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Miles ripensò all'ufficiale meteorologico e si sentì triste per lui. — Che cosa ne sarà di Ahn, adesso?

— Avevamo pensato di usarlo come testimone per processare Metzov. Illyan era del parere che questo avrebbe avuto un buon effetto sui komarrani, politicamente… presentare loro l'onesto caporale barrayarano come un degno soldato, impiccare Metzov come prova che l'Imperatore mette la giustizia alla base delle relazioni amichevoli fra Barrayar e Komarr… — Il Conte si accigliò, insoddisfatto. — Ora sembra che dovremo passare sotto silenzio l'intera faccenda. Per la seconda volta.

Miles annuì lentamente. — Metzov… omicida, ricattatore-ricattato, fuggiasco, capro espiatorio, e alla fine ingannato e ucciso. Doveva aver appiccicato addosso un cattivo karma.

— Attento all'eccessivo desiderio di giustizia. Potresti ottenerne troppa per i tuoi gusti.

— Ho già imparato questa lezione, signore.

— Davvero? — Il Conte inarcò un sopracciglio. — Mmh.

— A proposito di giustizia — si affrettò a cambiare argomento lui. — Mi preoccupa la questione del pagamento dei Dendarii. Hanno avuto molte perdite e danni, più di quanto una flotta mercenaria possa sopportare. Il loro unico contratto era a voce, sulla mia parola. Se l'Impero non mi sostiene… li avrò ingannati.

Il Conte Vorkosigan annuì. — Abbiamo già considerato la cosa.

— Illyan acconsente a metterli sul conto spese?

— I fondi a disposizione di Illyan non sarebbero neppure lontanamente sufficienti. Ma sembra che tu abbia appoggi in alto loco. Faremo in modo che la Sicurezza abbia un prestito dalla banca che si occupa degli interessi finanziari dell'Imperatore, per pagare la Flotta, e in seguito presenteremo al Parlamento la proposta di far risarcire la banca dal Ministero delle Finanze.

Miles tirò fuori un microdisco da una tasca della giacca. — Ecco, signore. Questo è il conto da pagare ai Dendarii. Elena è stata alzata fino a tardi per compilarlo. La stima dei danni è soltanto preliminare, ovviamente. — Lo depose sulla consolle.

Un angolo della bocca del Conte si piegò in su. — Vedo che stai imparando a essere pratico, figliolo. — Inserì il dischetto in un computer, per registrarlo. — Penso di poter avere un mandato di pagamento da una banca di Vervain per l'ora di pranzo. Potrete portarlo con voi quando tornerete sulla Triumph.

— Grazie, signore.

— Signore — Elena si piegò in avanti, ansiosamente. — Cosa ne sarà, ora, della Flotta Dendarii?

— La scelta spetta ai vostri capitani, presumo. Anche se non posso dar torto a Illyan quando esprime l'opinione che non debbano restare nelle vicinanze di Barrayar.

— Allora saremo di nuovo abbandonati? — chiese Elena.

— Abbandonati?

— Avevate fatto di noi una milizia imperiale, una volta. Io lo credevo. Anche Baz lo credeva. Poi Miles ci lasciò, e da allora… niente.

— Come l'isola Kyril — aggiunse Miles. — Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. — Scosse la testa, tristemente. — Il loro morale ne soffrirà molto.

Il Conte Vorkosigan gli diede un'occhiata tagliente. — Il destino dei Dendarii, come anche la tua futura carriera militare, è… ancora sotto discussione.

— E loro avranno voce in capitolo, in questa discussione? Io l'avrò?

— Ve lo faremo sapere. — Il Conte poggiò le mani sulla consolle e si alzò in piedi. — Questo è tutto ciò che posso dirvi. E ora, signori, che ne dite di andare a pranzo?

Anche Elena e Miles dovettero alzarsi. — Il commodoro Tung non sa ancora niente della nostra parentela — disse quest'ultimo. — Se desideri che la copertura sia ancora sfruttabile, quando saremo a tavola dovrò continuare a recitare la parte dell'ammiraglio Naismith.

Il Conte Vorkosigan fece un sorrisetto ironico. — Illyan e il capitano Ungari non vorranno certo rinunciare a un personaggio ancora potenzialmente utile. Comunque, per quello che vale… fai pure come credi.

— Devo avvertirti che l'ammiraglio Naismith non è molto deferente con gli alti papaveri.

Elena e il Conte Vorkosigan si guardarono, e d'un tratto scoppiarono a ridere. Miles rimase ad attendere, rigido e per niente divertito, finché la loro ilarità si placò. A volte aveva la seccante impressione d'essere un microbo sotto il microscopio.

L'ammiraglio Naismith fu straordinariamente compito durante il pranzo. A tavola non raccontò barzellette sporche, anche se il tenente Yegorov lo guardò un paio di volte come chiedendosi (evidentemente la sua fantasia non ci arrivava) cosa poteva esser successo fra il cannibale e la bella missionaria.

Il corriere del governo vervano appoggiò l'assegno, una tessera magnetica, sulla scrivania del comandante della Stazione Interna di Vervain. Miles impresse sulla ricevuta l'impronta del pollice, quella della retina e l'illeggibile e fantasioso scarabocchio dell'ammiraglio Naismith, assai diverso dall'accurata firma dell'alfiere Vorkosigan. — È un piacere fare affari con onesti gentiluomini come voi, signori — si compiacque, intascando la tessera e chiudendo con cura la tasca.

— È il meno che possiamo fare — disse il comandante della stazione di balzo. — Non so dirle come mi sia sentito sollevare lo spirito quando le navi dei Dendarii si sono materializzate nel nostro spazio, per combattere e scacciare gli invasori cetagandani.

— I Dendarii non avrebbero potuto riuscirci da soli — precisò modestamente Miles. — Tutto ciò che abbiamo fatto è stato di affiancarvi in attesa che la vera forza d'urto entrasse in campo.

— Ma se non aveste tenuto le posizioni, l'Alleanza del Mozzo Hegen, la «vera forza d'urto» come dice lei, non avrebbe potuto fare il balzo nello spazio locale.

— Non senza gravi perdite, è vero — concesse lui.

Il comandante della stazione guardò l'orologio. — Be', il mio pianeta esprimerà fra poco la sua opinione sull'argomento in modo più tangibile. Posso accompagnarla alla cerimonia, ammiraglio? È quasi l'ora.

— Sì, grazie. — Miles si alzò e lo precedette fuori dall'ufficio, palpando il ringraziamento più tangibile che aveva in tasca. Medaglie, uh-hu. Non è con le medaglie che si pagano i conti dei cantieri navali.

Davanti a una finestra panoramica si fermò un istante, non tanto per guardare lo spazio all'esterno della stazione quanto la sua immagine riflessa nel cristallo. L'accoppiamento bianco/grigio dei Dendarii non mancava di stile, riconobbe. La giacca dell'uniforme aveva bordi in velluto grigio scuro, messi in risalto dalle strisce bianche lungo le cuciture e intorno ai gradi. I morbidi stivaloni di pelle, anch'essi grigi, aggiungevano alcuni preziosi centimetri alla sua statura. I bottoni e le fibbie d'argento gli conferivano, senza eccedere, un'eleganza marziale. Forse avrebbe potuto riportare lo stesso disegno su qualche abito civile.

Nel vuoto esterno fluttuavano sparse numerose astronavi di Dendarii, Rangers, vervani e dell'Alleanza. Il Principe Serg non era fra esse. Si trovava nell'orbita di Vervain e ospitava continue riunioni ad alto livello, in cui venivano perfezionati i particolari di diversi accordi: traffici commerciali e turistici, rapporti economici, comportamenti diplomatici, tariffe doganali, alleanza militare di mutua protezione, programmi di scambio culturale e altri ancora fra Barrayar, Vervain, Aslund e Pol. Gregor, così Miles aveva sentito dire, si stava distinguendo sia nelle relazioni sociali, come protagonista dei notiziari televisivi, che nell'oscuro lavoro degli affari politici. Meglio tu che io, ragazzo. Il cantiere della stazione vervana aveva lasciato da parte altre riparazioni per dare la precedenza alle astronavi dendarii. Baz era indaffarato da qualche parte, fra le centinaia di lucciole che si spostavano lente intorno agli scafi. Miles si distolse da quella vista e seguì il comandante della stazione.