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— È così — annuì Graff. — Ma la Scuola di Guerra non ha strutture di attracco per le astronavi di stazza e autonomia maggiore. Farai una breve tappa intermedia sulla Terra.

Ender fu tentato di chiedere se avrebbe rivisto la sua famiglia. Ma d’improvviso, al pensiero che fosse possibile, fu colto da una strana paura e tacque. Preferì chiudere gli occhi e cercare di farsi la sua nottata di sonno. Poco più indietro, il generale Pace continuava forse a scrutarlo e studiarlo, mosso da interessi che lui aveva subito rinunciato a immaginare.

Quando atterrarono in Florida, Ender scoprì che quello era un caldo pomeriggio di mezza estate. Era stato tanto a lungo lontano dalla luce del sole che se ne sentì subito pugnalare gli occhi. Strinse le palpebre, arricciò il naso al puzzo del carburante e desiderò entrare in qualche luogo chiuso. Tutto gli appariva lontano, steso su distanze eccessive e stranamente piatto. Il terreno, senza la curvatura all’insù dei pavimenti su cui aveva camminato per quattro anni, dava l’impressione di curvarsi in basso, e benché sapesse di essere su una pista piatta Ender si sentiva come sulla cima di una collinetta. Anche l’attrazione gravitazionale mancava di quella lieve spinta laterale dovuta alla rotazione centrifuga, e nel camminare i suoi piedi avevano un noioso sbandamento. Detestò quell’insieme di sensazioni estranee. Avrebbe voluto tornarsene a casa: alla Scuola di Guerra, l’unico posto dell’universo a cui il suo corpo sembrava appartenere.

— Arrestato?

— Be’, mi è parsa una deduzione logica. Il generale Pace è il capo della Polizia Militare. E c’è stato un morto alla Scuola di Guerra.

— Non mi hanno detto se il colonnello Graff sia stato promosso oppure deferito alla Corte Marziale. Soltanto trasferito, ecco quello che so, con l’ordine di mettersi a rapporto dal Condottiero.

— Questo è buon segno?

— Chi lo sa? D’altra parte Ender Wiggin non soltanto è sopravvissuto a ogni prova e test, ma ne è uscito in ottima forma. Bisogna pur dare Credito di questo al vecchio Graff. Per contro, c’è il quarto passeggero della navetta. Quello che ha viaggiato in una cassa.

— È soltanto il secondo nell’intera storia della Scuola. Almeno non si è trattato di un suicidio, stavolta.

— L’omicidio è per qualche verso preferibile, maggiore Imbu?

— Non è stato un omicidio, colonnello. Abbiamo registrazioni video prese da due diverse angolature. Nessuno può incolpare Ender.

— Ma potrebbero incriminare Graff. Quando tutto questo sarà finito, una commissione senatoriale potrebbe passarci al setaccio e stabilire chi ha commesso degli illeciti e chi no. E darci una medaglia se non abbiamo offeso il loro senso estetico, oppure toglierci la pensione o metterci in galera. Se non altro, comunque, hanno avuto il buon senso di non dire a Ender che il ragazzo è morto.

— Ed è la seconda volta.

— Già. Non gli hanno detto neppure di Stilson.

— Ma il ragazzo ha paura di se stesso.

— Ender Wiggin non è un killer. Lui si limita a vincere… definitivamente. Se qualcuno deve averne paura, lasciamo che siano gli Scorpioni.

— Sembra quasi che lei li compatisca, al pensiero di mandargli addosso Ender Wiggin.

— L’unico per cui sono rattristato è Ender. Ma non lo sono abbastanza da suggerire che lo mettano da parte. Ho appena avuto accesso al materiale che finora Graff teneva chiuso col suo codice personale. Sui movimenti della flotta, cose di questo genere. Credo che potrò dimenticare cosa significa dormire sonni tranquilli.

— Il tempo stringe, vero?

— Non avrei dovuto parlargliene. Sono informazioni riservate.

— Lo so.

— Una cosa però posso dirgliela: non era troppo presto per trasferirlo alla Scuola Ufficiali. Anzi, forse è stato fatto con un paio d’anni di ritardo.

CAPITOLO TREDICESIMO

VALENTINE

— Ragazzini?

— Fratello e sorella. Si erano nascosti sotto cinque diversi strati di precauzioni difensive, nelle reti computerizzate dei video-giornali… lavorando per compagnie che pagano bene i loro articolisti. Per rintracciarli ci è voluta una maledetta quantità di tempo.

— Cosa stanno nascondendo?

— Potrebbe essere qualsiasi cosa. La più ovvia da nascondere, comunque, è la loro età. Il ragazzo ha quattordici anni, la femmina dodici.

— Chi di loro è Demostene?

— La ragazza. La dodicenne.

— Mi scusi. Non penso affatto che ci sia qualcosa di divertente, ma non ho potuto fare a meno di ridere. Tutto il tempo che abbiamo trascorso a roderci l’anima… tutta la fatica che stiamo facendo per convincere i russi a non prendere sul serio Demostene! Siamo arrivati al punto di portare Locke come prova che gli americani non sono tutti dei paranoici guerrafondai. E loro sono fratello e sorella. Due adolescenti!

— E il loro cognome è Wiggin.

— Ah! Una coincidenza?

— Il Wiggin è un Terzo. Loro sono il primo e la seconda.

— Ah, andiamo bene! Adesso i russi non crederanno mai e poi mai che…

— Che Demostene e Locke non sono affatto sotto il nostro controllo, come lo è il Wiggin.

— Che sia una cospirazione? Che qualcuno li stia controllando?

— Siamo riusciti a stabilire che non esiste nessun contatto fra questi due adolescenti e qualsiasi adulto che potrebbe dirigerli.

— Questo non significa che qualcuno non abbia escogitato un sistema in cui non avete potuto penetrare. È difficile convincersi che due ragazzini…

— Ho avuto un colloquio con il colonnello Graff, quando è tornato dalla Scuola di Guerra. È sua ferma opinione che nulla di quanto hanno fatto i due ragazzini era al di là delle loro capacità. Queste sono virtualmente uguali capacità di… del Wiggin. Soltanto il loro carattere è diverso. Ciò che lo ha sorpreso, tuttavia, è l’orientamento dei due personaggi pubblici: Demostene è infatti la ragazza, non c’è dubbio, però Graff dice che lei fu rifiutata dalla Scuola di Guerra perché era troppo pacifica, troppo conciliante, e soprattutto troppo capace di empatia.

— L’esatto contrario di Demostene.

— Mentre il ragazzo ha l’anima di uno sciacallo.

— Non è stato Locke a esser premiato di recente come «il giornalista americano di più larghe vedute»?

— È difficile capire cosa sta succedendo. Ma Graff ha raccomandato, e io sono d’accordo, di lasciarli fare. Senza smascherarli. L’ordine è di non fare nessun rapporto, salvo una nota in cui si dichiara che Locke e Demostene non hanno contatti esteri né con gruppi interni, a parte i legami pubblicamente dichiarati nei loro articoli.

— In altre parole, dichiararli innocui e lasciargli mano libera.

— So che Demostene sembra pericoloso, forse perché lui, o lei, ha un seguito così vasto. Ma ritengo significativo il fatto che il più ambizioso dei due ha scelto di essere moderato. Comunque non fanno che discorsi. Hanno influenza, ma nessun potere.