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Miles ebbe un brivido, e non solo per il freddo. Metzov aveva una faccia imperscrutabile, ma sembrava stanco e irritato. Un vecchio irrigidito dall'età, ostile a un mondo che probabilmente gli appariva ostile. A lui faceva tornare in mente suo nonno, nelle cupe serate d'inverno dei tempi più difficili, anche se Metzov era in realtà più giovane di suo padre. Miles era un figlio della mezz'età per il Conte Vorkosigan. E il padre di suo padre, l'anziano Conte generale Piotr, a volte gli era parso il relitto di un altro secolo. La sua disciplina militare vecchio stile aveva l'odore ammuffito, polveroso, delle vestaglie da camera e delle pantofole. In quale lontano passato della storia barrayarana era ancorata la mente di Metzov?

Cogliendo un movimento in fondo alla strada il generale si volse di scatto, con un sogghigno cupo, e in tono orribilmente cordiale confidò a Miles: — Sa, alfiere, quale segreto si celava dietro le accuratamente coltivate rivalità fra le diverse armi, sulla Vecchia Terra? In caso di ammutinamento era sempre possibile convincere la marina a sparare contro l'esercito, e viceversa. Un vantaggio che coi corpi intercollegati del Servizio oggi non abbiamo più.

— Ammutinamento! — si stupì lui, contravvenendo al proposito di tenere la bocca chiusa. — Pensavo che in discussione ci fosse il modo di rendere innocua una sostanza tossica.

— Così era. Sfortunatamente, a causa della debolezza di Bonn, ora è una questione di principio. — Un muscolo sulla mandibola di Metzov si contrasse. — Doveva accadere, prima o poi, col Servizio di oggi. Il Servizio dei rammolliti.

Tipiche chiacchiere da ufficiali in pensione, vecchi che lustravano le vecchie medaglie raccontandosi a vicenda quanto fossero stati duri ai loro tempi. — Principio, signore? Quale principio? La questione è, se mai, spreco di materiali, - balbettò Miles.

— Questo è un rifiuto in massa di ubbidire agli ordini, alfiere. Ammutinamento, secondo ogni avvocato da caserma. Per fortuna non è difficile schiacciare simili iniziative se si provvede per tempo, finché sono ristrette e disorganizzate.

Le figure comparse in fondo alla strada si rivelarono per un plotone di soldati in uniforme mimetica bianca, da neve, agli ordini di un sergente della Base. Miles riconobbe il graduato: apparteneva alla rete di potere di Metzov, un veterano di mezz'età che aveva servito sotto di lui durante la Rivolta di Komarr ed era rimasto alle sue dirette dipendenze.

I soldati, vide Miles, erano armati con distruttori neuronici di grosso calibro, un'arma puramente anti-uomo. Malgrado il tempo trascorso ad allenarsi in ogni condizione non avevano avuto molte opportunità di impugnare armi così evolute e mortali, e lui poteva sentire nell'aria la loro eccitazione nervosa.

Il sergente li fece schierare in fila di fronte agli altri quindici e abbaiò un ordine. I soldati imbracciarono i fucili e li puntarono, in uno scintillio di canne argentate sotto la fredda luce delle stelle. Un mormorio sbigottito corse fra gli uomini di Bonn e di Yaski. Pallidi e tesi, in disparte, i due ufficiali fissavano Metzov a bocca aperta.

— Spogliatevi — ringhiò il generale. — Nudi. Ubbidite!

Stupore, confusione; soltanto due o tre cominciarono a svestirsi. Gli altri si guardarono attorno con aria incerta, esitarono, ma infine capirono cosa si voleva da loro e dovettero fare buon viso a cattivo gioco.

— Quando avrete afferrato il concetto che gli ordini ricevuti vanno eseguiti senza discutere — li ammonì Metzov con voce stentorea, — potrete rivestirvi e tornare al vostro lavoro. Dipenderà solo da voi. — Fece un passo indietro, rivolse un cenno col capo al suo sergente e assunse la posizione di riposo. — Questo farà raffreddare le velleità delle teste calde — borbottò fra i denti, presentando a Miles il suo profilo granitico. Aveva l'aria di aspettarsi che la cosa non sarebbe durata più di cinque minuti, dopodiché lui e il sergente sarebbero andati a farsi un bicchierino al caldo, alla memoria dei bei vecchi tempi.

Fra gli uomini di Bonn c'erano anche Olney e Pattas, notò Miles, insieme ad altri cinque o sei militari dall'accento greco coi quali gli era capitato di scambiare qualche parola al reparto veicoli, non meno ostili e sarcastici nei confronti di chi non aveva un aspetto fisico normale. Da lì a poco quindici uomini nudi e scalzi erano in piedi nella neve sullo spiazzo davanti all'amministrazione, col vento che soffiava gelido sui loro corpi tremanti. Quindici facce, rivolte ai distruttori neuronici, su cui lo sbalordimento aveva lasciato il posto alla paura. Ma nessuno sembrava ancora prendere in considerazione la seconda parte dell'ordine. Non siate testardi, li supplicò in silenzio Miles. Non ne vale la pena. Ma alcuni stavano già stringendo i denti, con sguardi in cui si accendeva una scintilla di ferrea risoluzione.

Miles maledisse dentro di sé il bastardo che aveva deciso di usare il fetaine come arma deterrente, destinata a provocare il terrore non tanto per le sue proprietà chimiche quanto per l'effetto che aveva sulla psicologia dei barrayarani. Difficilmente il fetaine sarebbe mai stato usato contro il nemico: il solo pensiero d'essere giudicato dai posteri colpevole di aver causato mutazioni genetiche poteva fermare chiunque.

Yaski, in disparte, guardava i suoi uomini come paralizzato dall'orrore. Bonn invece, il volto indurito in una maschera rigida, andò a mettersi in fila con loro e cominciò a togliersi i guanti e il parka.

No, no, no! gridò Miles nella sua mente. Se ti unisci a loro non cederanno più. Sapranno di aver ragione. Era uno sbaglio… ma Bonn gettò sulla neve i suoi ultimi indumenti, li allontanò con un calcio e inchiodò lo sguardo in quello di Metzov. Il generale aveva stretto gli occhi, lampeggianti di furia. — Dunque è così? — sibilò. — Osa cercare di provocarmi, eh? Congeli, allora!

Come avevano fatto le cose a precipitare tanto, e tanto in fretta? Quello era piuttosto il momento di andarsene al caldo negli alloggi, dimenticare che fuori c'era la neve e fare una telefonata a casa o una partita a carte, si disse Miles. Se solo quei bastardi tremanti avessero ceduto lui avrebbe potuto tornare in ufficio, prendere nota degli ultimi dati e accertarsi che la Stazione Undici funzionasse bene. Lui non aveva niente da fare lì, quelli non erano fatti suoi…

Metzov si volse a guardarlo. — Vorkosigan, lei può prendere un'arma e rendersi utile, oppure rientrare nel suo alloggio.

Poteva andarsene. Ma era davvero questo che voleva, che doveva fare? Quando il sergente vide che non muoveva un passo venne verso di lui e gli mise un distruttore neuronico fra le mani. Miles lo prese, lottando contro l'immagine di un cervello umano che andava in poltiglia. Lentamente sollevò la canna più o meno in direzione degli uomini, senza ricordarsi neanche di controllare la sicura.

Questa non è la repressione di un ammutinamento. Questa può essere soltanto una strage.

Uno dei soldati del plotone ridacchiò nervosamente. Cosa avevano detto a quegli uomini? Cosa credevano di esser venuti a fare? Ragazzi di diciotto-diciannove anni… erano in grado di distinguere un ordine lecito da uno criminoso? Si rendevano conto di quel che stava succedendo lì?

E lui, Miles, se ne rendeva conto?

La situazione era anche ambigua, lì stava il vero problema. Non poteva sostenersi su una sua logica. Miles sapeva che i precedenti non mancavano; l'Accademia disponeva di un'abbondante casistica di ordini assurdi o criminosi. Suo padre stesso teneva un breve seminario sull'etica del comando agli studenti dell'ultimo anno, e al tempo in cui era Reggente dell'Impero aveva disposto che la buona moralità fosse un requisito sia per l'ammissione che per la promozione agli esami. Spesso aveva parlato di cos'era a rendere illecito un ordine, e del come e perché poteva essere disubbidito, illustrando le conseguenze con filmati di casi il primo dei quali era in genere il Massacro del Solstizio, accaduto quando lui era ammiraglio. Miles aveva visto cadetti così sconvolti da dover uscire dall'aula, durante le proiezioni.