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— Dovresti essere tranquilla e riderci sopra — continuò Peter. — Potrebbe andarti peggio.

— Non vedo come.

— Potrebbe essere un esame anale.

— Davvero spiritoso, proprio — disse Valentine. — Dove sono mamma e papà?

— Stanno parlando con un tipo della F.I.

D’impulso lei guardò Ender. D’altronde ormai da anni si aspettavano che qualcuno venisse a dir loro che Ender aveva superato l’esame, che c’era bisogno di lui.

— Certo, è giusto che tu pensi a lui — annuì Peter. — Ma potrebbe essere per me, lo sai. Loro potrebbero aver capito che a conti fatti io resto il migliore. — Il suo tono era aspro, come sempre quando si sentiva ferito.

La porta fu aperta. — Ender — disse suo padre, — meglio che tu venga un momento qui.

— Condoglianze, Peter — sorrise Valentine.

L’uomo si accigliò. — Ragazzi, non è cosa su cui scherzare.

Ender lo seguì in soggiorno. L’ufficiale della F.I. si alzò nel vederli entrare, ma non accennò a porgere la mano al bambino.

Sua madre si stava tormentando nervosamente l’anello nuziale. — Andrew — mormorò, — non avrei mai creduto che tu facessi il prepotente in una zuffa.

— Il figlio degli Stilson è all’ospedale — disse suo padre. — L’hai fatta grossa, Ender. Non è esattamente cavalieresco prendere qualcuno a calci in faccia.

Ender scosse il capo. S’era aspettato che per la faccenda di Stilson venisse qualcuno della scuola, non certo un ufficiale della F.I. La cosa era ancora più seria di quanto avesse creduto. E tuttavia non capiva che altro di grave potesse aver fatto.

— Hai una spiegazione per il tuo comportamento, giovanotto? — domandò l’ufficiale.

Ender scosse ancora il capo. Non sapeva cosa dire, e temeva che spiegarsi lo avrebbe fatto apparire ancor più spregevole di quel che i fatti nudi e crudi rivelavano. Accetterò la punizione, qualunque sia, si disse. Anche questa passerà.

— Siamo propensi a considerare le circostanze attenuanti — disse l’ufficiale. — Ma è mio dovere sottolineare la gravità del caso. Colpirlo al ventre, e ripetutamente in faccia e al corpo mentre era a terra… c’è da pensare che tu ci provassi gusto.

— Io no, signore — sussurrò Ender.

— Allora perché l’hai fatto?

— Con lui c’era la sua banda — disse Ender.

— E con ciò? Questo giustifica tutto?

— No, signore.

— Dimmi perché hai continuato a colpirlo. Avevi già vinto.

— Buttandolo a terra avevo vinto solo il primo scontro. Io volevo vincere subito anche i prossimi, definitivamente, cosi mi avrebbero lasciato in pace. — Ender non poté evitarlo, era troppo spaventato, troppo vergognoso di quel che aveva fatto: malgrado ogni tentativo di controllarsi scoppiò di nuovo in lacrime. Piangere non gli piaceva, e lo faceva di rado, ma ecco che adesso in meno di ventiquattr’ore gli succedeva per la terza volta. E la cosa più vergognosa era piangere così davanti ai suoi genitori e a quello sconosciuto in divisa. — Voi mi avete levato il monitor — ansimò. — Dovevo cavarmela da solo, si o no?

— Ender, avresti dovuto chiedere aiuto a un adulto… — cominciò a dire suo padre.

Ma l’ufficiale si alzò e attraverso il soggiorno, quindi porse la mano al bambino. — Il mio nome è Graff, Ender. Colonnello Hyrum Graff. Sono il direttore dei corsi di addestramento alla Scuola di Guerra, nella Cintura. Sono venuto per invitarti a iscriverti alla Scuola.

Dopo tutto quel che era accaduto. — Ma il monitor…

— Il passo conclusivo nel tuo esame consisteva nel vedere come avresti reagito una volta privo del monitor. Non sempre facciamo a questo modo, ma nel tuo caso…

— E ho superato l’esame?

Sua madre lo fissava, incredula. — Dopo aver mandato il ragazzo Stilson all’ospedale? Che avreste fatto se Andrew l’avesse ucciso? Gli avreste dato una medaglia?

— Non è ciò che ha fatto, signora Wiggin. È il perché. — Il colonello Graff le porse una cartelletta piena di fogli. — Qui c’è l’autorizzazione al prelievo legalizzato: vostro figlio è stato ritenuto idoneo dal Dipartimento Selezioni della F.I. Naturalmente abbiamo già il vostro consenso legale, firmato prima che vi venisse data l’autorizzazione a concepire il bambino. Fin da allora, se giudicato idoneo, lui appartiene a noi.

Il signor Wiggin non riuscì a nascondere un tremito nella voce. — Non è stato bello da parte vostra lasciarci credere che non lo volevate, e poi venire qui a prelevarlo.

— E poteva risparmiarsi quella sceneggiata sul ragazzo Stilson — disse sua moglie.

— Non era una sceneggiata, signora Wiggins. Finché non sapevamo in base a quale motivazione Ender ha agito, come potevamo esser certi che non fosse un altro… be’, dovevamo conoscere la ragione del suo comportamento. O almeno, quella che Ender ritiene sia la ragione.

— Deve proprio chiamarlo anche lei con quello stupido nomignolo? — La donna cominciò a piangere.

— Chiedo scusa, signora Wiggins, ma è così che lui si fa chiamare.

— E adesso che intende fare, colonnello Graff? — disse il signor Wiggin. — Se ne va e lo porta via con sé, così sui due piedi?

— Questo dipende — disse Graff.

— Da cosa?

— Dal fatto che Ender voglia venire o no.

Fra le lacrime della donna ricomparve un sorriso. — Oh, ma allora l’accettazione è volontaria, dopotutto! È così?

— Per quanto riguarda voi, avete fatto la vostra scelta prima che il bambino fosse concepito. Ma Ender, personalmente, non ha fatto ancora nessuna scelta. L’arruolamento obbligatorio fornisce ottima carne da cannone, però al Corso Ufficiali possono accedere soltanto i volontari.

— Corso Ufficiali? — chiese Ender. Il tono della sua voce fece ammutolire i suoi genitori.

— Sì — disse Graff. — La Scuola di Guerra addestra i futuri comandanti di astronave, i commodori di squadriglia e gli ammiragli di flotta.

— Non gli faccia ballare questa carota davanti al naso — disse irosamente il signor Wiggin. — Quanti dei ragazzini entrati alla scuola di Guerra oggi sono al comando di un’astronave, eh?

— Sfortunatamente, signor Wiggin, questa è un’informazione riservata. Ma posso dirle che nessuno dei nostri ragazzi usciti dal primo anno di addestramento ha mai mancato di ottenere un incarico come ufficiale. E nessuno ha mai fatto servizio con grado inferiore a quello di capitano di vascello su una nave interplanetaria. Perfino nei servizi a terra nella Difesa Strategica del sistema solare gli ufficiali usciti dalla Scuola occupano posizioni di tutto rispetto.

— Quanti riescono a superare il primo anno? — chiese Ender.

— Tutti quelli che vogliono riuscirci — disse Graff.

Io lo voglio, fu sul punto di dire Ender. Ma tenne a freno la lingua. Questo gli avrebbe risparmiato di tornare a scuola, però il pensiero gli sembrò stupido, perché quel problema si sarebbe risolto comunque in pochi giorni. La cosa lo avrebbe allontanato da Peter… questo era più importante, questo poteva significare la vita stessa. Ma avrebbe dovuto lasciare mamma e papà, e soprattutto Valentine. E diventare un soldato. A Ender non piaceva combattere. Non gli piaceva farlo al modo di Peter, il forte contro il debole, e d’altronde neppure a modo suo, l’intelligente contro lo sciocco.

— Credo che adesso — disse Graff, — Ender e io dovremmo parlare un po’ in privato.

— No — disse il padre.

— Non lo porterò via senza darvi la possibilità di parlare ancora con lui — disse Graff. — Comunque non potete impedirmelo, sia chiaro.

Il signor Wiggin fissò Graff in silenzio per qualche istante, poi si volse e lasciò la stanza. La madre di Ender si fermò a stringergli forte una mano. Subito dopo uscì e chiuse la porta.