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Nel corridoio fuori dal vasto auditorium dove si teneva la cerimonia furono fermati dal personale che stava organizzando la sala. Evidentemente i vervani (o i registi dei loro notiziari) desideravano che i protagonisti facessero il loro ingresso secondo una coreografia precisa. Il comandante entrò a controllare l'ambiente. Non era un grosso auditorium, ma i vervani avevano fatto in modo di riempirlo con un pubblico scelto e rappresentativo. Miles aveva contribuito con un plotone di Dendarii convalescenti. Nel suo discorsetto, decise, avrebbe sottolineato che poteva accettare ogni merito solo a nome dei mercenari, come loro rappresentante.

Mentre aspettava fuori vide arrivare la comandante Cavilo con la scorta in alta uniforme fornitale da Barrayar. A quanto ne sapeva lui, ai vervani non era stato detto che quella guardia d'onore aveva in realtà l'ordine di sparare alla bionda mercenaria, se solo avesse fatto tanto di fuggire. Due ausiliarie barrayarane dall'aria dura provvedevano a sorvegliare ogni momento delle sue giornate. Cavilo le precedeva con andatura flessuosa, ignorando altezzosamente la loro esistenza.

Indossava una delle sue versioni sexy dell'uniforme dei Randall Rangers, nera e ocra, coi gradi applicati ai lati di una scollatura vertiginosa. La vampira morde, ricordò Miles a se stesso. Cavilo sorrise e deviò nella sua direzione. Emanava il profumo aspro, muschioso, a cui lui era allergico, intenso come se ci avesse fatto il bagno dentro.

Miles la salutò con un cenno del capo, s'infilò una mano in tasca e ne estrasse due filtri nasali. Con lenta ostentazione se li mise uno dopo l'altro nelle narici, e quindi aspirò l'aria per controllarne l'efficacia. Funzionavano bene. Avrebbero filtrato anche numerosi batteri oltre alle molecole organiche di quel dannato profumo.

Alla vista della sua esibizione Cavilo s'irrigidì, fulminandolo con uno sguardo furioso. — Maledetto imbecille! — sibilò fra i denti.

Lui si strinse nelle spalle, come per dire: «E cosa dovrei fare, secondo te?» — Siete già pronti per partire, tu e i Rangers?

— Ce ne andremo subito dopo questa stupida mascherata. Ho dovuto vendere come rottami sei navi che non possono più fare il balzo.

— Buona idea. Se i vervani non hanno ancora mangiato la foglia, potrebbero essere i cetagandani a fornire loro qualche sgradevole informazione. Ti consiglio di non indugiare da queste parti.

— Non intendo farlo. Se il Mozzo Hegen sparisse dalla galassia stai cerio che non sentirei la sua mancanza. E questo vale ancor di più per te, piccolo rettile mutante. Se non fosse stato per te… — Scosse il capo, a denti stretti.

— Spero che ti rallegrerà sapere che i Dendarii sono stati pagati tre volte per questa operazione — disse Miles. — Una volta da Aslund, secondo il contratto originale, una volta da Barrayar, e una volta dai vervani grati e commossi. Sottratte le spese, questo ci lascia un discreto utile netto.

— Prega piuttosto di non incontrarmi mai più sviila tua strada! — ringhiò lei.

— Terrò caro questo augurio.

Il personale li fece entrare in sala, e furono indirizzati verso la scaletta a destra del palco. Miles si chiese se fosse possibile che Cavilo avesse la sfacciataggine di accettare un'onorificenza a nome dei Rangers, dopo aver complottato per distruggere chi gliela stava dando. Era possibile, come risultò subito dopo.

La prima medaglia che ho meritato, pensò, mentre il comandante della stazione gliela appuntava sul petto e si voltava verso le telecamere per motivarne la concessione, con imbarazzanti parole di elogio. E non posso neanche portarla in patria. La medaglia, l'uniforme e lo stesso ammiraglio Naismith erano destinati a essere messi in naftalina. Per sempre? Il futuro dell'alfiere Vorkosigan non era molto attraente, al confronto. E tuttavia… la vita di un militare era all'incirca la stessa ovunque. Se fra lui e Cavilo c'era una differenza, stava in quello che ciascuno aveva scelto di servire. E nel modo di farlo. Non tutte le strade, ma una sola strada…

Quando Miles tornò su Barrayar in licenza, qualche settimana più tardi, Gregor lo invitò a pranzo al Palazzo Imperiale. Andarono a sedersi a un vecchio tavolo d'acciaio nel Giardino Settentrionale, noto per esser stato disegnato e curato dall'Imperatore Ezar, nonno di Gregor. D'estate il tavolo sarebbe stato immerso in un'ombra fresca e profonda; quel mattino, sprazzi di sole filtravano fra le tenere foglie di una primavera alquanto precoce. Le guardie erano di sentinella al di là delle piante; i servi si tenevano fuori portata d'orecchio, pronti a scattare se nell'aria si fossero sparse le note argentine del campanello. Dopo tre portate, sazio, Miles sorseggiò il caffè e progettò un assalto al secondo vassoio di paste, che sull'altro lato del tavolo attendevano coraggiosamente il loro destino trincerate dietro i resti dilaniati delle bistecche. O era troppo per le capacità d'attacco dei suoi succhi gastrici? I soli avanzi di quel pranzo avrebbero dato dei punti alle razioni vervane dei lavoratori a contratto, per non parlare delle specialità canine servite nelle celle di Cavilo. Anche Gregor sembrava osservare quel panorama culinario con occhi nuovi. — Le stazioni spaziali sono posti noiosi, dopotutto, non trovi? Tutti quei corridoi così stretti — disse, contemplando una fontana da cui un ruscello serpeggiava via fra le aiuole. — Avevo smesso di vedere la bellezza di Barrayar, trovandomela sotto gli occhi ogni giorno. Per ricordare ho dovuto dimenticare. Strano.

— Ci sono stati momenti in cui io non riuscivo neppure a ricordare in che stazione fossi — fu d'accordo Miles, allungando una mano verso le paste alla crema. — Viaggiare in prima classe è un'altra cosa, ma le stazioni del Mozzo Hegen non offrono molte distrazioni ai turisti. Non è parso anche a te? — osservò, sogghignando.

La conversazione deviò sui fatti accaduti nello spazio territoriale vervano. Gregor fu divertito nel sapere che nella sala tattica della Triumph Miles non s'era occupato concretamente della battaglia né di altro, salvo che seguire le attività della sicurezza di bordo dopo l'evasione dei prigionieri.

— Buona parte degli ufficiali finiscono il loro lavoro proprio quando comincia una battaglia, perché lo svolgimento degli scontri spaziali riguarda una ristretta minoranza di tecnici — disse Miles. — Quando uno ha un buon computer tattico (e un esperto con una certa dose di intuito che sappia usarlo) può mettersi le mani in tasca e aspettare come finiscono le cose. Io avevo Tung, mentre sul Principe Serg tu… ahem.

— Io avevo due tasche molto profonde — annuì Gregor. — Ci sto ancora pensando. Mi sembrava tutto irreale, finché non andai a visitare l'infermeria, più tardi. E allora compresi che un punto di luce significava che quell'uomo aveva perso un braccio, e che quello accanto stava respirando una nebbia radioattiva…

— Quelle dannate luci sugli schermi ti danno gli incubi, dopo. Per il modo in cui mentivano sulla realtà — disse Miles. Si versò un altro po' di caffè e lasciò trascorrere una pausa di silenzio. — Non hai detto a Illyan la verità sul motivo per cui sei scappato, vero? — chiese poi, immaginando benissimo la risposta.

— Gli ho raccontato che sono sceso da quel balcone perché ero ubriaco — Gregor lasciò vagare lo sguardo sui fiori. — Come lo sai?

— Quando parla di te non gli vedo nessuna gelida ombra di terrore in fondo agli occhi.

— Gli ho detto solo… il minimo indispensabile. Non voglio che si preoccupi di queste cose. Anche tu sei stato molto riservato nel tuo rapporto… e te ne ringrazio.