lavoravano per i cetagandani sono rimasti a brancolare nel buio quando Cavilo ha deciso di filarsela per la sua tangente imperiale. Tu sapevi che, accettando le sue proposte con una mano, con l'altra stavi sabotando l'invasione cetagandana?

— Oh — borbottò Gregor, — per accettare quello che lei offriva ho dovuto usare due mani…

Miles decise di non toccare quel tasto. — Comunque, se possibile, dobbiamo occuparci dei Rangers. Prenderli sotto controllo, o almeno impedire che agiscano alle nostre spalle.

— Saggia idea.

— Suggerisco di chiamare la nostra amica e giocare al Buono-e-Cattivo. Io sarò lieto di recitare la parte del Cattivo.

Cavilo fu portata dentro da due uomini che la manovravano con campi-rete di energia. Indossava ancora il suo pesante scafandro da combattimento, ora segnato e ammaccato. Non aveva più il casco. La riserva d'aria e le armi erano state staccate, i servomeccanismi disattivati, l'elettronica interna spenta, e ciò che restava era una prigione di oltre cento chili che la racchiudeva come un sarcofago. I due mercenari Dendarii la sistemarono in piedi a un'estremità del tavolo e si fecero indietro con un sorrisetto. Una statua con una testa viva, quasi una specie di Pigmalione orribilmente interrotta a metà della sua metamorfosi.

— Grazie, signori. Attendete fuori — disse Miles. — Comandante Bothari-Jesek, prego, lei resti.

Cavilo agitava con furia la bella testa bionda, unico movimento a sua disposizione, in un futile tentativo di mostrare che stava resistendo. Mentre gli altri uscivano incenerì Gregor con lo sguardo. — Tu, serpente! — ringhiò. — Razza di bastardo!

Gregor aveva i gomiti sul tavolo e il mento appoggiato sulle mani. Alzò gli occhi verso di lei, con aria stanca. — Comandante Cavilo, entrambi i miei genitori sono morti di morte violenta durante un complotto politico prima che io avessi sei anni. Un fatto che lei avrebbe dovuto considerare. Pensava di avere a che fare con un dilettante?

— Lei stava giocando fuori dal suo cortile fin dall'inizio, Cavilo — disse Miles, camminando lentamente intorno a lei come se valutasse un oggetto esposto in vendita. — Avrebbe dovuto attenersi al suo contratto. O al suo secondo piano. O al terzo. In effetti, avrebbe dovuto attenersi a qualcosa. La totale propensione a fare soltanto i suoi interessi ha fatto di lei una foglia al vento, che chiunque poteva raccogliere. Ora Sua Altezza Imperiale… non io, sia chiaro… pensa che dovremmo darle una possibilità di comprarsi il diritto di vivere.

— Tu non hai neppure abbastanza pelo sullo stomaco da farmi gettare nello spazio — sbottò lei, vibrando di rabbia.

— Non è questo che mi riproponevo. — Visto che le stava facendo accapponare la pelle, Miles continuò a girarle freddamente intorno. — No. Guardando al futuro… quando questa storia sarà finita, pensavo di consegnarla ai cetagandani. Un piccolo regalo che a noi non costerà niente, e che faciliterà la conclusione della faccenda. Immagino che alcuni di quei Lord siano ansiosi di rivederla, no? — Si fermò davanti a lei e sorrise.

Il volto di lei era esangue. Sul suo collo candido una vena pulsava con violenza.

Gregor inarcò un sopracciglio. — Tuttavia, se lei farà ciò che le sarà chiesto, le garantirò l'uscita dal Mozzo Hegen, via Barrayar, quando tutto sarà finito. E, con lei, ciò che resterà delle sue truppe o quanti vorranno seguirla. Questo le darà un paio di mesi di vantaggio sui cetagandani che decidessero di farle pagare il suo tradimento.

— In effetti — continuò Miles, — se reciterà il suo ruolo potrebbe perfino passare per un'eroina. Che ironia!

— Io te ne farò pentire — sibilò Cavilo.

— Oggi come oggi è l'unico contratto che le sia rimasto da firmare. In cambio della vita. Di un nuovo inizio lontano da qui… molto lontano. Di questo si occuperà Simon Illyan. Lontano, ma non inosservata.

Uno sguardo calcolatore cominciò a sostituire la rabbia negli occhi azzurri di lei. — Cosa volete farmi fare?

— Non molto. Cedere il controllo che ha ancora sulle sue truppe a un ufficiale di nostra scelta. Probabilmente sotto il comando dei vervani, visto che dopotutto loro hanno pagato per avervi. Lei presenterà il suo sostituto ai Rangers, e poi si ritirerà al sicuro in una cella della Triumph per la durata dell'attività bellica.

— Quando tutto sarà finito non resterà più un solo Ranger ancora in vita!

— Dovranno affrontare la loro parte di rischio — annuì Miles. — Lei stava rinunciando a loro, del resto. Noti, per favore, che non le offriamo questo in alternativa a qualche scelta migliore. O questo, o i cetagandani. I quali apprezzano i traditori solo quando tradiscono a loro favore.

Cavilo sembrava sul punto di sputargli in faccia, ma disse: — Molto bene. Avrete quello che volete. Accetto.

— La ringrazio.

— Ma tu… — La sua voce si abbassò, rauca e velenosa. — Tu la pagherai, piccolo serpente. Oggi ti fai bello con le tue manovre, ma verrà il giorno che ruzzolerai nella polvere. Dovessero volerci vent'anni… ma dubito che vivrai tanto. Gli intriganti come te si consumano a forza di strisciare, finché qualcuno si stanca di loro e li schiaccia. Mi spiace solo che non sarò lì a guardare, quando il tuo corpiciattolo sarà ridotto come una polpetta.

Miles richiamò dentro i mercenari. — Portatela via — li supplicò quasi. Quando la prigioniera fu uscita si voltò, e si accorse che Elena lo stava guardando.

— Dio, quella femmina mi dà i brividi — disse, con una smorfia.

— Sì? — chiese Gregor, coi gomiti ancora poggiati sul tavolo. — Però, stranamente, sembra che sappiate intendervi al volo voi due. Pensate nello stesso modo.

— Ti prego! — protestò lui. Guardò Elena per avere il suo appoggio. — Ti sembra giusto da parte sua?

— Siete entrambi piuttosto contorti — lo deluse lei, dopo averci pensato un momento. — O forse dovrei dire entrambi «corti». — E mentre Miles si accigliava, offeso, continuò: — È una questione di schemi, più che di contenuto. Se tu fossi follemente desideroso di potere, invece di…

— Invece di essere folle in qualche altro modo, certo. Vai pure avanti, prego.

— … potresti complottare come lei. Mi è sembrato che te la sia goduta molto a metterla fuori gioco.

— Grazie per la sincerità, suppongo. — Miles curvò le spalle. Qual era la verità? Sarebbe stato così anche lui, da lì a vent'anni? Reso cinico dalle sue delusioni personali, pieno di rabbia e di rancori mal trattenuti, capace di dedicarsi soltanto a spietati giochi di potere per saziare l'appetito della bestia ferita dentro di lui?

— Trasferiamoci a bordo della Triumph - disse, secco. — Abbiamo del lavoro da fare.

Miles camminava avanti e indietro nel breve spazio dell'ufficio di Oser, sulla Triumph. Seduto sul bordo della consolle piena di strumenti, Gregor lo ascoltava, seguendolo con lo sguardo.

— … naturalmente i vervani saranno cauti e sospettosi, ma con i cetagandani che li stanno azzannando alla gola avranno un buon motivo per fidarsi. E per contrattare. Tu dovrai indorargli la pillola il più possibile per accelerare le cose, ma non cedere più del minimo indispensabile…

— Forse — disse bruscamente Gregor, — preferiresti mettermi una trasmittente nel cervello e parlare tu per la mia bocca.

Miles si fermò, schiarendosi la gola. — Scusa. So che tu hai più esperienza di me in materia di trattati. A me poi, quando sono nervoso, capita di balbettare.