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— Ender, sono io! Sono io!

Riconobbe quella voce. Usciva dai suoi ricordi come da un baratro profondo un milione di anni.

— Alai…

— Salaam, dannato pivello. Stai tentando di strangolarmi?

— Sì. Credevo che tu volessi strangolare me.

— Io stavo solo cercando di non svegliarti. Be’, almeno ti è rimasto l’istinto di sopravvivenza. Da quel che dice Mazer, sei avviato a diventare una specie di vegetale.

— Già, ci stavo provando. Cosa sono questi colpi?

— Scontri armati in corso. La nostra sezione è tenuta al buio per misura precauzionale.

Ender mise fuori le gambe e si tirò a sedere, ma non ce la fece. Un dolore lancinante alla testa lo costrinse a stendersi di nuovo. Mandò un gemito.

— Non cercare di alzarti, Ender. Va tutto bene. Sembra che possiamo vincere. Non tutte le nazioni del Patto di Varsavia si sono unite al Condottiero. Parecchie si sono alleate con noi, quando lo Stratega ha detto che tu eri fedele alla F.I.

— Io stavo dormendo.

— Be’, ha mentito? Forse nei sogni hai complottato per tradirci? Spero di no. Anche molti russi stanno con noi, e hanno riferito che quando il Condottiero ha ordinato di trovarti e ucciderti alcuni di loro per poco non l’hanno ammazzato. Qualunque cosa provino per l’altra gente, Ender, loro ti amano. Il mondo intero ha visto le nostre battaglie, la TV le trasmette giorno e notte. Anch’io ne ho rivisto alcune, complete della tua voce che dà gli ordini. Niente censura, c’è proprio tutto. Roba interessante. Come attore farai molta strada.

— Non credo — disse Ender.

— Stavo scherzando. Ehi, ci crederesti? Noi abbiamo vinto la guerra. Eravamo così impazienti di diventare adulti e di combattere, e già lo stavamo facendo tutto il tempo. Voglio dire, noialtri siamo dei ragazzini. Ma lo abbiamo fatto noi, Ender. — Alai rise. — Lo hai fatto tu, comunque. Sei stato in gamba, boss. Non so come tu abbia potuto portarci attraverso quell’inferno, ma lo hai fatto. Eri formidabile.

Ender notò quel verbo al passato. Ero formidabile. - E cosa sono adesso, Alai?

— Sempre in gamba.

— Per fare cosa?

— Per… tutto. C’è un milione di soldati che ti seguirebbero fino ai confini dell’universo.

— Io non voglio andare alla fine dell’universo.

— Be’, loro ti seguiranno. Dove vuoi andare?

Voglio andare a casa, pensò Ender. A casa. Ma non so dove sia.

I colpi lontani tacquero.

— Ascolta, c’è qualcuno — disse Alai.

In corridoio si udivano dei passi. La porta si aprì, e dopo un’esitazione i passi entrarono nella stanza. — È finita — disse una voce. Era Bean. Come a comprovare quell’affermazione, le luci si accesero.

— Ehi, Bean!

— Come va, Ender?

Petra e Dink vennero dentro anch’essi, tenendosi per mano. Si fermarono ai piedi del letto. — Ehi, l’eroe si è svegliato — disse Dink.

— Chi ha vinto? — chiese Ender.

— Noi, Ender — rispose Bean. — C’eri anche tu là.

— Non è così rimbecillito, Bean. Vuol dire chi ha vinto adesso. — Petra prese una mano di Ender. — Sulla Terra c’è una tregua. In realtà stavano negoziando da giorni. Finalmente si sono messi d’accordo sulla Proposta Locke.

— Ender non può sapere della Proposta Locke.

— È piuttosto complessa, ma in sintesi significa che la F.I. può continuare a esistere, senza che il Patto di Varsavia ne faccia parte. Così i marines del Patto rientreranno a casa loro. Credo che i russi si siano decisi a questo accordo perché le nazioni dell’Europa Orientale gli si stavano rivoltando contro. I morti sono stati molti, dappertutto. Qui almeno cinquecento, ma sulla Terra è stato abbastanza peggio.

— L’Egemone si è dimesso — disse Dink. — Sono una manica di idioti laggiù. Vadano al diavolo.

— Tu stai bene? — chiese Petra, sfiorandogli la fronte. — Eravamo preoccupati. Dicevano che sei diventato pazzo. Noi abbiamo risposto che i pazzi erano loro.

— Certo, che sono pazzo — disse Ender. — Ma sto meglio, credo.

— Quando te ne sei accorto? — domandò Alai.

— Quando ho creduto che tu volessi ammazzarmi e ho deciso che prima ti avrei strangolato. Penso d’essere un killer fino in fondo all’anima. Però preferisco vivere che lasciarmi uccidere.

Gli altri sorrisero e si dissero d’accordo con lui. Poi Ender scoppiò in lacrime e abbracciò Bean e Petra, che erano i più vicini. — Ho sentito la vostra mancanza — ansimò. — Avrei voluto essere con voi.

— Sei sempre stato con noi — disse Petra. Lo baciò sulle guance.

— E tu sei stata magnifica — disse Ender. — Quelli di cui avevo più bisogno, li ho torchiati di più. Poco saggio da parte mia.

— I ragazzi stanno benone, adesso — lo informò Dink. — Nulla che cinque giorni di letto, in una stanza oscurata e nel bel mezzo di una guerra, non possa curare.

— Non sarò mai più il vostro comandante, eh? — sospirò Ender. — Non ho intenzione di comandare niente, d’ora in poi.

— Nessuno può obbligarti — disse Dink. — Però tu sarai sempre il nostro comandante, per noi.

Per un poco rimasero in silenzio.

— Così, che ci resta da fare, adesso? — domandò poi Alai. — La guerra con gli Scorpioni è finita, quella sulla Terra anche, e qui non si combatte più. Cos’altro resta da fare, per noi?

— Siamo degli adolescenti — rifletté Petra. — Probabilmente ci rimanderanno a scuola. È la legge. La frequenza è obbligatoria fino a diciassette anni.

A quel pensiero tutti risero. E continuarono a ridere finché ebbero la voce rauca e le guance umide di lacrime.

CAPITOLO QUINDICESIMO

L’ARALDO DEI DEFUNTI

Il lago era immobile; non spirava un alito di vento. I due uomini occupavano un paio di sedie a sdraio affiancate sul moletto. A un anello rugginoso era ormeggiata una piccola zattera. Graff aveva allungato un piede sulla corda e ogni tanto tirava la zattera verso di sé, la spingeva via, poi la attirava di nuovo.

— Lei è alquanto dimagrito.

— Ci sono tensioni che fanno ingrassare, altre che fanno dimagrire. Io sono un ammasso di semplici reazioni chimiche.

— Dev’essere stata dura per lei.

Graff scosse le spalle. — Non poi troppo. Sapevo che sarei stato assolto.

— Alcuni di noi non lo erano altrettanto. Maltrattamenti di minori, negligenza, due casi di morte violenta… Quei filmati di Bonzo e di Stilson hanno fatto un brutto effetto. Vedere un ragazzo che ne uccide un altro…

— Se non altro, credo che abbiano salvato me. Il pubblico ministero li aveva tagliati, ma noi abbiamo presentato l’intera registrazione. È stato dimostrato che il provocatore non era Ender. Fatto ciò, si è trattato solo di ribadire certi concetti. Io ho affermato che lo consideravo necessario per la salvezza della razza umana, e ha funzionato; il giudice ha dichiarato che l’accusa doveva provare oltre ogni dubbio che Ender avrebbe vinto la guerra senza l’addestramento particolare che gli abbiamo dato. Il resto è stato semplice. Le necessità della guerra.

— Comunque sia, Graff, per noi è stato un sollievo. So che abbiamo dovuto costituirci anche noi come parte lesa, e che l’accusa ha usato nastri di nostre conversazioni contro di lei. Ma io ero già convinto che lei fosse nel giusto, e mi offersi di testimoniare a suo favore.

— Lo so, Anderson. I miei avvocati me lo dissero.

— E adesso cosa farà?

— Non lo so. Per ora mi rilasso. Ho parecchi anni di stipendio accumulato in banca, e potrei vivere con gli interessi. Forse mi darò all’ozio.