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— La farò parlare con Gregor. — L'immagine scomparve e sul video restò solo il grigio del segnale d'attesa.

Miles si appoggiò allo schienale della poltroncina e si massaggiò il collo con una mano, cercando di allentare la tensione nervosa. Si accorse di tremare. Mayhew lo stava fissando con aria allarmata.

— Dannazione — disse sottovoce Elena, — se non ti conoscessi, direi che qui c'è la reincarnazione di Yuri il Folle. Lo sguardo che hai negli occhi… se non ho interpretato male questo valzer di chiacchiere, in una sola tirata di fiato tu le hai proposto di assassinare Gregor, le hai suggerito di tradirlo con te, hai accusato tuo padre d'essere un omosessuale, ti sei detto pronto a commettere parricidio, e le hai offerto di complottare insieme in qualunque gioco di potere ci sarà da giocare… c'è qualche altra azione infame che hai trascurato?

— Dipende da quello che succederà. Ti confesso che sono impaziente di scoprirlo. — Miles sospirò. — Sono stato convincente?

— Per un momento ho avuto voglia di strangolarti.

— Bene. — Si asciugò ancora le mani sudate sui pantaloni. — È un faccia-a-faccia fra Cavilo e me, prima che si arrivi al nave-contro-nave. Per natura lei è l'intrigo fatto carne. Io posso agitarle davanti agli occhi miraggi, parole, ipotesi, e tutte le più diverse biforcazioni della sua strategia ramificata, spero abbastanza a lungo da distrarla dalla situazione reale…

— Abbiamo il segnale — lo avvertì Elena.

Miles si raddrizzò e attese. La faccia che prese forma sullo schermo fu quella di Gregor. Vivo e vegeto. Il giovane Imperatore spalancò gli occhi nel vedere Miles, ma la sua espressione tornò subito neutra.

Accanto a lui ci fu un movimento: Cavilo, appena fuori campo. — Mio caro, digli ciò che abbiamo deciso.

Miles si piegò in avanti, inchinandosi per quanto glielo permetteva la sua posizione. — Altezza Imperiale, ho l'onore di mettere ai suoi ordini la Libera Flotta dei Mercenari Dendarii. Ne disponga secondo la sua augusta volontà.

Gregor gettò uno sguardo di lato, senza dubbio a uno schermo tattico analogo a quello della Ariel. - Santo cielo, li hai davvero tirati dalla tua parte. Miles, sei decisamente diabolico. — Il suo umorismo lasciò subito il posto alla formalità. — Noi le siamo grati, Lord Vorkosigan. Accettiamo la sua offerta e le truppe di cui dispone.

— Altezza, appena lei si sarà trasferito a bordo della sua nave ammiraglia, la Ariel, potrà prendere personalmente il comando delle Sue forze.

Cavilo si fece subito avanti. — E ora ha scoperto il suo inganno. Lascia che io ti faccia sentire una registrazione delle proposte che quest'individuo ha osato farmi, Gregor. — La bionda si spostò ai comandi della consolle, e Miles ricevette, benché solo in audio, il replay delle sue fosche ambizioni, dalle osservazioni sull'eredità al trono al suggerimento di una relazione adulterina fra lui e Cavilo. Fra un delitto e l'altro. Tutto ben orchestrato.

Gregor ascoltò con pensierosa attenzione, perfettamente calmo e controllato, e quando la voce di Miles tacque annuì fra sé. — E questo ti sorprende tanto, Cavy? — domandò in tono innocente, prendendola per mano con gesto affettuoso. Dall'espressione del volto di lei, comunque, qualcosa la stava sorprendendo. — Le gravi infermità mutanti di Lord Vorkosigan hanno alterato la sua mente, è una cosa che tutti sanno. Ordisce piccoli tranelli, rimesta nel torbido, si circonda di sicofanti prezzolati. È ovvio che, se non c'è il padre a tenerlo sotto controllo, io devo guardarmi dalle sue manovre…

Grazie, Gregor. Terrò a mente questa linea di condotta.

— … ma finché decide che i suoi interessi coincidono coi nostri, è anche un prezioso alleato. I Vorkosigan hanno un enorme potere nella politica di Barrayar. È stato suo nonno, il Conte Piotr, a mettere sul trono mio nonno, l'Imperatore Ezar. Sono nemici che nessuno può permettersi. Preferirei che tu ed io governassimo Barrayar con la loro collaborazione.

— Togliendoli di mezzo avremmo lo stesso risultato, o migliore — disse Cavilo, guardando Miles.

— Il tempo è dalla nostra parte, mia cara. Suo padre è un vecchio, lui è un mutante. La sua linea ereditaria è un vicolo cieco. Nessun barrayarano accetterebbe un mutante per Imperatore, come suo padre il Conte Aral sa bene, e come lui stesso si rende conto nei rari momenti di lucidità mentale. Ma può darci dei guai, se vuole. Può alterare i giochi di potere. Lei è d'accordo con le mie osservazioni realistiche, Lord Vorkosigan?

Miles s'inchinò ancora. — Come Sua Altezza afferma, si tratta di osservazioni realistiche. Ne comprendo il significato. — E anche tu, mi auguro. Gettò una rapida occhiata a Elena, che durante il discorsetto di Gregor circa la follia di Miles aveva abbandonato il suo posto: appoggiata a un angolo della consolle, era impegnata a soffocare con una manica dell'uniforme un accesso di risa che minacciava di travolgerla. I suoi occhi lampeggiavano, sopra la stoffa grigia. A fatica la giovane donna ritrovò l'autocontrollo e tornò a sedersi, scambiando cenni divertiti con Arde Mayhew. Miles sbatté le palpebre. Tenete la bocca chiusa, dannazione.

— La cosa migliore, Cavy — continuò Gregor, — è che io mi trasferisca sulla nave ammiraglia. A questo punto avremo la Flotta sotto controllo. E ogni tuo desiderio — le baciò la mano, cingendole le spalle con un braccio, — sarà un ordine per me, mia cara.

— Pensi che ci sia da fidarsi? È uno psicopatico, l'hai detto tu stesso.

— Brillante, forse nevrotico, ma finché prende i suoi sedativi non c'è niente da temere. In questo periodo è un po' instabile, a causa dell'eccitazione e dei continui spostamenti. Ti assicuro che io so come prenderlo.

Lo scarto trasmissione/ricezione s'era molto ridotto. — Venti minuti al rendez-vous, signore — riferì Elena, fuori campo.

— Altezza Imperiale, trasborderete con una delle vostre navette, o preferisce che ne mandi una io? — domandò educatamente Miles.

Gregor scrollò le spalle, indifferente. — Questo può deciderlo la comandante Cavilo.

— Una delle nostre — disse subito lei.

— Attendiamo il vostro arrivo. — E saremo pronti.

Cavilo interruppe la trasmissione.

CAPITOLO SEDICESIMO

Sul monitor di una telecamera interna Miles assisté all'ingresso del primo Randall Ranger, in scafandro spaziale, nel compartimento stagno della Ariel collegato alla navetta. L'uomo fu seguito subito da altri quattro, che studiarono con circospezione il corridoio al di là di esso, completamente deserto e chiuso all'estremità opposta da un portello anti-esplosione. Nessun nemico, nessun pericolo, nessuna arma automatica puntata su di loro: soltanto un lungo locale vuoto e silenzioso. Perplessi, i Rangers si schierarono in formazione difensiva ai lati del portello.

Gregor uscì dal tubolare di collegamento. Miles non fu sorpreso nel vedere che Cavilo non aveva fatto indossare all'Imperatore lo scafandro da combattimento. Indossava una semplice uniforme dei Rangers, ben stirata e priva di gradi, e la sua unica protezione era un paio di stivali militari. Anche quelli gli sarebbero serviti a poco, se uno dei cinque mostri in armatura spaziale rinforzata gli avesse calpestato un piede. Gli scafandri da combattimento erano equipaggiamenti sofisticati e costosi, a prova di storditori e distruttori neuronici, isolati contro gli aggressivi chimici e batteriologici, resistenti (fino a un certo punto) ai raggi al plasma e alla radioattività, ben forniti di armi, servomeccanismi di movimento e computer telemetrici. Più che adatti per operazioni di abbordaggio. In realtà Miles, una volta, era riuscito a catturare la stessa Ariel con pochi compagni privi di protezioni fisiche e armati in modo assai meno formidabile. Ma per l'occasione aveva avuto dalla sua parte il fattore sorpresa.