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— Bene. Me lo mandi su un monitor. — Sbadigliando appoggiò i gomiti sulla consolle e guardò lo schermo. — Un ufficiale vervano d'alto rango apparve e domandò spiegazioni sull'attività e sulle intenzioni della Flotta Oserana/Dendarii. Il suo tono non era diverso da quello degli aslundiani. Nessun accenno a Cavilo. Miles chiamò di nuovo l'ufficialessa addetta alle comunicazioni. — Tenente, risponda che il loro importante messaggio è stato rovinato dalle interferenze statiche e da un malfunzionamento nel nostro decodificatore. Chieda con urgenza una ripetizione, accurata e amplificata.

— Sì, signore.

Nei settanta minuti di scarto che seguirono Miles fece una doccia, si vestì con un'uniforme a sua misura (completa di stivali) che il sarto della nave gli aveva nel frattempo preparato e si gustò una colazione equilibrata. Arrivò nella sala-plancia della Triumph giusto in tempo per l'arrivo del secondo messaggio. Stavolta, con sua soddisfazione, a fianco dell'alto ufficiale vervano c'era la comandante Cavilo, a braccia conserte. L'uomo ripeté le stesse cose di prima, ad alta voce e scandendo le parole, con volume al massimo. Quando ebbe finito, Cavilo aggiunse: — Date subito spiegazioni, o riterremo ostile il vostro atteggiamento e saranno prese adeguate contromisure.

Quella era la qualità di trasmissione che Miles voleva. Andò a sedersi alla consolle delle comunicazioni e si specchiò in uno schermo per controllare l'uniforme. Poi inclinò la telecamera in modo che i suoi gradi di ammiraglio fossero bene in mostra. Annuì verso la donna in uniforme che attendeva accanto a lui. — Pronto a trasmettere, tenente — disse, e atteggiò il volto in un'espressione franca, seria e contegnosa.

— Qui è l'ammiraglio Miles Naismith, comandante in capo della Libera Flotta dei Mercenari Dendarii. Alla comandante Cavilo dei Randall Rangers, riservata e personale. Signora, ho eseguito la mia missione esattamente nei termini da lei richiesti. Le ricordo ora ciò che prevedeva il nostro accordo in caso di successo. Quali sono le sue nuove istruzioni? Qui Naismith, chiudo.

L'ufficialessa inserì la registrazione nel codificatore, ma prima di inviarla all'antenna esitò. — Signore — disse, incerta, — se questo è un messaggio personale per la comandante Cavilo, è lecito trasmetterlo sul canale militare della Stazione Vervain? I vervani lo decodificheranno prima di farlo procedere. Sarà visionato da molte altre persone.

— Proprio così, tenente — disse Miles. — Coraggio, lo trasmetta.

— Sì. E se… e quando risponderanno, cosa devo fare?

Lui controllò l'orologio. — Quando arriverà la loro risposta, la rotta che stiamo seguendo ci porterà oltre la corona dei due soli gemelli. Le interferenze ci escluderanno da qualsiasi possibilità di comunicazione per… mmh, tre ore buone.

— Posso ripulire ogni segnale e filtrarlo, signore, e le garantisco una passabile…

— Se lo scordi, tenente. Le interferenze saranno spaventose, mi creda. Anzi, se lei riuscirà a farle durare quattro ore sarà tanto di guadagnato. Ma cerchi di essere convincente. Finché non arriveremo abbastanza vicini da avere un colloquio con Cavilo in tempo reale, lei deve considerarsi provvisoriamente degradata al rango di ufficiale alle non-comunicazioni.

— Sì, signore. — La donna sogghignò. — Ma poi riavrò i gradi?

— Dipende da lei. Esigo il massimo di incompetenza, errori puerili e inefficienza tecnica. Sul canale vervano, ovviamente. Lei avrà lavorato con reclute stupide. S'ispiri a loro. Sia creativa.

— Sarà un piacere, signore.

Miles uscì a cercare Tung.

Venti minuti dopo, mentre lui e Tung erano immersi nelle proiezioni che il computer della sala tattica mandava su un grosso schermo, estrapolando alcuni probabili scenari del corridoio di transito, l'ufficialessa alle comunicazioni chiamò ancora.

— Cambiamenti alla Stazione Vervain, signore. Tutto il traffico commerciale in partenza è stato fermato. A quello in arrivo viene negato il permesso di attracco ai moli. Le trasmissioni in codice sui canali militari sono triplicate di volume. E quattro grosse navi da battaglia hanno appena effettuato il balzo.

— Per il centro del Mozzo o fuori, verso Vervain?

— Fuori, signore. Verso Vervain.

Tung si avvicinò. — Ci mandi questi dati nel computer tattico, tenente.

— Sissignore.

— Grazie — disse Miles. — Continui a tenerci aggiornati. E metta qualcuno alla ricezione dei messaggi non codificati, quelli che possiamo sentire. Voglio farmi un'idea anche delle voci che corrono fra i civili delle navi da carico e di linea.

— Buona idea, signore. Chiudo.

Tung fece partire il programma tattico che loro definivano quello «in tempo reale», lo schema non estrapolativo a cui si stavano aggiungendo i dati appena inseriti dalla plancia. Studiò quelli che si riferivano alle quattro navi da battaglia e annuì. — Ci siamo — disse. — Questa è la mossa d'avvio.

— Tu credi che l'abbia causata la nostra comparsa?

— Non per quanto riguarda queste quattro navi. Non sarebbero salpate dalla stazione se non fossero urgentemente richieste altrove. Meglio che ti tiri su le braghe… cioè, meglio che tu trasferisca la tua bandiera sulla Ariel, ragazzo.

Miles si leccò nervosamente le labbra e osservò quella che dentro di sé chiamava la sua «Flotta Piccola», sul display olografico della sala tattica della Ariel. Lo schema mostrava la Ariel affiancata dalle altre due navi più veloci dei Dendarii. Il suo personale gruppo d'attacco, rapido, manovrabile, capace di mutare assetto nel minor tempo possibile. Non disponevano, a dire il vero, di una gran potenza di fuoco. Ma se le cose andavano come lui aveva progettato, uno scontro a fuoco era abbastanza improbabile.

Il personale nella sala tattica della Ariel era ridotto allo scheletro: lui, Elena come ufficiale alle comunicazioni, e Arde Mayhew alle attrezzature elettroniche. I più fidati, in previsione del prossimo colloquio riservato. Se fossero giunti ai ferri corti Miles non avrebbe potuto far altro che lasciare la nave a Thorne, in quel momento in plancia a occuparsi della navigazione. E forse si sarebbe ritirato nel suo alloggio ad aspettare il Destino.

— Vediamo la Stazione Vervain, ora — ordinò.

Elena, seduta alla consolle laterale, inserì altri dati e lo schermo olografico principale si riempì d'immagini. L'area verso cui si stavano dirigendo ribollì di linee e di puntini colorati: navi in movimento, raggi d'azione di vari sistemi d'arma, scudi energetici e canali di trasmissione attivi. I Dendarii ne distavano ora circa un milione di chilometri, poco più di tre secondi-luce, e il varco si riduceva sempre più. La Piccola Flotta, con due ore d'anticipo sul resto delle astronavi, stava decelerando rapidamente.

— Sembrano alquanto agitati — commentò Elena. Si mise un auricolare e girò una manopola. — I loro computer continuano a chiamare i nostri. Pretendono una risposta.

— Ma non sembra che preparino un contrattacco — disse Miles, studiando lo schema. — Hanno capito che il vero pericolo non viene da questa parte, e mi fa piacere. Bene. Rispondi che finalmente abbiamo risolto i nostri problemi tecnici e possiamo ricevere. Ma precisa prima che parlerò soltanto con la comandante Cavilo.

— Credo che… ah… sì, credo che la stiano mettendo in linea — riferì poco dopo Elena. — C'è un raggio molto ristretto che va e viene, sul canale riservato ai Rangers.

— Sintonizzalo. — Miles si alzò e da sopra una spalla di lei osservò gli sforzi del decodificatore automatico.

— La fonte è in rapido movimento…

Miles gettò un'occhiata a Mayhew, chiedendosi se non fosse il caso di cambiare rotta, ma subito un'esclamazione di Elena lo fece voltare: — Abbiamo il contatto! Guarda lo schermo. Il raggio viene da quella piccola astronave sulla sinistra.