Era una battuta. Gli altri ragazzini risero.
Ender era in fondo alla fila, ma non proprio l’ultimo, e le telecamere continuavano a riprenderli. Valentine mi potrà vedere mentre scompaio dentro la navetta? Pensò che forse avrebbe potuto voltarsi a salutarla con la mano, oppure correre da uno degli operatori e chiedere: — Posso dire addio a Valentine? — Non sapeva però che se l’avesse fatto il nastro sarebbe stato censurato, perché ufficialmente si supponeva che i giovani diretti alla Scuola di Guerra fossero eroici e dignitosi. Non era previsto che sentissero la nostalgia di qualcuno. Ender era all’oscuro di questo tipo di censura. Tuttavia sapeva che correre a una delle telecamere sarebbe stato uno sbaglio.
Attraversò il ponte metallico e il portello della navetta, e notò che la paratia alla sua destra aveva la moquette come un pavimento. Lì si cominciava a esser disorientati sul serio. Nello stesso momento in cui s’accorse che quella parete era un pavimento ebbe la strana sensazione di camminare di traverso su un muro. Appoggiò le mani alla scaletta e vide che la superficie verticale dietro di essa era coperta di moquette. Mi sto arrampicando su per il pavimento. Mano dopo mano, passo dopo passo.
Per gioco immaginò poi di arrampicarsi giù per la paratia. Subito le sue percezioni mentali si capovolsero, a dispetto di quel che diceva la forza di gravità. Appena seduto si aggrappò tenacemente ai braccioli per non scivolare in alto, mentre invece il suo peso lo teneva incollato allo schienale.
Gli altri ragazzini s’erano accalcati alla rinfusa sulle poltroncine e facevano baccano chiamandosi l’un l’altro. Ender esaminò con attenzione le cinghie di sicurezza e cercò di capire come si agganciavano alla cintura, alle cosce e intorno alle spalle. Per un attimo ebbe l’impressione d’essere salito su una giostra che li avrebbe fatti girare intorno alla Terra, con la forza centrifuga a inchiodarli saldamente sui sedili. Ma non ci sarà peso lassù, pensò. Cadremo via da questo pianeta.
Ancora non si rendeva pienamente conto di quella realtà. Soltanto più tardi, riesaminando quei momenti, si sarebbe accorto di aver pensato fin da allora alla Terra come a un pianeta, uno qualsiasi, non particolarmente il suo pianeta.
— Oh, hai già visto come si mettono le cinture — disse Graff. S’era fermato accanto a lui, sulla scaletta.
— Viene con noi? — domandò Ender.
— Di solito non torno a terra per i reclutamenti — disse Graff. — Io sono di servizio nello spazio, come amministratore della Scuola. Una specie di direttore. Ma stavolta mi hanno detto che avrei dovuto scendere, altrimenti mi avrebbero licenziato. — Curvò le labbra in un sorriso.
Ender gli sorrise di rimando. Graff lo faceva sentire a suo agio. Graff era buono. Ed era il direttore della Scuola di Guerra. Ender si rilassò un poco. Lassù avrebbe avuto un amico.
Agli altri ragazzini, quelli che non avevano fatto come Ender, venne agganciata la cintura di sicurezza. Poi attesero un’ora, mentre uno schermo TV sulla paratia anteriore dello scompartimento illustrava il funzionamento dell’astronave, la storia dei voli spaziali, e quello che avrebbe potuto essere il loro futuro sulle grandi navi della F.I. Una cosa abbastanza noiosa. Ender aveva già visto filmati di quel genere.
Ma non era mai stato legato a una poltroncina sagomata nell’interno di una navetta. Quasi a testa in giù mentre stavano per scaraventarlo via dalla Terra.
Il lancio non fu duro. Soltanto un po’ spiacevole. Ci furono degli scossoni, poi brevi momenti d’ansia al pensiero che quello avrebbe potuto essere il primo disastro aereo nella storia della F.I. Dai filmati non aveva mai capito esattamente quali sensazioni si potevano provare stando distesi sulla schiena, con la morbida imbottitura che cedeva sotto la pressione.
Poi essa parve invertirsi, e lui fu davvero appeso alle cinghie in una giostra, in totale assenza di gravità.
Ma dal momento che s’era già preparato a orientarsi su nuovi parametri non fu sorpreso nel vedere Graff tornare giù per la scaletta a testa in avanti, come se ora si arrampicasse verso il retro della navetta. Né si meravigliò quando l’uomo agganciò un piede a uno scalino e si diede una spinta con le mani, mettendosi in posizione eretta come se fosse in piedi fra i sedili di un normale aereoplano.
Per alcuni l’inversione del senso dell’equilibrio fu troppo. Un ragazzino rantolò, portandosi le mani alla bocca. Finalmente Ender capì perché avevano proibito loro di mangiare per venti ore prima del lancio. Vomitare a gravità zero sarebbe stato poco divertente per tutti.
Ma a Ender i movimenti di Graff in assenza di peso parvero divertenti. Si spinse più oltre con la fantasia, provando a immaginare che l’uomo camminasse a testa in giù sugli scalini e l’andatura che avrebbe potuto adottare procedendo sul soffitto e sulle paratie come una mosca. La gravità può attirare da qualsiasi parte, pensò. Dovunque io immagini di farla girare. Potrei far ruotare Graff a testa in giù e lui non si accorgerebbe neppure d’esser stato capovolto.
— Cos’è che ti sembra tanto divertente, Wiggin?
La voce di Graff era dura e seccata. Cos’ho fatto di sbagliato? Pensò Ender. Che mi sia sfuggita una risatina?
— Ti ho fatto una domanda, soldato! — abbaiò Graff.
Ah, sì. Quello era veramente l’inizio dell’addestramento alla vita militare. Ender aveva visto alla TV sceneggiati sull’arrivo delle reclute nei campi, e sapeva che i graduati le accoglievano latrando come cani rabbiosi prima che tutti, soldati e ufficiali, diventassero buoni compagni d’arme.
— Sissignore — rispose Ender.
— Allora rispondi alla domanda!
— Stavo pensando che lei potrebbe andare in giro capovolto. Questo mi è sembrato comico.
Ma sembrava soltanto stupido adesso, con Graff che lo squadrava freddamente. — Suppongo cha a te debba sembrare comico. C’è qualcun altro che trova la cosa comica, qui dentro?
Si levarono mormorii di diniego.
— Nessuno, eh? E perché? — Graff girò su di loro un’occhiata sprezzante. — Un’imbarcata di teste di rapa, ecco cosa ci hanno affibbiato in questo lancio. Piccoli ritardati mentali. Uno solo di voi ha avuto l’intelligenza di capire che a gravità zero si può stare dritti in qualunque senso uno si metta. Riuscite a farvelo entrare in testa, reclute?
I ragazzini annuirono.
— No che non ci riuscite, invece. È chiaro che non ci riuscite. Non solo stupidi, dunque, ma anche bugiardi. Di questa imbarcata c’è un unico ragazzo col cervello in grado di funzionare, ed è Ender Wiggin. Guardatelo bene, piccoli sciocchi. Lui avrà un posto di comando quando voi sarete ancora a ramazzare i pavimenti, lassù. E questo perché lui sa come bisogna pensare in gravità zero, mentre voialtri riuscite soltanto a vomitare l’anima.
Non era esattamente così che andava negli sceneggiati della TV. A regola, Graff avrebbe dovuto infierire su di lui, non metterlo su un piedistallo di fronte agli altri. A regola, lui e Graff avrebbero dovuto avere rapporti bruschi all’inizio, così più tardi fra loro avrebbe potuto istaurarsi quel rude e solido cameratismo.
— Molti di voi finiranno congelati nello spazio. Cominciate a considerare questo pensiero fin d’ora, bambocci. Molti di voi non faranno altro che spaccarsi la faccia in Sala di Battaglia, perché non sapranno adattare il cervello alle tecniche di pilotaggio spaziale. Molti di voi non valgono neppure la spesa di trasportarli alla Scuola di Guerra, perché non hanno i requisiti necessari. Alcuni di voi potrebbero averli. Pochi di voi potrebbero servire a qualcosa per la razza umana. Ma non ci scommetterei un soldo. Su uno soltanto sono disposto a puntare.