— Niente scambi? — domandò Ender. Quello era sempre stato il metodo dei comandanti per eliminare i punti deboli, e favoriva anche i soldati stessi.
— Nessuno. Vedi, sono ormai tre anni che porti avanti i tuoi addestramenti extra. Hai dei seguaci. Molti bravi soldati metterebbero in atto spiacevoli pressioni sui loro comandanti per farsi trasferire da te. Noi ti diamo un’orda che potrà, col tempo, diventare competitiva. Non abbiamo intenzione di lasciarti riunire il meglio delle altre. Questo non servirebbe a nessuno.
— E se avrò dei soldati incapaci di andare d’accordo con me?
— Prova ad andare d’accordo con loro. — Graff abbassò gli occhi su alcuni fascicoli, e Anderson si alzò. Il colloquio era terminato.
Ai Draghi era stato assegnato il colore grigio, arancione, grigio. Ender andò a mettersi la tuta da battaglia, poi seguì la traccia luminosa fino alla camerata in cui erano stati trasferiti i suoi uomini. Li trovò già lì, che oziavano intorno all’ingresso, e non perse tempo in chiacchiere. — Ordinatevi nelle cuccette secondo l’anzianità di servizio. I veterani in fondo alla camerata, i nuovi verso la porta.
Era una sistemazione diametralmente opposta alle usanze, e Ender lo sapeva benissimo. Sapeva anche che non intendeva agire come gli altri comandanti, i quali non vedevano neppure i novellini sempre un po’ isolati in fondo al locale.
Mentre i ragazzi si comunicavano l’un l’altro le rispettive date di arrivo per ordinare i posti, Ender andò su e giù lungo il passaggo centrale. Quasi trenta dei suoi soldati erano dei novellini appena tolti dal gruppo con cui erano giunti alla Scuola, completamente privi di qualsiasi esperienza. Alcuni perfino sotto il limite minimo di età: quello più vicino alla porta era un soldo di cacio quasi patetico. Ender ricordò a se stesso che così doveva esser apparso anche lui a Bonzo Madrid, il giorno del suo arrivo. Tuttavia Bonzo s’era trovato con un unico soldato tanto giovane, e aveva avuto la possibilità di scambiarlo.
Nessuno dei veterani aveva mai fatto parte del gruppo che si allenava privatamente con lui. Nessuno era mai stato capobranco. Nessuno, in realtà, era più anziano dello stesso Ender, e questo significava che perfino i suoi veterani non avevano più di diciotto mesi di esperienza. Ricordava appena due o tre dei loro nomi, tanto scarsa era l’impressione che avevano destato in lui.
Naturalmente loro lo conoscevano bene, dato che era ormai il soldato più discusso della Scuola. E alcuni, notò Ender, lo guardavano senza la minima simpatia. Se non altro un favore me l’hanno fatto… nessuno di questi ragazzi è più anziano di me.
Appena ciascuno ebbe scelto la branda, Ender ordinò che indossassero la tuta da battaglia! — Il nostro orario prevede l’addestramento al mattino, e ci metteremo al lavoro subito dopo colazione. Ufficialmente dovreste godere di un’ora di libertà, appena usciti dalla mensa. Ma di questa parleremo in seguito, quando avrò visto a che punto siete. — Tre minuti dopo, benché molti di loro non fossero ancora del tutto pronti, ordinò loro di uscire in fila per uno.
— Ma io sono nudo! — si lamentò un ragazzino.
— La prossima volta sarai più svelto. Tre minuti dal mio ordine al momento di uscire dalla porta, questa è la regola della settimana in corso. La settimana prossima la regola sarà di due minuti. Avanti, march! — C’era il rischio che ben presto nel resto della Scuola circolasse la battuta che i Draghi erano dei tali pivelli da aver bisogno di esercizi perfino per imparare a vestirsi.
Cinque ragazzini erano completamente nudi, e sfilavano a passo di marcia nei corridoi tenendo la tuta in mano. Quelli del tutto vestiti erano una minoranza, e nel passare davanti alle porte spalancate delle aule l’orda attirò prevedibilmente l’irrispettosa attenzione delle scolaresche. Pochi avrebbero osato sfidare quella pioggia di commenti due giorni di fila.
Più tardi, nei corridoi che portavano alla sala di battaglia, Ender li fece correre rapidamente avanti e indietro, in modo che sudassero un po’, mentre quelli nudi si vestivano. Poi li condusse alla porta superiore, quella che si apriva la centro della parete come nella sala dove si svolgevano le battaglie fra le orde. Ordinò a ciascuno di saltare in alto, aggrapparsi al corrimano superiore e usarlo per darsi la spinta in avanti. — Riunitevi alla parete opposta — disse. — Come se andaste a conquistare la porta del nemico.
Già al momento di balzare, quattro alla volta, fuori dal corridoio i ragazzi gli mostrarono a che punto fossero. Quasi nessuno sapeva come procedere in linea retta verso l’obiettivo, e una volta arrivati alla parete opposta erano pochi quelli che riuscivano ad ancorarsi o a controllare il loro rimbalzo.
L’ultimo della fila era il più piccolo dell’orda, e per lui la ringhiera superiore era così lontana da richiedere un balzo di precisione.
— Puoi usare il corrimano laterale, se vuoi — disse Ender.
— Un accidente! — ringhiò il ragazzino. Saltò in alto, toccò la ringhiera appena con un dito e sbatté malamente nello stipite della porta, roteando via senza più controllo. Ender non seppe se ammirare quel piccoletto per aver rifiutato una facilitazione o irritarsi per la sua attitudine alla disubbidienza.
Quando finalmente riuscirono ad allinearsi lungo la parete, Ender notò che senza eccezione s’erano orientati con la testa volta dalla parte che nel corridoio era stata l’alto. Poggiò allora le mani su quello che i ragazzi consideravano il pavimento e si capovolse. — Perché state tutti a testa in giù, soldati? — domandò.
Alcuni di loro cominciarono a girarsi con ubbidienza.
— Attenzione, voialtri! — li fermò lui. — Ho chiesto perché state a testa in giù.
Nessuno rispose. Non avevano capito il senso della sua domanda.
— Ho chiesto il motivo per cui ognuno di voi ha i piedi in aria e la testa verso il basso.
Dopo qualche istante uno si decise a rispondere: — Signore, questa è la direzione di… in cui siamo usciti dalla porta, cioè.
— E questo ha forse qualche significato? Che differenza fa l’orientamento gravitazionale del corridoio? Pensate per caso di battervi nel corridoio? Qui dove stiamo c’è forza di gravità?
— No, signore — risposero alcuni, perplessi.
— Da ora in poi dimenticherete l’esistenza della parola stessa ancor prima di saltar fuori da quella porta. La gravità scompare, non ha più senso. Mi capite? E in qualunque modo siate girati quando entrerete in sala, ricordate questo: la porta nemica è in basso. I vostri piedi staranno puntati da quella parte. L’alto sarà invece verso la vostra porta. Il nord davanti, il sud di dietro, l’est a destra, l’ovest… da che parte?
Le loro mani si alzarono a indicare.
— Bene, vedo che sapete ragionare per eliminazione. Ma non vi consiglio di orientarvi col processo di eliminazione quando dovete andare al gabinetto d’urgenza. Cos’era quella specie di circo equestre che ho visto poco fa? Qualcuno aveva forse l’impressione di volare davvero? Ora tutti quanti: lanciarsi e radunarsi in doppia fila sul soffitto. Scattare! Muoversi!
Come Ender s’era aspettato, un buon numero di loro si lanciò d’istinto non verso la parete della porta d’ingresso, bensì verso quella che lui aveva definito «nord», ovvero la direzione che aveva rappresentato l’alto quand’erano ancora nel corridoio. Naturalmente capirono quasi subito l’errore, ma era troppo tardi, e per porvi rimedio dovettero aspettare di poter rimbalzare sulla parete nord.
Nel frattempo Ender li stava suddividendo dentro di sé in due gruppi, in base alla loro rapidità nell’apprendere. Il ragazzino più piccolo, che aveva fatto la peggiore uscita dalla porta, fu il primo ad arrivare alla parete giusta e restò lì posizionandosi correttamente con la testa in alto. Non lo avevano dunque promosso per caso, e avrebbe fatto una buona riuscita. Era però un galletto e un ribelle, anche se forse non aveva mandato giù il fatto d’esser stato costretto a marciare nudo nei corridoi.