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Col cuore che gli batteva forte lo aprì… e la delusione fu così inattesa e sorprendente da paralizzarlo. Un'imprecazione stupefatta, quasi una mezza risata, gli scaturì dalle labbra.

Paste. Una dozzina di lisette: piccoli bignè coperti di zucchero e ripieni di frutta candita, tradizionalmente fatti per la festa di mezza estate. Dolciumi vecchi di un mese e mezzo. Che razza di motivo per morire…

L'immaginazione di Miles, alimentata dalla conoscenza dei dormitori militari, costruì quasi automaticamente il resto della cosa. Il soldato aveva ricevuto il pacco da una madre/fidanzata/sorella di buon cuore, e s'era preoccupato di proteggerlo dalla rapacità dei suoi commilitoni, che l'avrebbero fatto fuori in dieci secondi. Forse, attanagliato dalla nostalgia di casa, aveva voluto razionare quei bocconcini in una sorta di rituale masochistico, fatto di dolore e di piacere ad ogni morso. O forse voleva soltanto salvarli per qualche occasione speciale.

Poi erano venuti quei due giorni di pioggia intensa, e lui aveva cominciato a temere per l'integrità del suo piccolo tesoro. Era uscito a salvarlo, nel buio aveva sbagliato conduttura e s'era addentrato con disperata determinazione nella seconda mentre il livello dell'acqua saliva, senza accorgersi del suo errore finché non era stato troppo tardi…

Molto triste. Ma tormentarsi con immagini così penose e tragiche ormai non serviva a nulla. Miles incartò di nuovo le lisette e si avviò verso l'infermeria col pacco sottobraccio.

Il commento del medico-chirurgo, quando lui gli ebbe spiegato quel ritrovamento, fu: — Uh-hu. Morte per stupidità, infatti. — Con aria assente prese una lisette e la annusò.

La settimana di condanna ai servizi di manutenzione terminò il giorno successivo, senza che Miles trovasse nelle fognature nulla di più emozionante del cadavere. La lavanderia gli restituì la tuta da ginnastica tornata a nuovo, e quella sera andò a correre sul lato opposto della base. Il mattino dopo tornò dalle ferie il caporale assegnato ad Ahn. Miles venne a sapere che il giovanotto lavorava all'ufficio meteorologico già da due anni, e possedeva la maggior parte delle informazioni che lui aveva sudato due settimane per annotarsi o imparare a mente. Non aveva il naso di Ahn, però.

Il luogotenente Ahn lasciò Campo Cessofreddo da sobrio, dopo una lunga attesa della navetta da carico, come al solito in ritardo. Miles, che l'aveva accompagnato all'aeroporto, scoprì che vederlo partire non lo rallegrava affatto. Ma Ahn aveva un'aria serena, e quando si fermarono alla scaletta gli brillavano gli occhi.

— Allora dove pensa di stabilirsi, dopo che avrà appeso al chiodo l'uniforme? — domandò Miles.

— All'equatore.

— Ah! All'equatore dove?

— All'equatore dovunque - rispose Ahn con convinzione. Miles si augurò che fosse solo un modo di dire; i deserti rocciosi e gli arcipelaghi spazzati dai tifoni non erano posti molto salubri.

Sulla scaletta Ahn esitò, abbassando lo sguardo su di lui. — Stia attento a Metzov — lo avvertì infine.

Era consiglio notevole solo per il ritardo con cui arrivava, oltre che stupidamente vago. Miles lo guardò, esasperato da quel modo di fare. — Dubito che avremo occasione di cenare allo stesso tavolo. E gli orari in cui usciamo a far ginnastica sono molto diversi.

Ahn si mordicchiò un labbro, a disagio. — Non intendevo questo.

— Cosa sta cercando di dirmi?

— Be'… non so. Una volta ho visto…

— Che cos'ha visto?

Ahn scosse il capo. — Niente. È stato molto tempo fa. Durante la rivolta di Komarr sono successe anche cose pazzesche. Ma è meglio che lei stia alla larga da quell'uomo.

— Ho già avuto a che fare con questi vecchi mangiareclute.

— Oh, non è esattamente un tipo di quel genere. Ma ha una vena di… contrariarlo può essere pericoloso. Non lo minacci.

— Io, minacciare Metzov? — Miles non riuscì a nascondere il suo stupore. Forse Ahn non era sobrio come sembrava, dopotutto. — Andiamo, non può essere così cattivo, altrimenti non lo avrebbero messo all'addestramento reclute.

— Non è lui che comanda la truppa. Le reclute vengono qui con i propri graduati e ufficiali, e gli istruttori fanno rapporto a loro. Metzov comanda solo il personale e le strutture permanenti della Base. Lei è un ragazzo testardo, Vorkosigan. Cerchi di non… mettersi in urto con lui, o le cose le andranno male. Questo è tutto ciò che posso dirle. — Ahn chiuse la bocca con determinazione e si avviò su per la scaletta.

Le cose mi stanno già andando male, fu sul punto di rispondergli Miles. Ma i suoi sette giorni di punizione erano finiti. Forse Metzov aveva inteso in realtà umiliarlo, più che punirlo; tuttavia quel lavoro non s'era rivelato poi troppo sgradevole. Umiliante era stato affondare nella palude con la motopulce. E quel guaio se l'era tirato addosso da solo. Miles agitò la mano un'ultima volta mentre Ahn spariva nella navetta, poi scrollò le spalle e s'incamminò sulla pista di tarmac verso l'ormai familiare edificio dell'amministrazione.

Bastarono un paio di minuti, dopo che il caporale fu uscito dall'ufficio meteorologico per andare a pranzo, perché Miles cedesse alla tentazione che Ahn aveva seminato in lui. Chiamò la biblioteca della Base e fece apparire a schermo i dati personali di Metzov pubblicamente accessibili. La lista delle sue promozioni e degli incarichi svolti era troppo scarna, anche se un po' della storia degli ultimi decenni filtrava fra i suoi precedenti bellici.

Metzov s'era arruolato nel Servizio trentasei anni prima, e le sue promozioni più rapide avevano avuto luogo — non c'era da stupirsene — durante la conquista di Komarr, venticinque anni addietro. Ricco di distorsioni secondarie, il sistema di Komarr costituiva per Barrayar l'unica via d'accesso alla distorsione galattica principale attraverso il Mozzo. Questo lo aveva reso d'immensa importanza strategica per Barrayar, all'inizio del secolo, quando l'oligarchia di Komarr aveva permesso che la flotta d'invasione dell'Impero Cetagandano si servisse delle sue stazioni di balzo per attraversare la distorsione e piombare su Barrayar. Per respingere i cetagandani era occorsa una generazione, ai tempi del padre di Miles, e Barrayar aveva imparato una sanguinosa lezione. In seguito, dopo essersi assicurato il controllo dei corridoi di transito di Komarr, Barrayar s'era trasformato da pianeta periferico chiuso in fondo a un vicolo cieco in una piccola ma decisa potenza militare, ed era ancora alle prese con le gravi conseguenze politiche di quel semplice fatto.

Durante la guerra civile contro il Pretendente Vordariano, un tentativo di colpo di stato mirante a esautorare Gregor — che all'epoca aveva cinque anni — e il suo Reggente, vent'anni prima, Metzov s'era schierato dalla parte giusta. Il contrario avrebbe spiegato a Miles perché un ufficiale esperto come lui fosse finito in un buco sperduto come l'isola Kyril. Ma non era stato così: la svolta negativa della carriera di Metzov sembrava essere avvenuta durante la rivolta di Komarr, circa sedici anni addietro. Nel file che lui stava consultando non c'era alcun accenno alla cosa, salvo un riferimento a un altro file. Uno con la sigla della Sicurezza Imperiale, come Miles notò. Nulla da fare su quel lato.

O forse sì. Mordicchiandosi pensosamente le labbra Miles chiamò sul video l'elenco telefonico, poi compose un numero.

— Operazioni, ufficio del commodoro Jollif — annunciò Ivan in tono formale mentre la sua faccia appariva sullo schermo. Poi: — Oh, salve Miles. Cosa mi racconti?

— Sto facendo una piccola ricerca. Ho pensato che tu potresti aiutarmi.